Giovanni Caprara, Corriere della Sera 03/11/2012, 3 novembre 2012
IL DOLORE DEI NUMERI PRIMI
Affrontare un compito di matematica? Un vero dolore. La prova del lancinante disagio è uscita dalle indagini compiute con la risonanza magnetica da Sian Beilock all’Università di Chicago. Sian è una psicologa molto nota, specialista nei problemi causati tanto nei ragazzi quanto negli adulti dall’apprendimento della scienza dei numeri, oltre che autrice di libri best-seller sull’argomento.
Nel settembre scorso con il suo gruppo di ricercatori aveva certificato come nei giovanissimi l’ansia generata da un compito di matematica impedisse anche ai più dotati di raggiungere buoni voti. Ma ora, approfondendo e cercando di capire se la stessa ansia nascondesse altri guai, ha constatato che le cose sembrano andare ancor peggio e lo racconta sul giornale scientifico interattivo PlosOne mostrando le immagini di un cervello con le due aree accesse del dolore.
«Dover affrontare un esercizio in classe, magari anche prima del previsto, provoca come reazione l’attivazione delle zone collegate al dolore fisico», spiega precisando che tutti i volontari sottoposti al test non erano persone per natura ansiose, ma lo diventavano soltanto nella circostanza.
«Per fortuna — aggiunge Ian Lyon, un collaboratore di Sian — la negativa conseguenza tende ad attenuarsi e a scomparire durante l’esecuzione del lavoro, suggerendo che più grave ancora è il pensiero di dover affrontare i numeri». Insomma cifre, operazioni e problemi in alcuni sembrano far paura indipendentemente dal loro contenuto, come se il cervello vedesse il tutto come un mondo alieno, estraneo. Per fortuna non è sempre così. Pitagora diceva addirittura che «tutte le cose sono numeri».
Il test di Sian proponeva semplicissime equazioni. Ad esempio: (12 x 4)- 19 = 29, e anche parole con sillabe in disordine da ricomporre secondo un preciso significato. Ma quando gli occhi avevano davanti i numeri la risposta del cervello sembrava inequivocabile e uno specifico punto interno degli emisferi cerebrali poco sopra l’orecchio (noto come «insula posteriore») lanciava il suo segnale di dolore. Anzi in certi casi ciò accadeva prima ancora di dover affrontare la prova, solo al pensiero che fosse imminente.
Sian Beilock conduce i suoi studi da anni con il supporto della National Science Foundation e del Dipartimento dell’Educazione scandagliando i comportamenti ansiosi di soggetti nelle varie età. Due elementi sono emersi netti dal suo lavoro. Il primo è che l’«ansia da matematica»può iniziare sin dai primi anni della scuola e per questo è opportuno rilevarla in fretta «per evitare — dice la scienziata — che abbia ripercussioni nell’intera vita». Il secondo elemento capace di complicare la situazione è che l’ansietà nei piccoli viene spesso trasmessa dagli stessi insegnanti.
«Non credo che si possa generalizzare — commenta Alberto Oliverio, neuropsicologo dell’Università La Sapienza di Roma — perché a coloro che invece la matematica piace il compito diventa una sfida positiva da affrontare. Talvolta, credo che l’effetto generato dai problemi nasconda un’ansia che magari ha altre e diverse radici».
«Più importante — aggiunge Oliverio — è il riferimento agli insegnanti. Se questa scienza, apparentemente complicata perché si tratta di un linguaggio da acquisire, viene trasmessa bene, non solo diventa più facile ma anche motivo di soddisfazione per la conquista raggiunta. Se, al contrario, il docente è in difficoltà inevitabilmente genera distacco, ansietà e tutto diventa difficile».
In conclusione, la ricerca americana ritiene opportuno trattare questa reazione negativa del cervello davanti ai numeri come una qualsiasi fobia. E piuttosto che dare montagne di compiti a casa per imparare a superare le difficoltà, si suggerisce che gli studenti ricevano un aiuto più attivo e diretto da parte della scuola, mirato a rendere l’argomento meno ostico.
La stessa psicologa Sian Beilock suggerisce ai ragazzi un semplice esercizio per abbattere le paure: «Scrivete della vostra ansietà — dice — prima di affrontare un compito, vi aiuterà a liberarvi e ad eliminare quelle preoccupazioni che impediscono di ottenere un risultato soddisfacente».
Giovanni Caprara