Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  novembre 03 Sabato calendario

LE E-MAIL DEI CICLISTI SULLA GARA TRUCCATA

Non solo Alex Schwazer, non solo Lance Armstrong e non solo doping. Dopo la fine ingloriosa del marciatore altoatesino che vinse la 50 chilometri all’Olimpiade di Pechino 2008 e dopo la disonorevole revoca dei sette Tour de France vinti dall’atleta texano per l’uso sistematico di sostanze stupefacenti, dagli stessi fascicoli giudiziari che hanno determinato il loro tramonto sportivo spunta un altro nome eccellente del ciclismo mondiale: Alexandr Vinokourov, kazako di 39 anni, campione olimpico di ciclismo a Londra 2012. L’ipotesi della procura di Padova ha del clamoroso e gli attribuisce un reato meglio conosciuto alle cronache di Calciopoli che al mondo della due ruote: frode sportiva.
Vinokourov, come aveva denunciato il settimanale svizzero L’illustré , avrebbe cioè comprato la più antica delle corse in linea del ciclismo su strada, la Liegi-Bastogne-Liegi, classica che si corre fra le dolci colline belghe della Vallonia. L’avrebbe fatto il 25 aprile 2010, quando tagliò per primo il traguardo di Liegi precedendo di sei secondi il russo Aleksander Kolobnev, compagno di fuga, per poi dichiarare con soddisfazione: «Ho dimostrato che si può vincere anche senza doping». In sostanza Vinokourov, in forza all’Astana, avrebbe preso accordi con Kolobnev della Katusha, oggi trentunenne, affinché quest’ultimo non ostacolasse la vittoria. La prova di un’accusa tanto grave sarebbe in alcune email e soprattutto in due bonifici bancari scovati dal pm padovano Benedetto Roberti che in questi giorni ha spedito per competenza gli atti alla procura belga di Liegi e agli uffici svizzeri di Aigle dell’Uci, l’Unione ciclistica internazionale, cioè l’organizzazione che coordina l’attività agonistica a livello mondiale e decide fra l’altro sul rilascio delle licenze.
Partiamo dallo scambio di email, acquisite dalla procura italiana e tradotte dal cirillico. La prima è datata 26 aprile 2010, ore 23.42, il giorno successivo a quello della gara ciclistica. A inviarla è Kolobnev, a riceverla Vinokourov: «Ti ricordi bene, avevo un’ottima possibilità... Non so se ho fatto bene. L’ho fatto non per il contratto ma per il rispetto tuo e per la situazione in cui ti trovavi. Persino mia moglie non è rimasta delusa che sono arrivato secondo, perché c’eri tu. Se al tuo posto ci fosse stato un altro io avrei corso per la vincita, per la gloria e per i bonus. Avevo tanta forza quel giorno. Adesso aspetto pazientemente. I miei dati trasferiscili da qualche parte e cancella la email. Sennò rimango senza le palle». In coda alla email le coordinate bancarie del suo conto corrente presso la Bsi di Locarno (Svizzera).
La risposta di Vinokourov ha tardato un po’ ad arrivare: è del successivo 8 maggio, ore 23.34: «Ciao Kolobok (soprannome, ndr ), scusami se non ti ho risposto per molto tempo. Non ti preoccupare, hai fatto tutto bene... Lo dici anche tu che la terra è rotonda e Dio vede tutto, penso che stavolta vincerai. Secondo l’accordo, non ti preoccupare, farò tutto. Dovrai aspettare un po’. Buon riposo. Vino (soprannome di Vinokourov, ndr )».
Così, dunque, il dialogo fra i due. Sospetto, certo, ma non ancora una prova. È stato il passo successivo a far chiudere il cerchio agli investigatori. Dopo aver chiesto assistenza alle autorità elvetiche, hanno infatti potuto appurare che quel conto corrente esisteva davvero ed era intestato proprio a Kolobnev con la sottoscrizione di un funzionario della Bsi, Edoardo Conceprio, già indagato dalla stessa procura padovana per riciclaggio di denaro a favore di numerosi altri atleti nell’ambito del procedimento contro il medico sportivo italiano Michele Ferrari. Il procuratore svizzero di Neuchatel ha acquisito tutti i movimenti del conto corrente di Kolobnev e li ha inviati in Italia facendo strabuzzare gli occhi al pubblico ministero. Perché fra i vari accrediti (41 mila euro mensili dal management di Ginevra del team Katusha) c’erano due bonifici provenienti dalla Banca Credit Forcier di Monaco e in particolare dal conto intestato proprio a lui: Vinokourov.
Il primo di 100 mila euro datato 12 luglio 2010, il secondo di 50 mila del 28 dicembre. Per la procura di Padova ce n’è abbastanza per concludere che «l’ufficio ha raccolto prove inoppugnabili - scrive la procura nel documento allegato al fascicolo inviato alle autorità belghe e svizzere -, Vinokourov ha promesso e versato a Kolobnev 150 mila euro al fine di assicurarsi la vittoria nella competizione, così da raggiungere un risultato diverso dal corretto e leale svolgimento della competizione».
C’è infine il capitolo minore legato alle scommesse lecite dei Monopoli di Stato sull’evento sportivo che naturalmente non tengono conto della clamorosa accusa di truffa e che per il codice penale costituisce un’aggravante. Ma l’Italia può poco sulla vicenda poiché la frode è stata commessa fra il Belgio e la Svizzera. Per questa ragione Padova ha chiesto l’archiviazione del fascicolo trasmettendolo per competenza territoriale all’estero. La patata bollente è ora passata nelle mani dell’Uci, che dopo la denuncia del settimanale (senza seguito) si trova di fronte a un’indagine penale, e del procuratore di Liegi, che ha così scoperto come anche la classica più antica del mondo di cui si fregia la sua città è stata forse venduta. A lui e al presidente dell’Uci, Patrick McQuaid, il compito di decidere le sorti del campione olimpico di ciclismo.
Andrea Pasqualetto