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 2012  novembre 03 Sabato calendario

CATENA DI MONTAGGIO DI RAFFAELLO

[Opere, in parte sue e in parte no, sono in mostra al Louvre] –
In molti si domandano come faceva il grande Raffaello Sanzio a far fronte a tutte le sue commesse. L’artista rinascimentale, nato a Urbino nel 1483, arrivò a Roma nel 1508 proveniente da Firenze. Papa Giulio II lo chiamò a decorare il palazzo vaticano dove era all’opera anche Michelangelo.
Lì ebbe occasione di farsi ammirare. Così il successore al soglio pontificio, Leone X, continuò ad affidarsi al geniale pittore, autore delle famose Stanze che portano il suo nome, tra cui l’affresco della Scuola di Atene in cui vengono raffigurati gli antichi filosofi.
Ma il fatto di essere l’artista del papa non faceva che far crescere la sua importanza. E i lavori ai quali veniva chiamato da cardinali, principi, famiglie nobili dell’epoca, che facevano a gara per averlo al loro cospetto. I compiti si accumulavano e Raffaello cercava di non arrivare troppo in ritardo nella consegna delle opere. Al contrario di Leonardo da Vinci, che si faceva attendere anche per anni. Ma una sola persona, per quanto dotata di talento, non sarebbe stata in grado di soddisfare tutti i suoi committenti.
Così Raffaello cominciò a circondarsi di collaboratori. È stato calcolato che, nel periodo di massimo splendore della sua vita artistica, egli si avvalse di una cinquantina di persone che lavoravano nella sua bottega. Raffaello suggeriva un’idea compositiva per una tavola o un affresco e gli assistenti più validi erano incaricati di svilupparla nelle dimensioni richieste e di entrare nei dettagli delle figure in base all’esperienza di lunghi anni. Ed ecco che l’opera prendeva forma.
Una mostra al Louvre di Parigi, aperta al pubblico fino al prossimo 14 gennaio, mette in evidenza gli ultimi anni della produzione raffaelliana. Di fatto, a volte è difficile capire fino a che punto alcune opere siano frutto del maestro in prima persona oppure dei suoi collaboratori, che erano di alto livello. Tra questi Giulio Romano, che in seguito divenne famoso a Mantova. Le correzioni di Raffaello, a ogni modo, erano frequenti. Il suo merito è stato quello di trasformare una piccola bottega artigianale in una vera impresa in grado di soddisfare una domanda che si estendeva all’Italia intera e ai regni confinanti.
Altri artisti seguirono successivamente l’esempio di Raffaello. Tra questi il fiammingo Rubens, con il suo atelier di Anversa, e Andy Warhol con la sua Factory, dove i giovani newyorkesi potevano confrontarsi e creare le loro opere. L’esposizione francese permette di addentrarsi nel mondo della bottega di Raffaello e di comprenderne il funzionamento e l’efficienza.
Al Louvre sono esposte 75 opere pittoriche e disegni. L’importante, per il visitatore, è non farsi prendere dall’ansia di distinguere a ogni costo la mano del maestro da quella dei suoi allievi e collaboratori. Impresa di per sé quasi impossibile ma anche inutile, perché occorre apprezzare uno stile nato da Raffaello e che egli ha saputo condividere e far crescere all’interno della sua bottega. I tanti capolavori che ancor oggi possiamo ammirare sono frutto sia del talento individuale dell’artista urbinate, sia del suo gruppo. Ostinarsi a ricercare le diverse mani artistiche equivarrebbe a concentrarsi sui singoli tasselli di un mosaico invece che apprezzarne la visione d’insieme.