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 2012  novembre 05 Lunedì calendario

QUEL LIBRO A RATE SUL PALAZZO

Giovedì gnocchi, venerdì pesce, sabato trippa. Il codice è più o meno quello della gastronomia abitudinaria, per quanto rinfrancata da bocconcini a orologeria. Quindi giovedì Renzi, venerdì Berlusconi, con accluso malinteso e susseguente precisazione, sabato Montezemolo, con smentita e contro - replica, e Casini, che è felice di esserci e non fa mai storie.
Ieri, domenica, di nuovo Berlusconi, più Alfano, più il presidente della Corte dei Conti Giampaolino, una new entry. Domani si vedrà, dopodomani pure, fino a giovedì prossimo. L’incombente best-seller di Bruno Vespa va in libreria l’8 di novembre con un titolo di guicciardiniana sonorità, “Il Palazzo e la piazza” (Mondadori-Eri). Restano dunque quattro giorni che l’accorto marketing allestito dal conduttore di Porta a porta secondo lo schema del missiletto a più stadi, cercherà di riempire di auspicabili equivoci e fruttuosi incidenti, giacché in questi casi ogni trascurabile polemica fa brodo, e la “ripresina” dei giornali e dei tg senz’altro insaporisce la pallida sbobba.
Ora, ancora una volta invocando indulgenza per la rassegnazione con cui si cade nella trappola pubblicitaria, e pure facendo presente che il metodo-Vespa non è poi così estraneo ai canoni di certo giornalismo politico, l’ideale per il libro sarebbe, per esempio, che di qui a giovedì l’ex presidente Berlusconi, ieri contrito con gli italiani per via della crisi economica, di nuovo s’insuperbisse e pretendesse lui, da essi,
le scuse, se non addirittura un monumento. Allo stesso modo, dopo aver affidato a Vespa la definizione di Alfano come “il meglio fico del bigoncio” (l’ultima a designare in tal modo il marito fu la signora Dini), sarebbe una fortuna editoriale se clamorosamente il Cavaliere maltrattasse il segretario del Pdl pentendosi di averlo installato su quella poltrona per mancanza di quid.
Come si comprende, entrambe le eventualità sono pienamente plausibili. Anzi, a veder bene, sia l’una che l’altra si sono già documentabilmente verificate. Ma non è in causa l’esattezza delle dichiarazioni. Vespa non inventa, né forza mai. Lavora molto e anche con scrupolo. Al di là di qualsiasi preferenza o simpatia personali, che di solito sono legate al momento, il punto vero è che il suo biblio-marketing tende a privatizzare i ritmi della politica: nell’autunno del 2006, per dire, gettò nell’agone alcune dichiarazioni che Prodi gli aveva reso in primavera; così come nel maggio del 2010, sempre per reclamizzarsi un volume, anticipò un giudizio di Berlusconi (su Scajola e Verdini) che una volta uscito fece più rumore di quanto avrebbe fatto nel momento in cui era stato effettivamente rilasciato.
In quel caso si trovò un fragile compromesso in cui si diceva che Berlusconi aveva sì pronunciato quel giudizio, ma senza fare i nomi. Ma se è vero che tutto in quel mondo pare sempre disporsi in modo circolare, per cui va e viene, scompare e ritorna, si afferma e si contraddice, per lo più impunemente, è anche vero che niente più delle anticipazioni librarie di Vespa, effettuate lanciate e pubblicate con velocità supersonica, riesce a precipitare e insieme a mantenere Berlusconi, Renzi, Casini, Montezemolo, Giampaolino e chiunque altro in un tempo che non è passato, non è presente e non è nemmeno futuro. Ma è il tempo del potere, finché dura.
Questa dimensione sembra complicata, o peggio cervellotica, ma è soprattutto funzionale al demiurgo di Porta a porta e ai protagonisti della vicenda pubblica. I quali, per inciso, non brillano certo per coerenza. Ma sempre poi tutti loro — e come accaduto in un caso quattro o cinque anni fa addirittura le loro mogli — finiscono per entrare nell’ampio giro itinerante delle presentazioni delle strenne di Vespa, che della eccezionale energia seriale e autopromozionale costituisce la fase per così dire terminale. Quella cioè che segue e intanto s’intreccia alla costante presenza dell’autore sugli schermi televisivi a ogni ora del giorno e della notte.
Riprendere in mano qualcuno di quei testi a distanza di anni dalla loro uscita e dal loro indubbio successo è una curiosa avventura che oscura e al tempo stesso conferma il senso di straniamento procurato dalla pirotecnica dei lanci di postuma attualità. Più che una “storiografia di corte”, come fu a suo tempo descritta da
Giulianone Ferrara, la martellante produzione di Vespa scorre come un nastro senza spessore, senza asprezze e senza età.
Ognuno, è ovvio, fa il suo lavoro, ma con tutto che lui ne fa due o tre o quattro la promozione istantanea e precoce è comunque quella che ancora gli riesce meglio. Per cui giovedì Renzi, venerdì Berlusconi e sabato Montezemolo. Ma domenica è sempre domenica, e chi sa se con l’aria che tira il sempre più striminzito pubblico che s’appassiona a queste storie vorrà accontentarsi di avanzi tenuti sia pure per pochi giorni in frigorifero.