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 2012  novembre 05 Lunedì calendario

IL NODO DELLE TASSE

[Perché i Comuni lasciano Equitalia?] –
Cos’è Equitalia? Perché se ne parla tanto in questi giorni?
È la società pubblica (51% Agenzia delle Entrate e 49% Inps) concessionaria della riscossione dei tributi. È stata costituita il 30 settembre 2005 con il nome di Riscossione Spa e poi diventata, nel 2007, Equitalia. Dal primo gennaio i Comuni potranno decidere di non usare i servizi di Equitalia e di affidare la riscossione dei tributi ad altre società.

Com’era organizzata prima la riscossione? Perché è stata costituita questa società?
Fino al 2006 la riscossione era affidata a privati (prevalentemente banche): in Italia erano circa 40 le società che se ne occupavano. Si decise di cambiare sistema per evitare ingerenze e conflitti di interesse: le banche, per esempio, tendevano ad evitare di pignorare il conto corrente dei morosi (specie quando il conto era aperto in una loro filiale). D’altra parte le banche avevano il vantaggio di poter offrire una struttura di sedi capillare, diffusa su tutto il territorio nazionale. L’obiettivo del cambiamento, comunque, era di garantire la riscossione delle somme dovute allo Stato con la massima efficienza possibile.

Com’è organizzata la società?
Ha filiali in tutte le regioni italiane, poi divise in tre grandi aree (Sud, Centro e Nord). Il gruppo conta tre società: Equitalia si occupa della riscossione tributi, Equitalia Servizi fornisce i mezzi tecnologici ai riscossori e gestisce l’interfaccia con gli utenti, Equitalia Giustizia si occupa della riscossione delle spese di giustizia e delle pene pecuniarie conseguenti ai provvedimenti giudiziari passati in giudicato o diventati definitivi dal primo gennaio 2008 in avanti.

Il servizio ha funzionato?
Con luci e ombre. Equitalia ha senz’altro migliorato - in quantità - il servizio. È altrettanto vero, però, che è stata oggetto di critiche anche aspre sotto diversi aspetti: anzitutto la lentezza delle procedure (che fa lievitare gli interessi e quindi le somme dovute). In secondo luogo per una certa facilità nel ricorrere a strumenti di riscossione coatta come il pignoramento, specie di beni immobili, a fronte di debiti tutto sommato modesti senza tenere conto della difficoltà di rimborso delle famiglie più povere. Infine, per il cosiddetto fenomeno delle cartelle pazze: cartelle esattoriali - emesse in realtà da altri enti - che contenevano errori palesi (errato intestatario, richiesta di pagamenti non dovuti o già effettuati) e che Equitalia pretendeva di incassare. La società si è dovuta anche scusare per l’eccesso di zelo dimostrato nella vicenda. In seguito sono state approvate procedure di autocertificazione per poter presentare ricorso.

Perché si cambia di nuovo?
Il mandato per la riscossione comunale è scaduto il primo gennaio 2011, oggi è gestito in regime di proroga. In teoria Equitalia dovrebbe occuparsi solo dei crediti dello Stato e di quelli previdenziali (Inps). Allo stesso tempo si cerca di organizzare il servizio in modo che sia altrettanto efficiente ma meno aggressivo, specie per i casi di famiglie disagiate che debbano far fronte a grandi debiti.

I comuni lavorano solo con Equitalia o c’è chi fa diversamente?
Non c’è nessun obbligo per i Comuni di usare il servizio offerto da Equitalia. Le città di Reggio Emilia e di Torino, per esempio, si servono di altre società e si dicono più che soddisfatte. E nel caso specifico di Torino il cambio da Equitalia a Soris ha incrementato la quota di tributi riscossi e in parallelo ha diminuito l’uso delle ganasce fiscali (il provvedimento di fermo amministrativo per chi non paga). Tutto con una struttura snella - circa trenta dipendenti - e un bilancio in attivo. Un anno fa, il Comune ha poi fatto alzare (da 100 a 150 euro) la somma oltre la quale si può disporre il fermo amministrativo.

I soldi arrivano allo Stato (e agli enti creditori) puntualmente?
In teoria il sistema è congegnato in modo che il denaro riscosso arrivi rapidamente all’ente che vanta il credito. In realtà si sono verificati diversi casi di inadempienza: ma all’origine della catena nella maggior parte dei casi non ha funzionato il sistema di controllo.

I soldi spesso si accompagnano alle truffe. Se ne sono verificate?
Ovviamente è successo. Lo scorso agosto, per esempio, ha fatto rumore la vicenda di un finto esattore cui la Guardia di Finanza di Pescara ha sequestrato cinque Ferrari, una Maserati, una Aston Martin, una Bmw oltre a diversi appartamenti per un valore complessivo di alcuni milioni di euro. Il truffatore era un 45enne di Chieti che individuava le sue vittime tra i debitori di Equitalia. Spacciandosi per dipendente dell’azienda di riscossione tributi, si proponeva di risolvere i loro problemi facendosi consegnare ingenti somme di denaro; in cambio rilasciava liberatorie e cancellazioni di ipoteche, su regolare carta intestata ma ovviamente false.