Laura Anello, La Stampa 03/11/2012, 3 novembre 2012
A PALERMO RECITA UN ROBOT MA NESSUNO SE NE ACCORGE
Lui, Hiroshi Ishiguro, sembra il prototipo dello scienziato visionario, con i capelli dritti in testa e con ego sufficiente a realizzare un umanoide sosia di se stesso e altri robot a immagine delle sue figlie. Lei, Geminoid F, è la sua creatura più amata, appena sbarcata a Palermo in occasione del congresso internazionale della Bica Society (la società scientifica che raduna i cervelloni del pianeta nel campo dell’intelligenza artificiale) e già capace di sedurre la città, con la sua pelle diafana e i capelli lunghi e neri da donna d’Oriente. Geminoid – pantaloni e tshirt nera - ha parlato, palpitato, pianto sulla scena del Teatro Massimo a fianco di un’attrice in carne e ossa, l’americana Bryerly Long, nello spettacolo «Sayonara» della compagnia Seinendan di Tokio. E pure gli spettatori delle prime file hanno faticato a capire chi fosse vera e chi no.
Impossibile, dietro i suoi occhi che imitano la profondità dello sguardo di una donna reale, dietro il suo petto che si gonfia e si sgonfia grazie alla respirazione artificiale, dietro ai suoi gesti copiati da quelli di un’attrice professionista, intravvedere i dodici motori che la animano. Difficile anche immaginare che, dietro la sua immagine esotica, ci sia la mano dei ricercatori del laboratorio di Robotica dell’Università di Palermo, che ne hanno realizzato l’architettura interna nell’ambito di una collaborazione con i colleghi di Osaka. E che hanno pure partecipato alla realizzazione di Telenoid, altro artista di circuiti e transistor capace di duettare al fianco di un cantante jazz umano. «Vogliamo analizzare il ruolo della corporeità, della gestualità, delle emozioni e della coscienza nell’improvvisazione musicale jazz - dice Rosario Sorbello, uno dei padri del progetto -. Un interessante campo di applicazione riguarderà la compagnia agli anziani, che potranno insegnare a Telenoid le canzoni imparate durante tutta la vita salvaguardando una parte del patrimonio culturale della musica popolare. Quanto a Germinoid, potrà arginare la solitudine che molti vivono come stato di profonda emarginazione. Naturalmente, qualcuno obietterà che i robot non potranno mai essere capaci di emozionare veramente, invece ci stiamo muovendo nella direzione opposta per dimostrare il contrario».
I due umanoidi sono l’ultima frontiera dell’intelligenza artificiale. In grado di porre interrogativi che spaziano dalla filosofia alla sociologia, se Antonio Chella – altro esperto palermitano che lavora al progetto – dice che «cerchiamo di dare risposta a due interrogativi: qual è l’essenza della vita e se sia possibile con i robot migliorare la vita interna dell’uomo». Queste creature, infatti, danno all’ascoltatore l’illusione di suscitare sentimenti ed emozioni. Mentono. Anche meglio degli uomini e delle donne.