Francesco Rigatelli, La Stampa 04/11/2012, 4 novembre 2012
TEA FALCO: IO, RIBELLE COME TUTTE LE SICILIANE
[La giovane attrice lanciata da Bertolucci in “Io e te” “Abbiamo nella memoria collettiva i soprusi subiti dagli uomini”] –
Diventerà la Eva Green o la Liv Tyler italiana? Protagonista di Io e te , film più claustrofobico (o claustrofilico) di The dreamers , Tea Falco, 26 anni, catanese, è l’ultima protagonista scelta da Bernardo Bertolucci. La più recente delle decisioni anticonformiste del regista, che scommette su una giovane, un’esordiente e, come emerge da questa intervista, una personalità piena prima che un’attrice.
Ha avvertito questo tentativo di una scelta diversa?
«In realtà no, ma è stata una sorpresa, la realizzazione di un sogno e di una serie di coincidenze. Anni fa avevo fotografato scene di Ultimo tango e le avevo salvate in una cartella chiamata film. Quasi un destino. Ha presente il sincronismo junghiano? »
Altre coincidenze?
«Avevo conosciuto uno che faceva l’aiuto di Bertolucci. Avevo già letto il libro di Ammaniti da cui è tratto il film. E da sempre tutto mi portava a Roma».
Si definisce filografa.
«Non mi piace la parola artista. Filografa è l’amante della scrittura. Anche la recitazione è un tipo di scrittura. E pure la fotografia: è una scrittura di luce».
Si definisce anche sensista.
«Sì, un altro termine stupido… sono una che sente più che parlare e ascoltare le parole».
Bertolucci ha detto che l’ha scelta per la personalità, le sue foto e il suo accento.
«Al provino dovevo mostrargli lo showreel, che sarebbe un video con il meglio dei film che hai fatto. Ma se non ne hai mai girato uno? Allora me lo sono fatto io filmandomi e fotografandomi. Lui è stato l’unico che abbia mai apprezzato. Gli altri registi mi davano della pazza, vedevano il lato macabro non l’ironico. Poi per il mio accento catanese mi ha chiesto: sapresti parlare anche in un altro modo? Gli ho risposto: posso simulare un altro accento. Perché anche la dizione è un accento. Secondo me, un accento morto. Bisognerebbe recitare sempre in siciliano, napoletano o, chessò, salentino».
Ottenuta la parte, non ha temuto di non farcela?
«Ho pensato e ho detto a Bertolucci: non so se sono all’altezza. Ma lui sapeva che non avevo fatto film e ha deciso di rischiare. Mi diceva una frase in francese: “C’est seulement un film”. Poi ci faceva rivedere ogni scena e da questo capivamo come migliorarci».
Prima di questa investitura com’era il suo stato d’animo di giovane attrice?
«Cinque scuole di recitazione, tra cui quella ottima di Gisella Burinato, tanti provini e altrettanti no. Mi chiudevo in camera e facevo foto e filmini. O mi uccidevo per gli insuccessi o fotografavo. Ho sempre creduto in me, ma a un certo punto son dovuta tornare a Catania per problemi economici. Piangevo tutti i giorni, è stata dura».
Non è ricca di famiglia dunque.
«Lo sono d’animo. Ho avuto due genitori che mi hanno arricchito aprendomi gli occhi. Mio padre ha una onlus che dà lavoro agli immigrati romeni, mia madre insegna alle medie. E ho un fratello di 24 anni».
Ora ha svoltato?
«No, ho guadagnato come un insegnante. Certo, meglio di prima che non avevo un euro».
Le arriveranno delle proposte.
«Sì ma il secondo film dev’essere all’altezza. Aspetto e con altri fotografi preparo una mostra a Los Angeles su nasi e erotismo».
Prima di Io e te ha fatto una particina nei Viceré di Roberto Faenza.
«Sì, proprio una comparsata. Ero una suora. La costumista premio Oscar Milena Canonero mi disse che avevo un viso straordinario. Andai a conoscere Faenza perché mi era piaciuto il suo Prendimi l’anima. Però devo dire che Bertolucci tratta bene le comparse, lui come dei manichini».
Lei è una giovane catanese bionda. Che caratteristiche hanno le siciliane di oggi?
«Solo quelle che si spostano da Catania al nord sono bionde... no, scherzo: è il risultato della dominazione normanna. Le siciliane hanno un istinto spiccato e lo usano per comprendere il mondo. Come memoria collettiva poi ancora vivono i soprusi di sottomissione da parte degli uomini e dunque portano in loro, tutte, la ribellione».
Si sente in linea con queste caratteristiche?
«Sicuramente, anzi sto parlando di me».
Ha votato alle regionali?
«No, non seguo la politica. Non voto da due anni. Sto cercando di cambiare il mondo in un altro modo. Con le mie mostre e partecipando a film. Ho progetti futuri, ma non ne parlo, li realizzo».
Dunque, ha fiducia nel futuro?
«Sì molta. Ognuno può cambiare il mondo se vuole. A chi lamenta “La politica fa schifo”, rispondo: “Allora perché non la fai tu?”».