Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  novembre 04 Domenica calendario

LE MULTE E I BUFFETTI AI RINOCERONTI CHE SECCATURA SQUALIFICARE UN CAMPO

MOLTE multe troverete in questa rubrica notoriamente moralistica, al cui autore garberebbe assai di più la trattazione di argomenti meno pesanti. Sarà per un’altra volta. Torno su Juve-Napoli. In tv a tratti, ma allo stadio (già diffidato) in continuazione si sono sentiti cori offensivi contro Napoli e i napoletani. Multa ridicola: 7 mila euro. Al Napoli, 10mila perché un suo magazziniere aveva preso a schiaffi uno steward sul recinto di gioco, dal quale doveva essere allontanato in quanto non autorizzato. Più 7 mila per bagni divelti. Altre due multe ridicole. La più ridicola è la prima, perché il rapporto pervenuto al giudice Tosel parla di “un coro al 25’ st”. Un coro, uno solo? È stato un martellamento, lo hanno sentito tutti tranne l’unico ufficialmente delegato a riferire. Ecco perché i cattivi pensieri sono due. O a Torino è stato inviato un sordo, oppure è poco chic squalificare gli stadi, meglio continuare con uno sgocciolio di ammende che sono come buffetti sulla guancia di un rinoceronte.
Si monetizza e si evitano un sacco di seccature. Giocare a porte chiuse crea comunque un problema di ordine pubblico, giocare in campo neutro più ancora. Senza questa incombenza, prefetti e questori possono pensare ad altro. Più pesante (50mila e diffida) il colpo al Verona, dopo gli insulti livornesi a Morosini. La società s’è dissociata (e vorrei anche vedere), il sindaco Tosi s’è mosso bene costituendosi parte civile, resta il fatto che allo stadio continua ad entrare un po’ di gente che ritiene necessario insultare i morti (Morosini, le foibe, Superga, Scirea, l’Heysel, Curi) per dare un senso alla sua partita. La responsabilità oggettiva sarà discutibile, ma di meglio non si trova e forse sarebbe il caso di chiedere più responsabilità a chi di dovere. Uno stadio non è una chiesa, diceva quel sant’uomo di Carraro. Sì e no, ha le sue liturgie, i suoi celebranti, i suoi fedeli. Ma non è nemmeno una fogna, non è nemmeno l’ultimo villaggio del West con l’ufficio dello sceriffo a 65 miglia. È un luogo da cui tutto ci arriva in casa, il meglio e il peggio. Sul peggio, spero sempre che l’allenatore o i giocatori o anche un giocatore della squadra dai cui tifosi proviene il peggio dica a gesti o a voce basta, piantatela, questo non è tifo, non ci serve, non lo vogliamo. Può farlo anche il presidente, può farlo l’altoparlante, ma il segnale dal campo sarebbe più forte. Altrimenti, ci si
rassegni. Abbiamo più esempi sanzionabili che sanzioni esemplari. Quelle, è patetico chiederle in un panorama del genere. Il rinoceronte ringrazia.
Altra multa. A Michael Ballack, che in Spagna, provincia di Caceres, viaggiava in auto a 211 orari. Condannato a pagare 10mila euro e al ritiro della patente per due anni e mezzo. Il suo legale, Jesus Gallego Rol, ha chiesto di abbassare la multa a mille euro e di ridurre a diciotto mesi il ritiro della patente. Ballack, 37 anni, ha lasciato l’attività alla fine della scorsa stagione, dopo anni nel Bayern e nel Chelsea. Secondo l’avvocato Gallego Rol, «Ballack è senza lavoro e non percepisce alcun introito. Essere un calciatore famoso non significa necessariamente disporre di un patrimonio». Come no, una tesi da far invidia all’avvocato Paniz. Ballack è un poveraccio, chissà le risate di Abramovich.
Infine, allargabile in futuro, un dibattito lanciato da La Lettura e rilanciato da Sette. Si parte dal famoso pezzo di Pasolini, sul Giorno, nel ‘71, per arrivare a una Nazionale di “citati”, da poeti, scrittori o cantautori. Eccola (come si sarebbe data nel ‘71): Zoff; Burgnich, Facchetti; F. Baresi, Vierchowod, Oriali; Meroni, Bulgarelli, P. Rossi, Rivera, Riva. Qualcuno ha obiettato che sarebbe una squadra sbilanciata, un 4-2-4, con Meroni e Rivera che si ritroverebbero per vocazione sulla linea d’attacco. Vecchia storia. Oggi, vedendo un vero, eretico, sfacciato 4-2-4 (non quello accreditato a Ventura) penso che mi divertirei. Certamente Pasolini capiva di calcio, lo giocava anche benino, da ala destra, soprannome Stukas. Quel pezzo del ‘71 sta ancora in piedi, con le sue intuizioni: Bulgarelli prosatore realista, Riva poeta realista, Corso poeta maudit, Rivera prosatore, ma poetico, da elzeviro. Elzevirista anche Mazzola, ma capace di interrompere la prosa e piazzare due versi folgoranti. Difficile trovare poeti nei difensori, forse il mitico Villa, stopper bassino, potrebbe uscire da un poema eroicomico. Facile trovarne nei portieri, nei trequartisti e nelle punte. Un centrocampista di fatica è inchiodato alla prosa. Poi c’è la prosa di Manzoni e quella di Lansdale, la poesia di Omero e quella di Corazzini. Sarebbe interessante buttar giù altre formazioni, seguendo i filoni. Me lo assegno come compito a casa.