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 2012  novembre 04 Domenica calendario

“BATTISTI DOVEVA ESSERE ARRESTATO NON AVEVA L’IMMUNITÀ DI MITTERRAND”

PARIGI
— Cesare Battisti non era protetto dalla dottrina Mitterrand: una nota del ministero della Giustizia, nei primi anni ‘80, lo escludeva dalla tolleranza accordata ai rifugiati italiani. A rivelarlo è «La memoria del piombo», un libro in cui il giornalista Karl Laske ricostruisce la storia dei Proletari armati per il comunismo e l’atteggiamento delle autorità francesi.
Giornalista investigativo, per molti anni a Libératione oggi al sito internet Mediapart, Laske ripercorre tutta la vicenda del terrorista italiano, che oggi vive libero in Brasile dopo la decisione di non estradarlo, presa dal presidente Lula poche ore prima di lasciare il suo incarico. In questa lunga parabola, un particolare attira l’attenzione: il governo francese aveva deciso di non ammettere Battisti ai benefici della dottrina Mitterrand. Una giurisprudenza mai formalizzata, che si basa solo sulle dichiarazioni pubbliche dell’allora presidente socialista: davanti alla Lega dei diritti umani, nel 1985, aveva confermato la protezione agli ex terroristi che avevano rotto «con la macchina infernale in cui si erano arruolati», ma in altre prese di posizione pubbliche aveva escluso da questa protezione i terroristi che si erano macchiati di crimini di sangue. Durante la sua lunga permanenza al potere, tuttavia, Mitterrand mantenne una grande ambiguità sui principi teorici e un’altrettanto grande coerenza pratica: di fatto, non ci furono estradizioni, malgrado alcuni rifugiati italiani fossero accusati di crimini di sangue.
Il libro di Laske rivela la peculiarità del caso Battisti. Dopo essere evaso dal carcere di Frosinone, arrivò in Francia una prima volta nel 1981. A quell’epoca, il terrorista italiano non ottenne il permesso di restare. Laske cita una nota firmata dal vicedirettore di gabinetto del Guardasigilli, Régis de Gouttes. Il documento (cinque pagine scritte a macchina, datate 26 aprile 1983 e indirizzate al ministro dell’Interno, Gaston Defferre) faceva il punto su 53 persone, tutte ricercate, che chiedevano di veder regolarizzata la loro presenza sul territorio francese. Secondo Laske, Battisti era stato esplicitamente escluso: «Sono stati ordinati la sua ricerca e il suo arresto su istruzioni dell’8 luglio 1982, confermate nel gennaio 1983, l’interessato essendo richiesto in particolare per omicidio volontario aggravato da altri fatti di violenza gravi». Non a caso, Battisti lascia in quel periodo la Francia per il Messico.
Torna Oltralpe nel 1990 ed è arrestato una prima volta nel 1991: dopo cinque mesi di carcere, la sezione istruttoria della corte d’appello lo rimette in libertà e respinge la domanda di estradizione italiana. È un verdetto che gli consente di vivere alla luce del sole: grazie alla decisione dei magistrati può avere un permesso di soggiorno, poiché non ha commesso nessun reato sul territorio francese. E fino al 2004 Battisti vive senza problemi, pubblicando romanzi che gli valgono un pubblico affezionato e l’amicizia di molti intellettuali. Solo nel 2004, quando Jacques Chirac rimette parzialmente in discussione l’immunità di cui godono gli ex terroristi, Battisti torna in carcere: la sua estradizione è allora accettata dalla magistratura. Approfittando della libertà provvisoria, però, Battisti sfugge ai controlli e scappa in Brasile, lui dice - senza provarlo - con l’aiuto dei servizi francesi. Viene arrestato nel 2007, ma Lula rifiuta di consegnarlo all’Italia: dal giugno 2011 vive libero
nel paese sudamericano.