Giovanna Grassi, Corriere della Sera 04/11/2012, 4 novembre 2012
I SEGRETI DELLA SIGNORA HITCHCOCK —
«Alma è stata la grande passione di Hitchcock e poco importa che, nell’immaginazione, il regista amasse le bionde glamour. La sua realtà quotidiana era la moglie. Per me è stato fantastico impersonare questa storia d’amore. Una delle scene più spiritose ed eloquenti è quella della coppia, che dorme nella stessa stanza, ma in letti gemelli e separati, scambiandosi continue confidenze sui copioni da leggere», dice Helen Mirren, che nel film diretto da Sacha Gervasi impersona Alma Reville accanto a sir Anthony Hopkins (Hitchcock).
Non c’era film più giusto per inaugurare l’American Film Institute Festival perché nella metropoli del cinema, sulla collina degli Universal studios, il bungalow del regista resta uno dei più visitati dai turisti. È qui che Alfred scriveva e preparava i suoi film.
Interpretato da un ricco cast (con Scarlett Johansson nel ruolo di Janet Leigh, Jessica Biel in quello di Vera Miles), il film narra la lavorazione di Psycho, ma non soltanto: è il ritratto umano, privato e sentimentale di «Hitch» a rappresentare il cuore della pellicola. Si svolge in gran parte negli anni Sessanta quando l’autore, dopo aver letto il libro di Robert Bloch, decise di trarne un film.
Helen Mirren racconta di essersi appassionatamente documentata per prepararsi alla parte. Fu proprio Alma (che era anche una sceneggiatrice) a spingere Hitch a realizzare con i propri soldi il film: allora una storia basata su travestitismi, matricidio, incesto era da mettere al bando. Uno dei boss della Paramount, Barney Balaban, rifiutò infatti di produrlo.
Sorride, come sempre sardonico, sir Anthony Hopkins (che potrebbe essere in lizza agli Oscar per questo ruolo): «Non era cosa da poco entrare nella mente, che aveva aspetti anche sinistri, di Hitch. Per giunta — scherza — ho dovuto subire ogni giorno lunghe sedute di trucco e mettermi fastidiose lenti a contatto... Tuttavia era il suo animo gentile (che poteva diventare anche feroce) a interessarmi più di ogni altra cosa. Poi, certo, ci sono i complessi rapporti con gli agenti, con gli attori. Però, più che l’inquietante Norman Bates, era sempre e soltanto Alma a calmare una certa ipersensibilità e instabilità emotiva del suo uomo».
Si assiste, specie in America, a una continua rilettura dei film del maestro, da alcuni ritenuto superiore a Lubitsch e a Orson Welles: nelle classifiche dei film migliori della storia del cinema, recentemente La donna che visse due volte ha scalzato Quarto Potere. Ma come detto, sullo schermo emerge l’uomo non l’artista geniale. Alle sue attrici chiedeva una adesione totale al ruolo. «Poteva essere un angelo e un demonio, ma non ci sono dubbi: Alma era una sorta di angelo custode per lui e quando gli disse che doveva prodursi da solo Psycho, Hitch non esitò a farlo, anche se sapeva che ciò avrebbe potuto causare la sua rovina finanziaria — spiega la Mirren —. Alma accettò per questo progetto di mettere una ipoteca sulla loro casa a Bel-Air. Solo lei — osserva ancora Helen Mirren — sapeva che l’attrazione per le bionde del suo Alfred era soltanto un nutrimento della sua creatività. Non ci furono intrusioni moleste nel loro realistico rapporto in cui Alma stabiliva anche le diete alle quali doveva sottoporsi il marito. Se, forse, davvero ebbe un debole per una delle sue attrici, a mio parere fu Vera Miles. Credo che la complicità tra loro, in tutto, fosse altissima e, ne sono convinta, è proprio questo elemento il collante di ogni solido legame privato e anche artistico».
Interviene anche Scarlett Johansson che rifà la celebre scena della doccia: «C’era un rapporto di tenerezza tra Janet e Hitch. Ho letto tante biografie del maestro e anch’io sono convinta che solo Alma fosse il suo timone. Anche se lui era sempre terrorizzato dall’idea che lei potesse tradirlo».
Giovanna Grassi