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 2012  novembre 02 Venerdì calendario

Il doppio volto di De Magistris: intesa con il suo ex imputato - Why not ? D’altronde, lui è il capo

Il doppio volto di De Magistris: intesa con il suo ex imputato - Why not ? D’altronde, lui è il capo. E può tutto. È un comprensivo giudi­ce di se stesso Luigi De Magistris, l’ex pm d’assalto diventato sinda­co di Napoli grazie a una campa­gna elet­torale tutta giocata sulla as­sai presunta lotta ai poteri forti e al­la masso-mafia (il suo ronzino di battaglia anche ai tempi della ma­gistratura). Ma oggi che siede sul­la poltrona più alta di Palazzo San Giacomo approfittandone per lan­ciare l’opa s­ull’Idv e rottamare co­sì l’ex amico Di Pietro, ormai cadu­to in disgrazia, Giggetto si è scoperto più democri­stiano dei democri­stiani. Se un suo av­versario politico avesse fatto (o pensato) la metà di ciò che De Ma­gistris ha combi­nato in questi me­si, sarebbe stato cro­cifisso e messo all’indi­ce dall’ex pm. Invece, Gig­getto ha l’immunità. Ma solo per sé. Why not? Lui è il capo. Nessun imbarazzo, dunque, se l’ex pm chiude una transazione da 50 mi­lioni di euro con l’immobiliarista Alfredo Romeo, condannato per corruzione a due anni, a cui il Co­mune di Napoli ha affidato pure la vendita di circa 3mila alloggi popo­lari. «È un’operazione straordina­ria »,si è incensato De Magistris.Di­menticando, però, di aggiungere che la Procura della Corte dei Con­ti campana ha accertato un danno all’erario pari a 87 milioni di euro per una gestione inefficiente del patrimonio immobiliare dal 1998 al 2007 proprio da parte del colos­so immobiliare. Un’altra cosa che Giggetto ha omesso di ricordare è che l’accordo è stato raggiunto con un imprenditore che, i giudici del Riesame, nel 2009, descrissero come « dominus » e «governatore di fatto» di un pezzo dell’ammini­strazione comunale. Romeo è sta­to coinvolto nella maxi-inchiesta Global Service (4 assessori dell’ex giunta Iervolino arrestati e un quinto, Giorgio Nugnes, suicida alle prime in­discrezioni sull’in­dagine) su un pre­sunto comitato d’affari in grado di influenzare le scelte del Comune di Napoli. Le ac­cuse per appalti pilotati, mazzette e bandi cuciti su misura non han­no retto, però, davanti ai giudici e Romeo è stato assolto da 11 capi di imputazione e condannato a due anni per un solo episodio di corru­zione. Il processo è approdato in appello e il pg ha chiesto per lui una condanna a 4 anni e 4 mesi. A quel tempo, però, le carte raccon­tavano un’altra versione, che un giudice del Riesame aveva sintetiz­zato così: «Romeo, nell’ambito del sodalizio da lui costituito, svol­ge la sua attività, dà direttive agli al­tri sodali, collude con pubblici am­ministratori, al fine di turbare le ga­re e corrompere pubblici ufficia­li ». Ecco, queste parole sapete chi le aveva scritte? Un giudice che si chiama Luigi De Magistris. Sì, pro­prio l’attuale sindaco, allora nelle vesti di magistrato in forza al Tribu­nale partenopeo dopo il silura­mento da Catanzaro. Che cosa avrebbe detto De Magistris se a chiudere la transazione fosse sta­to un suo rivale? E che cosa gli avrebbe urlato se, proprio a causa del discusso rapporto con la Ro­meo, questo suo ipotetico rivale avesse perso l’assessore alla Lega­lità, l’ex pm di Calciopoli Pino Nar­ducci? Scaricato dal sindaco a mezzo stampa (con tanto di accu­se di incapacità) dopo le critiche sollevate al progetto Insula, una maxi-operazione di riqualificazio­ne edilizia da 7 milioni di euro (in­teramente sponsorizzata da Ro­meo) nell’area in cui sorge il suo hotel extralusso, con tanto di me­ga- parcheggio interrato. E dopo aver tentato inutilmente di far cambiare rotta all’amministrazio­ne sull’infornata di assunzioni a tempo indeterminato nella disa­strata ditta di igiene urbana e sul­l’orlo di un crac finanziario, che puntualmente si è verificato. Gig­getto non ha gradito e lo ha chia­mato traditore. Contattato dal Giornale , Romeo ha spiegato: «Sul­la vicenda della Corte dei Conti ab­biamo fatto chiarezza: anzitutto, si tratta di 87 milioni su un volume di entrate di circa 400 milioni. Gra­zie al nostro lavoro, il Comune di Napoli ha la morosità più bassa d’Italia;ma i problemi maggiori di riscossione sono legati agli abusi­vi, che sono di competenza del­l’amministrazione comunale, e al­la mor­osità del Viminale che occu­pa otto caserme di proprietà comu­nale senza pagare il fitto. Le parole di De Magistris nei miei confronti quand’era giudice del Riesame? Sono molto sereno, oggi fa il sinda­co di Napoli e lo valuto come tale e non come magistrato. Allora, ave­va, immagino, le sue motivazioni, motivazioni che non condivido e che non ha condiviso nemmeno il giudice, ma è una storia di tanto tempo fa. Piuttosto, al sindaco ab­biamo proposto un piano di di­smissione e valorizzazione del pa­trimonio immobiliare da 800 mi­lioni di euro, perché non lo prende in considerazione?». Perché an­nuncia una cosa e poi fa l’esatto contrario, lui che conciona di de­mocrazia partecipata e potere al popolo? Non è che è pure lui rima­sto vittima della sindrome del «Marchese del Grillo»? «Perché io so’ io e voi non siete un cazzo».