Carlo Tecce, il Fatto Quotidiano 2/11/2012, 2 novembre 2012
VENITE TUTTI A SCUOLA DA BALLARÒ SI DANNO LEZIONI DI CASTA
Il punto G esiste. E non l’ha scoperto Beppe Grillo. Il punto G in televisione sta per Giovanni Floris: il Bruno Vespa di centro verso sinistra, giovane e non giovanile, sedativo e non eccitante, maniacale e non travolgente. Ballarò è il nome di un mercato palermitano, popolare e confusionario, e di un salotto ovattato, élitario e comodo. Qualcosa è andato storto. Floris piace a Pier Silvio Berlusconi che voleva arruolarlo a Mediaset, non piace a papà Silvio che, indispettito, persino malato di scarlattina , telefonava in diretta ed esondava a volontà. Il cortocircuito è terribile: Floris è un maestro a cucire toppe su microscopici strappi politici che potrebbero arrestare la vulgata di Ballarò, stagione numero undici. Non interviene mai durante un dibattito. Non fa considerazioni, non soffoca le balle né raccoglie le perle. Allestito il presepe, pastorelli di destra e pastorelli di sinistra, economisti eterodossi e opinionisti ortodossi, un po’ di satira e un po’ di sondaggi, 99 schede illustrative e un paio di servizi per riempire, l’ex corrispondente da New York s’inchina a se stesso, immobile, soddisfatto: “Ma che bellu presebbio... Quant’è bello!”, diceva Eduardo De Filippo in Natale in casa Cupiello. Quando scuote la testa, o la china, s’immerge nel copione scritto in maniera pedissequa: la parola a tizio, la replica di caio, un po’ di zuffa, poi la pace serafica, ancora rissa violenta, applausi e pubblicità. Carlo Freccero ferma un momento, lo afferra, lo analizza. Cavolo, se ride: “Io m’immagino Beppe Grillo che addenta la farinata, a cena con la moglie, un occhio su Rai3 e guarda Federica Salsi, un’esponente del Movimento, che ammicca a Maurizio Crozza. Che sorride con quel sorriso che rimanda a Renata Polverini”. Orrore? “Come avrà fatto Beppe a non incazzarsi? Appena ti siedi a Ballarò diventi casta. Fai pollaio, reciti, fingi. La tv non è uguale ovunque, ma quella di Floris è dannosa. L’assenza, tenete a mente l’assenza”. Cade la linea. E l’assenza si nota. Già, dov’è finita la Polverini? Lasciato il molo di Rai3, dopo aver imbarcato tanti voti, s’è persa in politica. La scomunicata Salsi, che tradiva l’emozione di un esordio, trasmetteva una strana sensazione: “Ma ti omologhi presto. È inevitabile”, ecco che torna Freccero. Ballarò ha il merito (o la colpa) di aver raggiunto la maturità televisiva senza trascorrere le fasi di crescita: mai i brufoli, sempre in cravatta e barba rasata. Floris non ammette sorprese. Non è un meccanismo che conosce. Lui appunta, corregge, prevede. Fa un giro di telefonate, mobilita le segreterie dei partiti e comincia a occupare qualche poltrona di qua e qualche poltrona di là. Li mette di fronte, pronti a duellare, ma lui – per carità – non decreterà un vincitore. Al massimo una voce in collegamento (che si può sempre interrompere), mai una piazza o un presidio.
QUANDO IL CAVALIERE superò indenne un processo con l’accusa di falso in bilancio, reato estinto in corso d’opera, Floris pensò di chiosare: “Altero Matteoli ha ragione. Berlusconi è stato 7 volte prescritto e 4 assolto, mai condannato”. Gli ospiti, educati, dovevano tacere. E tacquero. Il giovane Giovanni, oggi 45enne, proviene dal centro. Una posizione che gli consente di pendere sugli estremi senza cadere. Distribuisce embarghi: un tempo per Antonio Di Pietro, imperituro per i Radicali. Professori sì, se bocconiani. Giornalisti no, se rompiscatole. Piero Fassino lo adorava, Francesco Rutelli l’aveva adottato, Giulio Tremonti l’aveva impallinato: “Senti, non fare comizi”. Silenzio. Nessuna reazione né protesta. Il copione è rigido. Chi partecipa, lo accetta. Floris concede e pretende. Concede un pubblico-tifoso al seguito, minimo 40 posti in tribuna, i portavoce dietro ai politici per i suggerimenti, il sostegno sonoro è tassativo. Pretende un ruolo definito, non emendabile a telecamera accesa: il provocatore fa il provocatore, il buonista fa il buonista. Crozza non riesce a fare sempre Crozza: a La7 funziona meglio, libero. Firmata la carta d’intenti, Floris consegna il sediolone cartonato. In affitto. La sindacalista Polverini ha conquistato la Regione La-zio dal primo piano di Saxa Rubra. Plasticamente, Porta a Porta è al terzo livello. La Polverini fu consigliata da Gianfranco Fini e serviva per coprire due fronti: il governo di Berlusconi e l’allora An. Irene Tinagli prometteva una carriera mediatica eccellente: pescata in Italia Futura di Montezemolo, doveva fornire i suoi elementi di economia mescolati con le sue ambizioni politiche. Una miscela perfetta. Poi l’incidente. La Tinagli deraglia, va oltre i binari di Floris e viene espulsa. Lui sperimenta: vuole Raffaele Bonanni di Cisl, a volte Anna Maria Artoni di Confindustria, l’onnipresente sottosegretario Gianfranco Polillo, l’amico e sindaco Matteo Renzi (che non rifiuta mai Ballarò), il ministro serioso Vittorio Grilli, un pizzico di Massimo Giannini e una spolveratina di Miguel Gotor. Quelli che devono spiegare tante cose – da Renata Polverini a Roberto Formigoni – corrono da Giovanni per non spiegarne nemmeno una. La compagnia è sempre attiva, martedì l’hanno vista in 4 milioni e mezzo. Fa male o fa bene disertare? Nando Pagnoncelli, protagonista irrinunciabile, stupisce: “La Polverini è stata un prodotto di Ballarò. Non tutti riescono perfettamente, a volte vengono sostituiti. Se vai spesso da Giovanni arrivi a una certa popolarità. Non posso criticare Grillo, però, il Movimento va più forte se ignora la tv”. Per gli inviti, contattare Floris. Le domande all’ingresso.