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 2012  novembre 02 Venerdì calendario

L’ULTIMA SPERANZA DELL’IDV: CONVINCERE LA FIOM

Il riferimento a una “Cosa” dipietrista rischia di portare male. Ma ormai anche l’Idv è lanciata verso qualcosa di più grande. “La grande Idv” è spiegata così da Maurizio Zipponi, ex Fiom, ex Rifondazione ma oggi uno degli uomini più ascoltati da Antonio Di Pietro. “Noi lanciamo una fase costituente per trasformare l’Idv in un nuovo soggetto molto più grande di quello attuale”. Il “progetto sarà dichiarato” a dicembre quando si terrà l’assemblea della “nuova cosa” oggi non ancora identificata. Il problema di Di Pietro è che alla fine la concorrenza di Grillo si è fatta sentire: i temi sono gli stessi ma la carica innovativa del leader dei Cinque stelle è smisuratamente più rilevante. E non è un caso, quindi, se del voto siciliano Zipponi preferisca mettere in evidenza l’astensione: “I partiti tradizionali hanno coinvolto solo il 42% degli aventi diritto al voto, contando anche schede bianche e nulle”. E quindi la “fase costituente” si rivolge in primo luogo a coloro che “stanno fuori dal Parlamento e che oggi sono la maggioranza”. Gli interlocutori individuati sono un po’ generici: “Ci muoviamo nel perimetro di coloro che hanno sostenuto i referendum del 2011 - acqua e nucleare - di quelli che hanno appoggiato i giudici di Palermo o di chi contrasta la nuova legge anticorruzione”. Per descrivere la “nuova identità” si utilizzano tre parole: “Legalità, lavoro, politica pulita”. Poi c’è il fronte referendario che ha appena promosso i quesiti per ripristinare l’articolo 18 e abolire l’articolo 8 dell’ultima finanziaria Berlusconi. E qui il terreno si fa più scivoloso. Perché si incontrano altri soggetti politici come la Sel di Nichi Vendola che ormai è incamminato, dopo le primarie e dopo il voto siciliano, verso un rapporto organico con il Pd. “Degli altri non parliamo, dice Zipponi, ma noi ci rivolgiamo a tutti. E se il Pd rompe con Monti, anche al Pd”.
Più significativo, però, è il tentativo di realizzare un’intesa con la Fiom a cui Di Pietro si rivolge da diverso tempo. “Per noi è fondamentale quanto avvenuto lo scorso 9 giugno quando la Fiom ha convocato i partiti per discutere di programmi: noi sosteniamo le rivendicazioni dei metalmeccanici e pensiamo quindi di poter essere riconosciuti da loro”. Zipponi la sintetizza parlando di “contenuti e non di candidature” ma alla fine un nuovo soggetto politico si rende riconoscibile anche per gli uomini, o le donne, che lo rappresentano. L’ipotesi di un impegno diretto di Maurizio Landini non esiste. È stato Giorgio Airaudo, qualche tempo fa, a lanciarlo come il “Lula italiano” in grado di aggregare un ampio fronte di sinistra simile alla greca Syriza, oggi in testa in tutti i sondaggi. Ma Landini ha declinato quell’offerta, non volendo abbandonare l’impegno sindacale in cui sta svolgendo un ruolo non irrilevante e all’interno del quale nutre altre ambizioni. Però in Fiom non si esclude l’ipotesi di “candidature autorevoli” in un progetto alla sinistra del Pd, partito che pure sta cercando di avere le sue candidature operaie. E quel progetto può anche essere la “cosa” dipietrista. Ma i diversi protagonisti, anche quando preferiscono non comparire, non si nascondono il risultato negativo dell’esperi-mento siciliano. Lì, Giovanna Marano, presidente del Comitato centrale dei metalmeccanici della Cgil, ha guidato una coalizione ampia che oltre all’Idv comprendeva anche Sel e la Federazione di Ferrero e Diliberto. Ma non ha superato il 6% e non è nemmeno entrata in Consiglio regionale. Tra gli interlocutori importanti, allora, non va sottovalutato il ruolo di Luigi De Magistris che ha rilanciato, qualche giorno fa, la sua idea di “lista arancione” formata da sindaci, attivisti sociali e sindacali. Un’ipotesi che può rientrare nella “grande Idv”? Difficile dirlo. “De Magistris è un interlocutore molto importante così come lo è il sindaco di Palermo” commenta con un po’ di freddezza Zipponi. Eppure, non è escluso che anche in casa Di Pietro sia giunto il momento di un ricambio di leadership.