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 2012  novembre 03 Sabato calendario

È considerata la miglior mappa mai disegnata. Si intitola Carte figurative des pertes successives en hommes de l’Armée Française dans la campagne de Russie 1812-1813

È considerata la miglior mappa mai disegnata. Si intitola Carte figurative des pertes successives en hommes de l’Armée Française dans la campagne de Russie 1812-1813. Fu pubblicata nel 1869, da un ingegnere francese in pensione, Charles Joseph Minard. Descrive la prima carneficina moderna, la disfatta dell’esercito napoleonico in Russia. Due secoli fa. Il 24 giugno 1812, 422 mila soldati – per metà francesi, per metà mercenari da ogni parte d’Europa – attraversano il fiume Niemen, al confine tra Russia e Polonia, diretti verso Mosca. Sulla mappa, l’avanzata è in chiaro, la ritirata in nero. Ogni millimetro corrisponde a 10 mila uomini. Ma i millimetri diminuiscono da subito. Fa molto caldo. Si attraversano fiumi, villaggi, città, e si muore di dissenteria, tifo, difterite. Il 7 settembre a Borodino, sulle sponde della Moscowa, si combatte la battaglia a cui assiste Pierre Bezuchov in Guerra e pace di Tolstoj. L’11 settembre i francesi entrano a Mosca incendiata dal generale Kutuzov. Sono 100 mila, soltanto un soldato su quattro è sopravvissuto. Dopo cinque settimane inizia la ritirata. Il peggio deve ancora venire. Il 24 ottobre inizia la pioggia: « Pluie 24 8bre » . Sulla mappa compare una variabile nuova: la temperatura. Tra le fonti, Minard cita il «diario inedito» di un tale «Jacob, farmacista dell’armata». Il 9 novembre ci sono 9° sotto zero, il 14 –21°. La linea si assottiglia. La Grande Armée è ridotta a 30 mila uomini. La temperatura risale, ma precipita di nuovo: –20° il 28 novembre sul fiume Bérézina, –30° il 6 dicembre a Molodezno. La sottile linea nera di Minard ormai è quasi invisibile, la carta assorbe l’inchiostro. Si muore in massa. Raggiungono lo Niemen in 10 mila. Solo un soldato su 42 è ancora vivo. Charles Joseph Minard nacque a Digione nel 1781. Fu ispettore generale dei ponti e delle strade di Francia. Nel 1851, in pensione, cominciò a disegnare mappe di incomparabile precisione e bellezza. Alcune hanno a che fare con quantità misurabili: i macellai a Parigi, i passeggeri di treni in Francia, il trasporto di carbone sulle vie d’acqua d’Europa. Altre descrivono i flussi migratori nel mondo nell’anno 1862 o la diffusione delle lingue morte nell’antichità. La «carta figurativa» della guerra di Russia fu la sua ultima opera, insieme a un’altra – bellissima – che narra la traversata delle Alpi da parte di Annibale. A scriverne per primo fu Etienne-Jules Marey, inventore, fotografo, tra i padri del cinema: «Con la sua eloquenza brutale sconfigge la penna dello storico». In verità Minard tace molte cose. Tace i protagonisti (Napoleone non è mai nominato) e le battaglie. Ignora i nemici attribuendo la sconfitta, come già Napoleone, all’inverno. Non è obbiettivo, ma nessuna mappa – nemmeno in scala 1:1 – può esserlo. Il suo è un racconto. Una visione. La storia appare in veste di catastrofe naturale. È Guerra e pace su un unico foglio. Ma costringe ad alzare lo sguardo dalle vite umane – dalla testa grande di Pierre, dai tormenti del principe Andrej e dalla pelle sudata e fresca di Natasha – per osservare la storia dall’alto. Gli uomini si trasformano in formiche travolte dalla guerra e impotenti di fronte ai fiumi e alle distanze, al sole dell’estate, alla pioggia dell’autunno e al ghiaccio dell’inverno. Charles Minard morì il 24 ottobre 1870, a 89 anni. Nel suo necrologio sugli Annales de ponts et chaussées si legge: «Davanti all’avanzata dell’esercito prussiano la sua immaginazione lo trasportò via e d’improvviso, domenica 11 settembre 1870, decise di abbandonare Parigi e i suoi libri». Lo uccise una febbre appena giunto a Bordeaux. Stava scappando dalla guerra. Aveva paura. L’ultima frase sulla sua ultima mappa non aggiunge numeri e non indica luoghi. Esce dalla cartografia ed entra nell’epica. In basso a sinistra, dove i pochi francesi superstiti scompaiono, inghiottiti dalla storia, Minard annota: «I cosacchi passano al galoppo il Niemen gelato ».