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 2012  novembre 03 Sabato calendario

NELLE tante manifestazioni celebrative per i 500 anni della volta della Sistina, non sono stati quasi mai ricordati i due maggiori artefici dell’operazione che ha restituito al godimento la vera pittura di Michelangelo: Carlo Pietrangeli, allora direttore generale dei Musei Vaticani, e Fabrizio Mancinelli, direttore di reparto

NELLE tante manifestazioni celebrative per i 500 anni della volta della Sistina, non sono stati quasi mai ricordati i due maggiori artefici dell’operazione che ha restituito al godimento la vera pittura di Michelangelo: Carlo Pietrangeli, allora direttore generale dei Musei Vaticani, e Fabrizio Mancinelli, direttore di reparto. È al loro coraggio che dobbiamo la decisione di far pulire questi affreschi (lavoro che ha impegnato la mia équipe dal 1980 al 1994) che nessuno prima aveva osato toccare, lasciando che quei colori restassero anneriti e ricoperti da una pesante e artificiosa pelle brunastra dovuta ai vecchi restauri, condizione che aveva creato il mito del Michelangelo tenebroso e della melancolia negra, tanto caro alla gente, specie agli artisti, alcuni dei quali l’avevano trasferita nelle loro opere. Infatti, la polemica che accompagnò il restauro fu lunga e durissima. Sappiamo che il restauro rappresenta solo un episodio nella vita di un’opera d’arte e, quindi, come tale, va archiviato subito; ma non in questo caso perché stiamo parlando di un restauro storico, che ha inciso profondamente su di una delle più importanti opere d’arte: solo nei primi 50 anni i colori della volta furono visti così come li aveva dipinti il Maestro, poi niente più. Solo fumo e colle animali scurite. Il nostro restauro, fiore all’occhiello dei Musei Vaticani, con le sue scoperte ha determinato una svolta epocale nella conoscenza della pittura di Michelangelo che ha imposto la riscrittura di una bella fetta della storia dell’arte. E questo grazie a Carlo e Fabrizio, che non sono più con noi. Alessandro Sorrentino Roma SONO sempre di più i cittadini italiani che usano la bicicletta come mezzo di locomozione. Facendolo, consumano meno energia e meno spazio pubblico, non producono inquinamento e rumore, contribuiscono all’eleganza ed alla serenità delle città dove vivono. In cambio hanno ricevuto, nell’ultimo anno, un aumento del 7,2% dei morti e del 11,7% dei feriti in incidenti stradali, al contrario di tutte le altre categorie che invece hanno visto una riduzione di queste cifre. Questo è quanto ci dice l’ultimo rapporto Aci-Istat. Sarebbe ora che si sani questa ingiustizia e non sarebbe neanche difficile. Basta vedere quello che succede in molti altri paesi europei con ciclabili, itinerari protetti, biciclette pubbliche a basso costo. Fabio Sicari È DA incoraggiare l’appello di quei linguisti che spingono verso il genere femminile delle parole. Senza distinzioni. Avvocata, magistrata, notaia, ministra al pari di maestra, infermiera, cuoca. Poca attenzione è invece posta sull’abuso delle maiuscole dentro una frase. Compaiono dappertutto. La parola con l’iniziale maiuscola sembra un po’ urlata. Il nome dei santi è preceduto da “San” con la “S” maiuscola come il “Don” che anticipa il nome di religiosi celebri. Anche la denominazione di alcuni istituti scolastici ricalca questa abitudine. La “Scuola” esaltata dalla “S” maiuscola. Ma basta un gioco di elementare enigmistica per riportare le cose nell’ordine corretto: maiUscole, mai scUole. Basta spostare la “U”, questa volta con lettera grande per evidenziarne il gioco, e tutto si fa chiaro. La vera foto di De Donno PER uno spiacevole errore, il 29 ottobre abbiamo pubblicato la foto di Giuseppe De Donno, prefetto in pensione, al posto dell’omonimo ufficiale dei carabinieri coinvolto nell’inchiesta della procura di Palermo sulla trattativa Statomafia. Ce ne scusiamo con gli interessati e con i lettori. Via Cristoforo Colombo, 90 ˜ 00147 Roma ˜ Fax: 06/49822923 ˜ Internet: rubrica.lettere@repubblica.it