Luca Pisapia, il Fatto Quotidiano 30/10/2012, 30 ottobre 2012
“Celo”: le figurine restano in A – Celo, celo, manca”. Travolto dall’incedere della modernità, il ritornello che per generazioni si è tramandato di padre in figlio ha rischiato di scomparire
“Celo”: le figurine restano in A – Celo, celo, manca”. Travolto dall’incedere della modernità, il ritornello che per generazioni si è tramandato di padre in figlio ha rischiato di scomparire. E con esso anche l’ultimo rifugio della fantasia nel calcio. Perché con le figurine non ci si giocava solamente. Si scopriva il valore dell’utopia, che come scrive Eduardo Galeano è come l’orizzonte, irraggiungibile, e serve per continuare a camminare. Qui l’utopia è completare un album: impresa che non è mai riuscita a nessuno, ma ha fatto sì che ci si inventasse mille modi per raggiungerla. Dallo scambio equo e solidale, ti cedo Facchetti per Rivera, a quello proto liberista, una ‘figu’ di Zoff per tre dell’Avellino e due della Cremonese. Fino ai giochi. Chi dall’alto di una sedia riesce a fare cadere la sua figurina su quella di un compagno e la vince, chi le lancia il più vicino possibile al muro senza toccarlo e si porta a casa l’intero piatto. POI LA PRIMA crisi, negli anni Novanta, con l’arrivo delle consolle e i bambini che considerano antiquate queste icone di carta che non sono manovrabili da joystick. E le figurine che diventano appannaggio dei collezionisti. Il ritorno in auge nel nuovo millennio e, d’improvviso, ecco che dopo cinquanta anni scade l’accordo tra la Panini e la Lega Calcio. E il governo del pallone che per un attimo pensa di poterne fare a meno, e indice bandi internazionali. Gli appassionati non ci stanno, nascono comitati e associazioni per impedire la fine di una tradizione che si rinnova dal campionato 1961-62, quando la ‘figu’ dell’interista Bolchi inaugura la liturgia. Poi, per fortuna, tutto rientra. E un nuovo accordo quinquennale permetterà alle nuove generazioni, come ai vecchi collezionisti, di continuare a inseguire l’orizzonte dell’utopia calcistica, rappresentato nelle ‘figu’ dall’effigie della mitica rovesciata di Carlo Parola: simbolo di un calcio che resiste al moderno.