Bruno Tinti, il Fatto Quotidiano 29/10/2012, 29 ottobre 2012
Surfisti della giustizia: quando la toga è grigia – Ci sono quelli che fanno il bagno e che, quando arriva un’onda, bevono e magari affogano, E poi ci sono i surfisti che la cavalcano spavaldamente fino a una spiaggia di sabbia rosa, palme sferzate dal vento e belle ragazze
Surfisti della giustizia: quando la toga è grigia – Ci sono quelli che fanno il bagno e che, quando arriva un’onda, bevono e magari affogano, E poi ci sono i surfisti che la cavalcano spavaldamente fino a una spiaggia di sabbia rosa, palme sferzate dal vento e belle ragazze. Tra i magistrati di surfisti ce ne sono tanti. Uno è Cosimo Ferri. Figlio di un magistrato importante, Enrico, a me sovranamente antipatico perché, quando diventò ministro dei Trasporti, fissò il limite di velocità a 110 chilometri orari. Si capisce, non aveva nemmeno la patente. Cosimo eredita la sua straordinaria capacità di relazione sociale e, nel 2006, è eletto al Csm (Magistratura Indipendente) con una valanga di voti anche se, l’anno prima, si era fatto beccare al telefono con il presidente della La-zio, Claudio Lotito, e con altre persone coinvolte nell’inchiesta Calciopoli (quella che si occupava degli arbitri venduti). AL PROCESSO la deposizione di Ferri, interrogato come testimone sugli arbitraggi di favore, è un capolavoro. Il Pubblico ministero incalza e gli contesta le dichiarazioni rese nella fase delle indagini, un po’ diverse da quelle rese al dibattimento, più pregiudizievoli per gli imputati. E Ferri: “Potrebbe essere stata una mia interpretazione, il mio ricordo è molto sfumato, è una mia ipotesi etc.”. Resta il fatto che, di queste ipotesi, non ha fatto mai parola con nessuna Procura fino a quando le sue conversazioni non sono state (indirettamente) intercettate . Amicizie “importanti” Ferri continua a coltivare mentre è al Csm. Lombardi, il celebre factotum della P3, racconta di aver raccomandato Alfonso Marra, tra altri, a Cosimo Ferri per il posto di presidente della Corte d’appello di Milano (concorreva con Renato Rordorf, un monumento della magistratura italiana). Naturalmente Marra vincerà e poi, sul successivo scandalo P3, si dimetterà. I suoi raccomandanti restano a praticare surf e Ferri trova un’altra onda che lo porta a Giancarlo Innocenzi, Agcom, che gli chiede un contributo tecnico per stilare un provvedimento che consenta alla Rai di far fuori Michele Santoro. Innocenzi è preoccupatissimo perché B. proprio non ne può più di Annozero; così si mette alla ricerca di un marchingegno giuridico per far cessare la trasmissione. E chi c’è di meglio del fido Cosimo? Il parere non risulta sia stato redatto; ma il rapporto di amicizia tra i due, che evidentemente autorizza richieste di questo tipo, indigna il Csm tutto (meno MI). Ma a Ferri non succede nulla e può concludere il suo mandato. Poi, com’è tradizione (il cordone ombelicale tra Csm e Associazione Nazionale Magistrati è attivo da decenni) si candida per il Cdc dell’Anm ed è eletto con il maggior numero dei voti tra tutti i magistrati concorrenti. Adesso sta lì, sulla sua spiaggia dorata e guarda le onde che ha surfato così bene. Un altro cui non succede niente è Paolo Mancuso. Ex procuratore Aggiunto di Napoli, esponente di punta di Magistratura Democratica (Md), magistrato antimafia di grande fama, si candida per il posto di Procuratore capo, sempre a Napoli. Md, i Movimenti (l’altra corrente solidale con Md) e i laici di sinistra ne fanno la loro bandiera. NON SI RICORDANO che Mancuso, nel 2006, è stato incolpato dal Csm per la frequentazione con personaggi mafiosi, già colpiti da misure di prevenzione. Ma lui “surfa” e ci va a caccia in Albania. È assolto sull’elemento soggettivo: non sapeva, forse non ci ha pensato. L’onda si alza sempre più e sembra proprio volerlo deporre sull’ambito scranno di Procuratore quando, da Palermo, arrivano alcune intercettazioni. Mancuso ha chiesto all’ex capitano Giuseppe De Donno, quello imputato per la trattativa Stato-mafia, di raccomandarlo a un certo G. (poi si scoprirà che si tratta di un generale dei carabinieri, fratello di Maurizio Gasparri) affinché i componenti laici di destra del Csm (ve lo ricordate che Mancuso è un’icona di Md?) votino per lui. Il Csm si ribella (ve lo immaginate un Procuratore della Repubblica in una città controllata dalla camorra che deve riconoscenza a un imputato nel processo per la trattativa Stato-mafia?). Ma a Mancuso va bene; l’onda lo lascia lieve sulla spiaggia da dove era partito: alla Procura di Nola, dove continua a fare il Procuratore capo. L’ultimo per cui ho ancora un po’ di spazio (ma ce n’è una nuvola) è Giacomo Caliendo. Magistrato di grande anzianità, comincia a surfare già nel 1981. La Commissione Anselmi sulla P2 riferisce che il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Milano aveva raccontato che, dopo l’avocazione del processo nel quale era implicato Roberto Calvi, aveva ricevuto una telefonata dal professor Zilletti (vicepresidente del Csm) che lo aveva pregato di adottare la massima cautela nel trattare il procedimento. Alla telefonata aveva fatto seguito la visita di Caliendo, che a quell’epoca era componente del Csm, che gli aveva ribadito il concetto. L’onda si alza e Caliendo diventa prima deputato e poi sottosegretario alla Giustizia. Ed è in tale qualità che va a casa di Denis Verdini in compagnia di Marcello Dell’Utri (i due non hanno bisogno di presentazioni), Arcibaldo Miller (capo degli ispettori del ministero, un altro surfista), Flavio Carboni (noto faccendiere), Carbone (Presidente Corte di Cassazione) e Lombardi. Chiacchierano di come influenzare la Corte costituzionale perché non butti nel cestino l’ennesima legge sull’impunità personale di B, il Lodo Alfano. Lombardi ha le idee chiare e le anticipa telefonicamente a Caliendo: “Amm’ fa nu poc’ ‘na conta a vedè quanti sonn’ i nostri e quanti sonc i loro, per cui se potimm’ correr ai ripar’, mettere delle bucature…”. Ma Caliendo all’incontro ci va lo stesso... La difesa di tutti i partecipanti è la stessa: sono stato là una mezz’ora; della Corte non si è proprio parlato... Pensa come ci è rimasto male Lombardi. La posizione di Caliendo sarà archiviata e l’onda depositerà anche lui là dove era partito: deputato Pdl. Pensare che tutti questi ex colleghi hanno cominciato come me: uditori giudiziari senza funzioni. E mi ricordo ancora il vecchio Presidente della Corte d’Appello di Torino che ci diceva “c’è una ricetta semplice per fare bene il magistrato: andate presto in ufficio e restate a casa la sera a scrivere sentenze”. Ma certo, lui che ne sapeva del surf.