Bruno Ventavoli, La Stampa 02/11/2012, 2 novembre 2012
PARODI, IL BESTSELLER ALLA PROVA DEL CUOCO (IMPROVVISATO)
[Indagine ai fornelli sulle ricette più vendute d’Italia] –
Appena arriva in libreria diventa bestseller. Succede così da tre libri. E anche stavolta, con l’invitante «Mettiamoci a cucinare» (Rizzoli, pp. 377, euro 17,90), Benedetta Parodi è subito riuscita a fare del suo manuale di semplice arte culinaria uno dei volumi più acquistati, regalati, consigliati (nell’ultima classifica di «Tuttolibri» era al secondo posto), spezzando la supremazia delle cinquanta sfumature.
I fornelli italiani, contro le manette della casalinga americana. Forse due facce della stessa medaglia. Sia quel che sia, il successo della Parodi è sorprendente. Non è l’unica cuoca in televisione, i manuali libri all’apparenza non hanno niente di diverso dalle decine di altri ricettari, molti colleghi hanno blasoni più farciti, tipo Cracco (uscito or ora da Rizzoli, con minor fortuna di vendite), ma la regina in libreria è sempre lei.
Come mai? Ho cercato di capirlo direttamente.
L’invito
Ero invitato a una cena, quelle dove ognuno può contribuire, e invece di cavarmela con il comodo gelato passepartout ho sfogliato il libro rosso rilegato dal titolo amichevolmente invitante (se lo apri sul piano di lavoro sta ben fermo, le pagine non capricciano e girano da sole). Lei in fondo va famosa per la tecnica minimale che risparmia energie, fa della semplicità il principale agglutinante, e tratta i surgelati senza snobismi.
Oggi mi impegno
Il libro è diviso in tre categorie, «Oggi ho poco tempo» (roba da dieci minuti), «Oggi mi impegno», «Oggi ho voglia di stupire». Ho scelto la seconda, metà tra l’incuria e la troppa ambizione; poi, a caso, nel comodo indice che si consulta per ingredienti o per portate, ho puntato sul «polpettone». Sullo «stampo da savarin» (che non avevo) mi sono inchiodato.
Chi non sa nulla d’arte culinaria manca anche della nomenclatura basilare (si sa che il nostro vocabolario è mestamente limitato rispetto all’infinità del parlato). Ma i termini oscuri sono pochissimi. Perché le ricette sono chiare come il dizionario di Voltaire che riusciva a spiegare persino la metafisica o la democrazia. In nero grassetto, il dettaglio degli ingredienti; non più di dieci righe le istruzioni; più qualche riga facoltativa di consiglio su come presentare il piatto.
Le carotine mancanti
Ho comprato tutto quel che Benedetta suggeriva. Solo le carotine surgelate, non le ho trovate al bancone refrigerato. Ho pensato di ovviare prendendo una busta di minestrone surgelato («Ci sono un sacco di verdure, anche carote», ho immaginato quasi fiero). L’amica che mi ha visto all’opera ha scosso la testa, facendomi capire che non era affatto una buona idea. Ho lasciato perdere, e realizzato un polpettone non esattamente uguale al modello di Parodi.
La critica
Gli ospiti, sapendo di far parte dell’esperimento, hanno stabilito che il mio polpettone era buono. Molta clemenza, ma l’ho assaggiato, e anche a me è sembrato decente. L’unico dubbio critico al testo della Parodi è sul tempo di cottura. Lei, da cuoca, dice 20-30 minuti. Ma per chi non sa come un polpettone nasce (per lo meno la prima volta), 10 minuti sono di una vaghezza terrificante. Tanto per dire, Baumgartner in dieci minuti è piovuto dalla stratosfera alla Terra. Dieci minuti sono eterni (con tutti i dubbi l’eternità si porta appresso). Non sapendo che scegliere, ho optato per trenta minuti, forse perché intimamente convinto che più le cose aspettano, più diventano buone, e forse la crosta è venuta un po’ troppo spessa.
Il bilancio finale
L’impegno è stato di circa un’ora per la spesa al supermercato, e un’ora per impastare gli ingredienti, leggendo la ricetta passo passo, più volte, per tema di sbagliare, dar forma al polpettone nella teglia imburrata, e infornare. L’amica mia ha deciso di usare la ricetta e magari altre, dopo la comune cucinata del meriggio.
E scherzando si è buttato lì di organizzare «serate Parodi» tra gli amici. Ho capito, insomma, perché quel libro (non l’unico, non il più prelibato, non il più bello) di cucina riesce a essere (spesso) il più comprato dagli italiani.
È semplice come un mestolo. «Friendly» come le nuove tecnologie. Insinua voglia di spadellare. Dà consigli sulla socialità che sembrano davvero nati dalla pancia e dal piacere del convivio. È perfetto per ciò che vuole raccontare. Come lo sono, adesso in libreria, le cinquanta sfumature di passione e lo sport avvelenato di Agassi. O come un «Piccolo principe», che ha sempre voglia di tornare.