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 2012  novembre 02 Venerdì calendario

PDL IN CRISI ANCHE DI LIQUIDITÀ VIA ALLA SPENDING REVIEW

[Primarie a rischio fallimento: mancano tre milioni per organizzarle] –
Il partito del Cav in bolletta, quasi sull’orlo del crac. Sembra un paradosso, visto che lui resta comunque uno degli uomini più ricchi d’Italia, ma così è. Per colpa della crisi e della mazzata della sentenza Mondadori Berlusconi piange miseria da mesi (ne sanno qualcosa al Milan), per effetto del taglio dei rimborsi ai partiti, quei 91 milioni di euro falciati via a luglio dietro la spinta di un’opinione pubblica inferocita con la casta, anche il Pdl è con l’acqua alla gola. E così dalla prossima primavera il partito dell’ex premier potrebbe non essere più in grado di pagare stipendi e forniture, comprese le bollette di luce e gas. Addirittura, nelle settimane passate, si è pensato di abbandonare la storica sede di via dell’Umiltà (2 milioni di euro di affitto l’anno). In alternativa si potrebbe dichiarare il default. Salvo miracoli.
Per ora ci si dispera e ci sia arrabatta per trovare i soldi necessari ad organizzare le primarie lanciate la scorsa settimana. E se il Pd, anche lui sottoposto ad una severa spending review al punto - tra l’altro - da togliere dal satellite la tv di casa Youdem, ha stanziato dieci milioni di euro per consentire a Bersani, Renzi e c. di sfidarsi, Alfano sperava di metterne assieme almeno 5. Pia illusione. Tre? Nemmeno quelli. In cassa, dopo che a luglio la rata dei rimborsi elettorali è scesa da 38 milioni ad appena 14, di soldi non ce ne sono. Nonostante la cura da cavallo applicata in questi mesi dai tesorieri del partito, che hanno tagliato ogni spesa del 30%, infatti, il Pdl costa ancora la bellezza di 17 milioni di euro l’anno, un milione e mezzo di euro al mese. Sul bilancio pesano, tra l’altro, 210 dipendenti (38 assunti ancora nei primi mesi del 2012), l’affitto di una novantina di sedi ed il costo di 200 utenze telefoniche. Per non parlare poi delle spese per i servizi di sicurezza e pulizia (700 mila euro), per i convegni, i sondaggi (370 mila euro), i rimborsi per gli alberghi e i ristoranti, i contributi ai partiti minori «affiliati» ed i debiti del passato. Solo la tv di Michela Brambilla, chiusa miseramente negli anni passati, ha prodotto un buco di 30 milioni di euro nei conti del Pdl.
Come se non bastasse sono più i parlamentari e gli amministratori che non versano le quote dovute al partito che quelli che rispettano gli impegni: e così invece di 500 mila euro al mese nelle casse del Pdl ne entrano si e no 300 mila. Dal 2009 allo scorso dicembre, denuncia inascoltato da settimane il tesoriere Rocco Crimi, il 21% degli eletti non ha mai versato nulla, altri traccheggiano. Il totale fa la bellezza di altri 5 milioni di euro che mancano in cassa.
«E le primarie come le facciamo?» continuano a chiedere Alfano e c. al Cavaliere. Lui nicchia, cerca di resistere al pressing. Anche lui ha messo in atto una dura cura dimagrante. Ne sanno qualcosa i maggiordomi di Palazzo Grazioli, che tra l’altro non hanno più vitto e alloggio gratis e accesso libero ad ogni ben di Dio che un tempo stava in dispensa. O le segretarie, che hanno dovuto sostituire i fiori freschi che ogni giorno abbellivano sale ed uffici con quelli finti di plastica.
A quanto pare, racconta «radio plebiscito», Berlusconi non vorrebbe nemmeno rilasciare una fidejussione per garantire le spese del partito. Soprattutto perché non sa decidersi: garantire per cosa? Per quale partito, per quello di Alfano o per quello della Santanchè? E se poi a lui venisse in mente di fondarne un altro? Il pressing su di lui è forte, nessuna rissa per carità come ha raccontato qualcuno, tensione invece sì. E intanto si lavora al piano B: aumentare da 2 a 3 euro il contributo che verrà chiesto a chi vota alle primarie nella speranza di far quadrare i conti con l’autofinanziamento.