Paolo Festuccia, La Stampa 02/11/2012, 2 novembre 2012
PROVINCE, DAL TAGLIO DEGLI UFFICI RISPARMI PER OLTRE 100 MILIONI [A
gennaio il governo decide come abolire e accorpare Prefetture e Questure] –
Il primo tassello è andato a posto. Cancellate con il decreto di mercoledì scorso 35 Province il governo punta alla fase due: e a metà gennaio del 2013, sarà pronto il documento della Presidenza del consiglio finalizzato a rideterminare quali e come saranno «gli enti territoriali del governo sul territorio», e soprattutto quali funzioni avranno a seguito dell’accorpamento delle Province stesse. E, inevitabilmente, l’attenzione si sposterà sulle Prefetture e sulle Questure. Poi, via via, sulle motorizzazioni civili, le capitanerie di porto, le sovrintendenze dei Beni culturali, i provveditorati alle opere pubbliche, gli uffici scolastici e i presidi provinciali del controllo sul territorio. Una trentina di Enti in tutto, che nelle intenzioni del governo dovranno essere articolati secondo le nuove linee tracciate gli accorpamenti territoriali.
Non a caso, infatti, sui tavoli dei ministri competenti c’è proprio lo studio congiunto di Camera e Senato sui costi delle Prefetture. Va da sé - si fa osservare nei documenti - che «un’organizzazione di questo livello è difficilmente compatibile con il disegno di riorganizzazione dello Stato e soprattutto con le nuove politiche di bilancio e di spesa». Tradotto significa, che se vengono meno le Province - a cominciare dal prossimo 1 gennaio del 2013 - non ha più senso mantenere anche tutta un’altra serie di uffici. «Rivisti», insomma, «accorpati» e soprattutto, aggiornati «alle riforme» messe in atto dal governo in questi mesi. Solo per il mantenimento delle Prefetture, infatti, lo Stato spende ogni anno più di mezzo miliardo. E cifre e studi alla mano, la riduzione dei 35 enti con vari accorpamenti vale già sulla carta oltre 100 milioni di euro l’anno.
Una cifra considerevole, che a cascata porta con sé notevoli risparmi anche sul resto dei tagli che comprenderanno i cosiddetti Utg, ovvero gli enti territoriali del governo.
E così, se chiude i battenti una parte delle Province, al di là delle resistenze, anche le Prefetture subiranno tagli e riorganizzazione. Quindi, toccherà alle Questure (in molti casi saranno declassate a commissariati), così come alcuni comandi provinciali e altri vari presidi militari.
È proprio a questo progetto, infatti, che si sta dedicando la ministra dell’Interno Anna Maria Cancellieri con il collega della Funzione pubblica e delle Riforme, Filippo Patroni Griffi pronto anche con la revisione del Titolo V della Costituzione a «riammodernare l’intera organizzazione dello Stato sul territorio»: troppi enti, tante regioni, e soprattutto costi gravosi. Primi fra tutti quelli della Prefetture, che nei conti dello stato gravano per circa 10 euro a cittadino. Solo quella di Isernia - poco più di 85 mila abitanti, grossomodo il pubblico che può contenere lo stadio Olimpico di Roma o il San Paolo di Napoli - ha un budget superiore a 3 milioni e ottocentomila euro l’anno e un costo medio a cittadino di 42,34 euro. Insomma, dodici volte più di quella di Milano e cinque di Napoli per abitante. Per non parlare poi del capoluogo molisano, Campobasso che costa altri 5 milioni e 786 mila euro o Rieti (accorpata a Viterbo) che pesa nel bilancio dello Stato per altri 4 milioni 111 mila euro.
Cifre, dati e soprattutto risparmi. È in questa direzione, dunque, che il governo intende muoversi: valutando caso per caso, e tenendo conto degli eventuali tagli anche in rapporto alla criminalità, e più in generale alla densità dei reati per associazione mafiosa. È su questo, infatti, che maggiormente si sta concentrando l’attenzione del Viminale. E così, se a Crotone, accorpata con Vibo Valentia a Catanzaro la Prefettura andrà via, «certamente - si fa osservare - la Questura resterà ad operare integralmente sul territorio». E così per quel che riguarda Brindisi (la Prefettura sarà a Taranto).
In altri termini, le attenzioni e le indicazioni con le quali il governo sta procedendo saranno più o meno come quelle sperimentate per la revisione della sedi dei Tribunali. Nelle altre circostanze «si procederà spediti», spiegano fonti del ministero: dal Nord al Sud Italia. Dal Piemonte dove le sole Prefetture di Asti (3 milioni e 894 mila euro), Alessandria (4 milioni e 339 mila euro) e Biella (3 milioni e 330 mila euro) gravano sui bilanci statali ogni anno per oltre 11 milioni di euro; al Veneto (Rovigo oltre 3 milioni e 757 mila euro) fino alla Liguria (Imperia 3 milioni e 110 mila euro). Ma anche la Lombardia (Varese 4 milioni e 800 mila euro) con Lodi (oltre 3 milioni e 300 mila euro) Cremona altri 4 milioni fino alla Toscana (Pistoia e Prato costano circa 7 milioni) e l’Emilia Romagna, dove Parma pesa per 4 milioni e Forlì-Cesena per altri 4.
La scure non risparmierà la Toscana. Grosseto accorpata a Siena (costo della Prefettura oltre 4 milioni) Massa (3 milioni e 613 mila euro) e Lucca con oltre 5 milioni di euro l’anno.