Massimo Gramellini, La Stampa 02/11/2012, 2 novembre 2012
CHI VUO’ FA’ L’AMERICANO?
Romney dice che con Obama l’America rischia di fare la fine dell’Italia. Nel frattempo siamo noi a scimmiottare il peggio dell’America. Non bastava avere importato il lavoro precario e gli uragani. Ci mancava Halloween, la versione yankee dell’antica festa celtica di Capodanno (a proposito, auguri) che l’altra notte ha lasciato sul terreno una scia di morti, feriti e mani amputate dai petardi.
La globalizzazione è il tentativo di trasformare gli europei in americani e gli americani in asiatici. Nessuno ha la forza di opporsi. Però un pizzico di resistenza morale, dài. Perché sbracare così, con il masochismo festoso di chi si consegna all’ineluttabile? Le maschere di Carnevale non saranno state spaventevoli e orripilanti come quelle di Halloween, ma raccontavano la nostra indole meglio di un saggio di costume. Per non parlare delle bugie (o chiacchiere, o frappe) e delle frittelle di mele della nonna, molto più buone di qualsiasi dolcetto di Halloween, un condensato di trigliceridi e di messaggi minatori per il colesterolo. Anche le pioggerelline e lo Stato Sociale, a pensarci bene, non erano poi da buttare via. I temporali di una volta non avevano nomi di persone, ma in compenso erano più umani. Come il Welfare, sotto la cui coperta di sicurezze l’individuo si impigriva, ma si rilassava. Simboli di un’esistenza mite, dove gli spiriti selvaggi della natura, dell’economia e della festività venivano imbrigliati, levigati, ammansiti. Ora siamo solo dei precari in ammollo che subiscono continui scherzetti per consentire a qualcuno di sgranocchiare dolcetti.