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 2012  novembre 02 Venerdì calendario

HAMID, RE DELLA NUOVA KABUL TRA RING, POPSTAR E MULLAH

[In Afghanistan effetto Rahimi, primo campione di boxe] –
Kabul
Gli afgani sanno apprezzare un bel combattimento; combattimenti di cani, di montoni, di pernici: basta che ci siano due contendenti e subito si raduna una piccola folla incitante. Così, quando un impresario tedesco, all’inizio della settimana, ha portato a Kabul un incontro di pugilato professionistico (nientemeno che un match per un titolo internazionale che vede schierato un pugile locale), per molti afgani la sola, vera, domanda
è stata: perché c’è voluto così tanto tempo? e, naturalmente, in che modo procurarsi i biglietti?
Non si è trattato di un match ai livelli di quello tra Muhammad Alì e Joe Frazier. Quello di martedì sera, che gli organizzatori hanno chiamato “Fight 4 Peace”, sembrava più che altro “Il Battibecco di Kabul”. La posta in gioco era la cintura intercontinentale dei pesi medi WBO, un titolo non particolarmente importante. I nomi dei due contendenti — Hamid Rahimi, 29 anni, un tedesco di origine afgana, e Said Mbelwa, 23 anni, della Tanzania — non sono famosi al di là dei confini afgani. Per mantenere viva l’attenzione del pubblico, alla manifestazione erano presenti anche un mullah, un funambolo del pallone, un paio di pop star afgane e due uomini smilzi che mimavano un incontro di kickboxing tailandese. Malgrado il fatto che Hamid Rahimi fosse il beniamino del pubblico, molti spettatori hanno dovuto ammettere che la sua vittoria per KO tecnico è stata alquanto dubbia. Ma, è stata apprezzata ugualmente. Sono accorsi a migliaia ad assistere al match e ci sono voluti i poliziotti in tenuta antisommossa per impedire a quelli che erano rimasti senza biglietto di prendere d’assalto l’arena in cui si sarebbe svolto il combattimento. Decine di migliaia di spettatori hanno assistito all’incontro in televisione e, subito dopo, le strade si sono riempite di auto dai cui la gente si sporgeva invocando il nome del vincitore: “Ha-Mid! Ha-Mid! Ha-Mid!”. Mercoledì mattina il match era già diventato la notizia più importante nella capitale afgana. Ahmad Noor, imprenditore edile di 42 anni, ha ironizzato sul fatto che ora la notorietà di Rahimi equivale a quella del presidente Hamid Karzai o del leader dei talebani, Muhammad Omar, che quando i talebani erano al potere in Afghanistan aveva vietato la boxe. Secondo Adel, 30 anni, titolare di un chiosco di prodotti alimentari, la vittoria di Rahimi è un evento anche migliore del Id al-Adha, un’importante festa islamica: sarebbe come dire che è meglio del Natale. L’estate e l’autunno 2012 potranno essere ricordati dalla gente di Kabul come il periodo in cui gli sport professionistici di ispirazione occidentale sono finalmente arrivati nella loro città. L’incontro di boxe e una serie di partite di calcio hanno offerto una buona ragione per dimenticare, almeno per qualche ora, i talebani, la presenza straniera, i signori della guerra e tutti coloro che hanno inflitto dolore e sofferenza al Paese.
È da molto tempo che in Afghanistan è presente una vivace attività sportiva a livello dilettantistico. Ma molte iniziative — ad esempio la creazione di una squadra femminile di boxe — spesso sono sembrate voler compiacere il desiderio degli occidentali di vedere che i loro sforzi stanno realmente cambiando l’Afghanistan. I grandi eventi sportivi di questa stagione, invece, erano destinati solamente a divertire gli afgani. Prima del match “Fight 4 Peace” c’era stata la stagione inaugurale della Premier League afgana, il campionato di calcio professionistico. Sia l’incontro di boxe che il calcio sono stati organizzati sul modello dei grandi eventi sportivi americani o europei, con tanto di sponsor e riprese televisive in diretta. Per gli afgani sono stati eventi importanti come la fine dell’escalation della presenza militare americana, avvenuta proprio durante la stagione della Premier League.
«Perché dovrei pensare ai talebani o a Obama quando guardo una partita di calcio?» ha risposto seccato Muhammad Ishaq Geran quando, durante un incontro della Premier League, gli è stato chiesto come fosse guardare una partita di calcio durante il regime talebano. Per il signor Geran, 48 anni, impiegato al Ministero della Sanità, i talebani avevano quasi distrutto il calcio. Quando c’erano loro al potere, ha spiegato, spesso le partite si trasformavano in spettacoli di propaganda, dove a metà dell’incontro si procedeva a esecuzioni e amputazioni. Lui le detestava, ma dato che la televisione, la musica, la danza e le altre forme di intrattenimento erano vietate, il calcio era «l’unico diversivo che ci era rimasto ». Così, durante le esecuzioni, chiudeva gli occhi. Ora che l’Afghanistan ha avuto la Premier League, anche il signor Geran ha potuto trovare nello sport la stessa evasione di tutti i tifosi del mondo. A ciò hanno contribuito anche il basso
prezzo dei biglietti (meno di 50 centesimi) e le trasmissioni in diretta.
Anche l’incontro di boxe di Kabul è stato un diversivo, ma con un costo più elevato. I biglietti costavano circa 50 euro e i bagarini li vendevano a quasi 185. Il ring è stato montato all’interno della cosiddetta loya jirga, una grande sala da conferenze costruita come luogo in cui i leader afgani potevano incontrarsi e decidere questioni di rilievo nazionale, ad esempio se firmare o meno un accordo strategico con gli Stati Uniti. Ma martedì sera prima è arrivato il mullah, che ha recitato la preghiera che il profeta Maometto avrebbe detto prima di conquistare La Mecca. Poi è stata la volta di una musica pop a tutto volume e di gusto decisamente poco islamico — “ give me what you got in store, girl, I’m begging for more” — e altri spettacoli introduttivi.
Una volta iniziato l’incontro, i quasi tremila spettatori, tutti uomini, erano ormai sovreccitati. Il pugile tanzaniano, Mbelwa, che a quel punto doveva sapere di non avere tra il pubblico neanche un sostenitore, si è calato nel ruolo del cattivo, mostrando i pugni in modo teatrale alla folla che si accalcava intorno al ring. I due contendenti si sono scambiato pugni fino all’inizio del settimo round, quando Rahimi ha colpito Mbelwa al tronco. Il tanzaniano si è avviato al suo angolo tenendosi la spalla con il guantone. L’incontro era finito. All’annuncio della vittoria di Rahimi il pubblico è impazzito. Persino Mbelwa è parso farsi prendere dall’euforia generale. Ha afferrato il nuovo campione (che ora è il testimonial di un energy drink locale) e lo ha sollevato in aria, dando così vita all’ultima teoria cospiratoria: che l’incontro sia stato truccato. «Penso che fossero d’accordo» dice Arash, un cambiavalute di 27 anni. «L’avversario ha afferrato Rahimi e l’ha sollevato in aria malgrado fosse appena stato battuto».