Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  ottobre 30 Martedì calendario

CHI SA L’ITALIANO LAVORA SUBITO [I

laureati in italianistica vengono assunti dalle nostre imprese] –
In Italia si aumentano le tasse e il prezzo per i servizi. A Berlino invece, per favorire l’economia, a volte si abbassano. Magari non sono scelte di alta strategia, ma piccoli interventi che hanno grandi risultati. La settimana scorsa sono andato a Stettino, in Polonia, appena al di là del confine tedesco, verso il Baltico.
Ho deciso all’ultimo momento, ho fatto il biglietto in treno: 10 euro per oltre 120 chilometri. Non ho pagato multe né supplementi. A Roma, per dare il benvenuto ai turisti, se ne pagano 14 per 29 chilometri da Fiumicino alla stazione Termini. E il treno tedesco è pulito e comodo. C’è anche un piccolo scompartimento per la prima classe, ma era vuoto. Non ci va nessuno, e viaggiare lì mi sarebbe sembrata un’ostentazione. A volte si arriva senza cambiare, oppure si cambia treno e se si è in ritardo aspettano pazientemente che sia salito l’ultimo e più lento viaggiatore.
Perché così poco? I treni tedeschi, di solito, sono cari. I miei compagni di viaggio mi hanno spiegato che è una misura politica. Si può fare il biglietto in treno, perché alla stazione di Stettino gli impiegati agli sportelli parlano solo polacco, e poi bisognerebbe pagare in zloty. Per comodità si segue la prassi anche nel senso inverso. Mi sembra una scusa cortese. Si vogliono incrementare gli scambi tra la Pomerania polacca (fino al 1945 parte del III Reich) e Berlino. L’anno scorso, a dicembre, ho compiuto il viaggio di ritorno in piedi perché il treno era affollato di ragazzi che volevano girare per i tradizionali mercatini di Natale di Berlino. I tedeschi vanno a fare shopping in Polonia, soprattutto generi alimentari, o vanno dal dentista o dall’estetista. I polacchi prendono l’aereo a Berlino. Oltre il treno ci sono servizi di minibus che partono a tutte le ore, e per una ventina di euro ti portano a uno dei due aeroporti della capitale, o ti conducono indietro anche se arrivi all’alba o verso mezzanotte. E quelli di Stettino comprano nei negozi di Berlino, oppure si limitano a fare un giro per le boutique di lusso senza fare acquisti. Comunque mangeranno da qualche parte. Uno scambio proficuo per le due città: anche la metropoli prussiana è povera. Anzi, prima che scoppiasse il boom immobiliare, le case costavano di più nel vecchio centro storico di Stettino.
Ho investito i miei 10 euro perché mi avevano invitato per la settimana culturale italiana. Sono arrivato puntuale per assistere alla consegna dei diplomi di laurea della facoltà di italianistica. Una cerimonia solenne, con il corpo accademico in ermellino, la bandiera polacca portata da tre studenti compresi nel loro ruolo, immobili per un paio d’ore. Un coro di religiosi ha intonato gli inni nazionali. Pochi lo ricordano, ma nel nostro c’è una strofa in cui si fa il tifo per l’aquila polacca contro l’oppressore russo, e in quello polacco si ricorda il nostro Risorgimento.
Erano i diplomi degli ultimi tre anni, perché la nostra burocrazia ha continuato a cambiare regole per riconoscere il titolo di studio conseguito dai giovani polacchi. La facoltà di italianistica è nata grazie alla collaborazione con l’Università di Bari. Senza appoggio da parte del nostro governo. Quando la cosa ha cominciato a funzionare, volevano intervenire i nostri politici. Sono stati tenuti a bada. La cultura non dà da mangiare, ha detto qualcuno di loro. Dipende. Stettino, 400 mila abitanti, appare in pieno sviluppo, intasata dal traffico che non è sempre un sintomo negativo.
Come gadget mi hanno regalato una T-shirt con il logo «Stettin Floating Garden 2050». Un giardino galleggiante, perché mai? Il porto fluviale si trova a quasi 60 chilometri dal Baltico, si vuole creare una serie di isole per espandere la città sull’acqua. Una data troppo lontana? «È normale», mi spiegano, «per cambiare un centro urbano ci vuole almeno mezzo secolo». In Pomerania ci hanno pensato per tempo.
Anche la lingua italiana contribuisce allo sviluppo. Tutti i laureati hanno un lavoro, e le nostre imprese preferiscono Stettino perché trovano personale che già conosce la lingua. Ora l’italiano viene insegnato pure in qualche classe alle elementari. Tutto qui. A parte, l’amore per nostra cultura, particolare che suona retorico. «Quando abbiamo cominciato una decina d’anni fa», mi confida uno dei professori giunto da Bari, «guardavano a noi italiani con ammirazione e un pizzico di comprensibile invidia. Oggi ci trattano da pari a pari. E si sbagliano. In qualche punto ci hanno già superato».