Alessandro Carlini, Libero 30/10/2012, 30 ottobre 2012
OGNI CENT DI BENZINA VALE 10 MILA POSTI
[Studio inglese: aumentare di 3 centesimi le accise sui carburanti provoca 35mila disoccupati, un taglio equivalente genera 70mila posti. Così Cameron, che ha ridotto le tasse, ha fatto ripartire il Pil] –
Dal Regno Unito arriva la conferma che ogni volta che si alza il prezzo della benzina si lascia a secco il motore dell’economia.
Secondo uno studio della National Institute for Economic and Social Research (NIESR), realizzato per l’associazione di consumatori Fair-FuelUK, ogni aumento dell’accisa è deleterio per posti di lavoro e Pil. I ricercatori inglesi danno anche i numeri di questo fenomeno. Di fronte, ad esempio, ad una crescita di 3 pence al litro (poco meno di 4 centesimi di euro), si possono perdere fino a 35 mila posti di lavoro, con una flessione dell’economia pari allo 0,1%. Il dato è calcolato in base a una serie di fattori, che si basano su quanto il costo dei trasporti possa incidere su imprese e privati. Se si pensa all’Italia, con tutte le differenze del caso, la situazione potrebbe anche essere peggiore. Nel nostro Paese infatti la dipendenza dai trasporti su gomma è indiscussa. Quindi si può fare un calcolo approssimativo, arrivando a dire che per ogni centesimo di tasse in più sulla benzina si perdono ben 10 mila posti di lavoro. Gli aumenti dell’accisa sui carburanti in Italia, sette dall’inizio del 2011 ad ottobre, hanno riempito le casse dello Stato. Tra gennaio e settembre di quest’anno si sono registrati incassi per 27,5 miliardi di euro, ben il 15,6% in più rispetto allo stesso periodo del 2011, pari a 3,7 miliardi aggiuntivi sull’anno scorso. Un’impennata registrata a dispetto dell’andamento dei consumi, crollati di circa il 10%. Tutto questo ha contribuito ad impoverire gli italiani e a far crescere il numero dei disoccupati. Nel Regno Unito, appena uscito dalla recessione, si pongono un dilemma: conviene alzare di 3 pence al litro l’accisa sulla benzina a partire da gennaio 2013? Se si guarda allo studio del NIESR pare proprio di no. Anzi, si dovrebbero abbassare i prezzi per dare ossigeno all’economia, innescando un circolo virtuoso.
Con un taglio di soli 3 pence si potrebbero creare 70 mila nuovi posti di lavoro, con una crescita del Pil pari allo 0,2%. “Questo studio deve far capire una cosa – ha detto Quentin Willson, portavoce di FairFuelUK – che l’aumento dell’imposta non può essere usato dal Tesoro come una gallina dalle uova d’oro, ma deve essere usata come leva per la crescita”. Il governo britannico, come quello italiano, deve però risolvere il problema di un pesante deficit e cerca quindi di raccogliere soldi nel modo più rapido possibile. Ma a Londra il premier conservatore David Cameron ha agito con intelligenza, arrivando ad aumentare il costo della benzina solo come “extrema ratio”. Rispetto ai piani del governo precedente, infatti, c’è stata una flessione di 10 pence al litro (circa 12 centesimi di euro), che ha contribuito a portare il Paese fuori dalla recessione.