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 2012  ottobre 29 Lunedì calendario

Il Brasile diventa più ricco ed è boom di crack e coca - Il più grosso mercato al mondo per il crack e il secondo per la cocaina, dopo gli Stati Uniti

Il Brasile diventa più ricco ed è boom di crack e coca - Il più grosso mercato al mondo per il crack e il secondo per la cocaina, dopo gli Stati Uniti. Tanto da consumare il 18 per cen­to della coca mondiale. È un quadro dram­matico quello del Brasile, così come emerge da uno studio dell’Università federale di San Paolo, secondo cui il 3% della popolazione adulta (circa 6 milioni di per­sone) fa o ha fat­to uso di cocai­na o suoi deriva­ti. Percentuale che non cam­bia se si prendo­no in esame gli adolescenti, quasi mezzo milione di ra­gazzi che hanno dimestichezza con cocaina e crack. Numeri che fanno paura, soprat­tutto se si pensa che fino a dieci an­ni fa il crack era praticamente sco­nosciuto in Brasile e anche l’uso della cocaina sostanzialmente cir­coscritto. Cosa è dunque cambia­to in questi dieci anni? Soprattutto c’è stata una crescita economica che ha permesso il formarsi di una nuova classe media: un’aggiunta di 32 milioni di brasiliani molto in­clini ai consumi tra cui, appunto, quello di droga. E così il Brasile, che una volta fungeva soltanto da transito per i mercati europei, è di­ventato un avido consumatore del­la droga prodotta in America Lati­na, Colombia, Perù e Bolivia. Addi­rittura il Brasile consuma il 60% di tutta la coca esportata dalla Boli­via. Che il consu­mo di cocaina sia un effetto collaterale del­la crescita eco­nomica lo di­mostrano an­che i rapporti delle Nazioni unite, secondo cui i 2 terzi di tossi­codipendenti nel mondo si trova­no oggi al di fuori dei paesi indu­strializzati. Ad esempio, l’uso del­la cocaina negli Stati Uniti è dimi­nuito del 40% tra il 1999 e il 2009, ma al contempo è aumentato enor­memente in Africa e Ameri­ca Latina; allo stesso modo, il consumo di ero­ina si è stabiliz­zato in Europa ma sta crescen­do nei paesi emergenti,mentre l’ecstasy da Eu­ropa e Usa si sta rapidamente dif­fondendo nel Sud Est asiatico, in America Latina e nei paesi caraibi­ci. Ad agevolare la diffusione, oltre all’aumentato livello di vita,è il fat­to che questo si abbina a un rapido processo di urbanizzazione che fa­cilita lo smercio grazie anche alla difficoltà delle istituzioni di con­trollare efficacemente i nuovi terri­tori urbanizzati. In questo proces­so il Brasile detiene certamente il primato e il fatto che una dose di crack costi quanto un pacco di bi­sc­otti fa sì che la diffusione si molti­plichi anche tra i ceti meno abbien­ti. A volte gli interventi repressivi hanno addirittura effetti opposti a quelli desiderati. Prendiamo il ca­so di Rio de Janeiro: nelle favelas, culla dei trafficanti di droga, fino a sei anni fa il crack non esisteva. Ma le autorità,nello sforzo di sostene­re la­candidatura della città per l’or­ganizzazione dei Mondiali di cal­cio del 2014 e delle Olimpiadi del 2016 hanno cominciato a usare la mano pesante nelle favelas contro il traffico di cocaina. Per riparare al danno economico i boss locali han­no allora cominciato a introdurre il crack: costa poco, ma si guada­gna sulla quantità. E così in pochi anni questa droga ha dilagato in tutte le città brasiliane. Proprio due dei centri di maggiore spaccio di crack, le favelas di Jacarezinho e Manguinhos a Rio, sono stati espu­gnati di recente con un blitz quasi cinematografico: ottocento uomi­ni della polizia militare e dei corpi speciali, elicotteri, blindati della Marina sono entrati in azione e in pochi minuti hanno preso il con­trollo della zona. In quella circo­stanza è stato arrestato anche «Ro­drigao », ritenuto il nuovo boss del­la droga della favela di Rocinha. Negli ultimi mesi il governo brasi­liano ha de­ciso anche di partecipa­re ad operazioni congiunte di poli­zia nei paesi vicini produttori di co­ca, per sradicare le coltivazioni. Molti dubitano dell’efficacia di questa strategia visto che dopo 40 anni di lotta alle coltivazioni, Perù e Bolivia restano fra i principali pro­duttori mondiali. Del resto i confi­ni del Brasile sono troppo ampi per permettere un controllo accu­rato. Resta il fatto che per il Brasile ormai questa è una vera e propria emergenza nazionale: il governo si è trovato impreparato a questa si­tuazione e oltre all’aumento della criminalità, il massiccio uso di dro­ga sta mettendo in crisi anche il si­stema sanitario, incapace di ri­spondere alla crescente domanda di assistenza per tossicodipenden­ti. Lo scorso dicembre il presiden­te Dilma Rousseff ha varato un pia­no da 2,2 miliardi di dollari sia per programmi di assistenza ai dipen­denti da crack sia per programmi di educazione e prevenzione. Ma rischia di essere troppo poco, trop­po tardi.