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 2012  ottobre 29 Lunedì calendario

A questo centrodestra manca un Beppe Renzi - Grillo e Renzi, è possibile tentare un analisi culturale dei due fenomeni? Da dove spuntano le due maggiori novità della politica italiana? Da quale storia, da quale cultura, da quale matrice? Si potreb­be­rispondere sbrigativamente che non sorgo­no da alcuna storia, da alcuna cultura politica, da alcuna matrice, ma proprio dal loro collas­so

A questo centrodestra manca un Beppe Renzi - Grillo e Renzi, è possibile tentare un analisi culturale dei due fenomeni? Da dove spuntano le due maggiori novità della politica italiana? Da quale storia, da quale cultura, da quale matrice? Si potreb­be­rispondere sbrigativamente che non sorgo­no da alcuna storia, da alcuna cultura politica, da alcuna matrice, ma proprio dal loro collas­so. Il collasso della sinistra per Renzi, il collas­so della politica per Grillo. Il loro carattere principale è appunto quello, di rappresentare lo strappo, la novità, la mancanza di preceden­ti. Ambedue affondano le loro radici nel pre­sente, cioè - si potrebbe dire - non hanno nes­suna vera radice. E questo nel momento attuale appare già una buona referenza di nuovismo. Adesso è lo slogan e la parola chiave di Renzi. La sua ideo­logia è il presentismo. Il Vaffa di Grillo è la sua versione negativa, come dire: adesso basta. Non c’è alcuna cultura dietro di loro, alcuna storia, ma la realtà del momento e il deserto di valori. Persino la Lega volle darsi una sua mito­logia e inventarsi un passato ampolloso. Sul piano mediatico Grillo e Renzi si situano esattamente al giro di boa tra l’epoca televisi­va e l’epoca del web. Sono due leader televisi­vi, partoriti dal video. Grillo deve la sua fama alla tv, e deve il suo «carisma» alla forzata lon­tananza dal video come predicatore scomo­do. Renzi è nato politicamente in tv, e in tv ren­de bene, comunque meglio che ad ammini­strare Firenze; il suo spin doctor è Giorgio Gori che viene dal cuore della tv berlusconiana, girone reality . Ma Grillo ha fatto proselitismo sul web e Renzi ha lo stile politico del­l’era di Facebook e di Twitter . In questo sono la generazione se­guente a quella dei leader televisi­vi che cominciò con gli Almirante e i Pannella e si concluse con Berlu­sconi, Fini e Veltroni. A proposito di Veltroni,Renzi può dirsi l’evolu­zione della specie veltroniana, il passaggio ulteriore con la definiti­va rottura rispetto al passato. È quello l’unico aggancio di Renzi con il partito della sinistra. Un po­stveltronismo che supera la deri­va­zione storica dalla sinistra e l’ an­tiberlusconismo, aggiornando il suo kennedismo in obama-blairi­smo. Viceversa l’antefatto di Gril­lo è la sua battaglia, quando era an­cora comico, contro i poteri econo­mico- finanziari.Prima contro l’in­dustria e i grandi marchi pubblici­tari, che gli costò l’allontanamen­to dalla Rai, poi in difesa dei consu­matori contro le speculazioni fi­nanziarie e monetarie, lo strapote­re delle banche e delle multinazio­nali. Se Renzi si presenta come una nuova mediazione pragmatica tra la politica e l’economia, fra la sini­stra e i tecnici, Grillo si presenta co­me il nemico di ambedue: l’uno co­struisce ponti fra i due poteri, l’al­tro li fa saltare. E su questa doppia missione raccolgono i rispettivi consensi. L’antipolitica di Grillo è anche antitecnocrazia. Renzi rot­tama la vecchia politica, Grillo rot­tama la politica. Ambedue ritengo­no ormai sepolte le vecchie catego­rie di destra e sinistra, di comuni­smo e anticomunismo, di liberi­smo e statalismo. Cavalcano il mo­mento e parlano nel nome del futu­ro. Lo stile di Renzi è confidenziale, giovanile, ammiccante. Lo stile di Grillo è indignato con sarcasmo: l’invettiva,il tono irato e urlato an­che quando esprime concetti posi­tivi. Il primo trasmette un messag­gio subliminale: «Finalmente si torna a ragionare tra noi sul pre­sente, e non per partito preso». Il secondo esprime un messaggio in­verso: «Finalmente lo possiamo gridare e ce ne possiamo libera­re ». La nobiltà dell’uno è una spe­cie di scoutismo scanzonato; la no­biltà dell’altro è il gesto epico e tita­nico, in Sicilia a nuoto. Il grillismo e il renzismo non so­no figli del berlusconismo ma ne sono fortemente permeati. Non solo per la genesi televisiva e per la politica intesa come one man show , secondo un modello televi­sivo e americano che li accomuna al Cavaliere, ma per ulteriori con­sonanze. Con Berlusconi Matteo Renzi ha in comune il pragmati­smo e la piacioneria. Con Berlu­sconi Beppe Grillo ha in comune il populismo antipolitico e lo stretto rapporto con la satira. Grillo nasce con la satira, Berlusconi ne è atto­re, latore e bersaglio, soggetto atti­vo e passivo di satira: il partito del­la satira si coagulò contro di lui, tra­scinando la politica; e Berlusconi stesso navigò tra la satira e la sati­riasi. Nella sua popolarità quanto nella sua impopolarità ha contato in modo determinante l’immagi­ne di lui che ne ha dato la satira e che nel periodo finale del suo go­verno si faceva combaciare con la realtà. È anche per questa sottile af­finità che il grillismo e il renzismo possono attecchire oggi sull’elet­torato berlusconiano; Renzi su quello più pragmatico, Grillo su quello più radicale. I due comunque smentiscono il ritornello che sia finita l’epoca del partito personale, il tempo dei Ber­lusconi e dei Di Pietro, dei Fini e dei Casini, dei Pannella, dei Ven­dola e dei Bossi. Non sarebbe pos­si­bile infatti il grillismo senza Gril­lo né il renzismo senza Renzi, non hanno una consistenza propria e una linea politica che prescinde dal loro capo. Sono movimenti personali. La campagna elettora­le in Sicilia è tutta incentrata su Grillo, i suoi comizi e le sue impre­se nautiche. si ignora il candidato 5stelle. Se Renzi sorge a sinistra e Grillo sorge dal neo-qualunquismo del­la protesta contro tutti, a destra in­vece non è nato nulla di nuovo. O se è nato, non ha sufficiente forza, visibilità e sostegno mediatico per imporsi sulla scena: nulla di nuo­vo, fuor di Oscar Giannino, eccel­lente analista economico ma non un trascinatore politico, televisivo e popolare paragonabile ai due. Il resto si agita tra i rigurgiti del passa­to: rigurgiti democristiani e missi­ni, liberal-socialisti e berlusconia­ni. Se dovesse sorgere una novità da questo versante non potrebbe però avere radici solo nel presen­te, come Renzi e Grillo; sarebbe una contraddizione col suo poten­ziale bacino di consenso. Dovreb­be essere un innovatore di stile e di linguaggio ma anche un postmo­derno fautore della tradizione, in­terpretata in modo nuovo. Tradi­zione e Connessione. Traditio on line , l’ossimoro vincente per un Beppe Renzi di destra. La sua origi­nalità dovrebbe essere proprio quella: tornare alle origini ma in modo originale. A trovarlo.