Roberto Giardina, ItaliaOggi 27/10/2012, 27 ottobre 2012
I CASTORI COMUNISTI SPECIE PROTETTA
La scomparsa Germania dell’Est aveva un drammatico bisogno di valuta, e tutto aveva un prezzo. I contestatori che volevano abbandonare il paradiso rosso per andare all’Ovest vendevano di tutto, dagli oggetti d’arte alle porcellane di Meissen.
Negli ultimi giorni della Ddr misero in vendita persino i castori: 18 esemplari ceduti al prezzo di 14 mila Deutsche Mark, esportati nella regione dell’Assia.
Un bel salto per questi animali specializzati in dighe, dal Brandeburgo orientale ai boschi intorno a Francoforte, capitale finanziaria dell’altra Germania.
Ora, un quarto di secolo dopo, i castori si sono moltiplicati, sono oltre duecento, e creano qualche problema. Ma sono una specie protetta e vanno lasciati tranquilli.
I castori erano abbastanza diffusi nel centro Europa fino al XVI secolo, ma l’ultimo esemplare fu avvistato in Assia a metà dell’Ottocento. Vittime di una caccia spietata a causa della loro pelliccia. La Ddr non si preoccupava molto dell’ecologia. Quel che contava era produrre il più possibile a costi ridotti, bastava tenere segreti i dati sull’inquinamento. Ma i castori vennero protetti. Impossibile importare pellicce di visone dall’Occidente, con dispiacere delle signore della Nomenklatura.
Una pelliccia di castoro non era da disprezzare, e in pochi anni nella zona intorno all’Elba gli esemplari superarono le 2 mila unità. Inoltre era apprezzata la loro carne, simile a quella dei cinghiali. Una prelibatezza, a quanto pare. E un castoro arriva a pesare una quarantina di chili. Una storia simile a quella degli orsetti lavatori, sotto un’altra dittatura. Non si vendevano pellicce al III Reich, e per accontentare le signore naziste si cominciò ad allevare procioni. Non ci fu il tempo di fare pellicce: una bomba nel 1943 liberò da una gabbia 28 esemplari. Oggi sono decine di migliaia, prepotenti e golosi, e se ne vanno a passeggio anche per il centro di Berlino. L’idea di comprare castori al di là della cortina di ferro venne alla signora Irmgard Schultheis, 72 anni oggi, un’amante della natura che ha creato un parco privato, forse l’unico al mondo, vasto cinque ettari. La trattativa fu condotta con molta discrezione, e andò in porto grazie all’appoggio del governo di Bonn. Molti non avrebbero gradito che si pagassero i comunisti per qualche animale senza importanza. Le prime tre coppie giunsero nel 1987, e altri 12 esemplari furono venduti l’anno dopo. Forse il paragone potrà sembrare di cattivo gusto, ma Berlino Est aveva un tariffario per i tedeschi orientali che volessero emigrare. Le trattative venivano condotte dall’avvocato Wolfgang Vogel, soprannominato «der Rechtsanwalt des Teufels», l’avvocato del diavolo, che amava girare su una Mercedes dorata: si finiva in carcere, e si veniva riscattati dalla Repubblica federale. Un ingegnere costava almeno 40 mila marchi, un professore la metà, un operaio specializzato qualcosa di più, per gli studenti si praticava un forte sconto. I castori vennero quasi svenduti.
Il loro feudo oggi è il parco della signora Schultheis, chiamato Castoreum, ma si sono diffusi in una cinquantina di altre zone. Di tanto in tanto con le loro dighe provocano qualche piccola inondazione, ma si tollera nel rispetto della natura. Il castoro Willy, giunto con il primo gruppo, è considerato il capo della colonia, affezionato a Frau Irmgard come un cane, e sempre molto attivo nel creare barriere e nel procreare altri castorini. Nei boschi dell’Assia non ci sono altri animali da temere, come invece in Canada, e la colonia continua a moltiplicarsi senza problemi.