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 2012  ottobre 27 Sabato calendario

MONTEZEMOLO FA IL ROTTAMATORE


Luca Cordero di Montezemolo il rottamatore. «Non possiamo stare a guardare», dice, «rimbocchiamoci le maniche per mandare a casa una classe politica che ci ha portato a questa crisi, ricordiamocene alle prossime elezioni altrimenti questi politici saranno gli stessi che ci ritroveremo nella terza repubblica».
La mente è rivolta alla sua Italia Futura e alla manifestazione del 17 novembre «dove non ci saranno solo cattolici, come ho letto su qualche giornale, ma tutta la società civile che vuole cambiare la politica, oggi chiusa, accartocciata su se stessa, i politici si parlano tra loro incuranti del fatto che la lettura dei giornali, la mattina, con le loro gesta è purtroppo una formidabile spinta ad allargare il divario tra i cittadini e la politica».
Montezemolo parla a Bologna, nell’austera sala di palazzo re Enzo, al congresso dell’associazione dei dirigenti amministrativi e finanziari.
Scherza: «Anch’io sono entrato da poco nel circolo della finanza, mi sono ritrovato vicepresidente di una grande banca quasi per caso». È stato messo al vertice di Unicredit dal sultano di Abu Dhabi, quello che gli compra le Ferrari per la corte e che ha costruito il parco tematico del cavallino, una Disneyland dei motori «per la quale non abbiamo investito un soldo e riceviamo cospicue royalties».
S’è fatto precedere, al congresso, da una sponsorizzazione: due Ferrari fanno bella mostra di sé nel cortile, con tanto di hostess per prendere le eventuali prenotazioni. È vestito di scuro, camicia a righe con cravatta blu e in mezzo il cavallino in rosso scuro. Nel taschino il fazzoletto bianco. I capelli sono più lunghi del solito. Prima di salire sul palco le telecamere lo assalgono e lui prima parla di formula uno («il prossimo sarà un gran premio difficile e decisivo, lotteremo fino allo stremo. Ma ho detto ai vertici della federazione che debbono calmare i ragazzotti troppo vivaci che ci hanno tamponato nelle ultime due gare facendoci perdere punti preziosi») poi di Italia Futura («non ci interessano alleanze o apparentamenti, guardiamo al dopo-elezioni e a una politica che non vorremmo più fosse come prima») e del suo ruolo («non mi candido, ma la politica non può essere monopolio dei politici e dei partiti, perciò darò un contributo al rinnovamento, da semplice cittadino»).
E così, un po’ imprenditore, un po’ bancario, un po’ politico e un po’ cittadino lancia fendenti a destra e a manca. Incomincia da Silvio Berlusconi: «Siamo di fronte alla necessità di ricostruire il paese dopo 20 anni di non-decisioni e coi tempi che ha il mondo oggi non decidere significa arretrare, infatti il reddito pro-capite di oggi è inferiore a quello di ieri». Ancora: «È chiaro che, salvo ripensamenti, non esiste più l’one-man-show in politica. Bisogna fare lavoro di squadra in politica come in azienda».
Poi ce n’è per tutti, centrodestra e centrosinistra: «sono molti coloro che hanno occupato posti di governo valutando negativamente la globalizzazione e cercando di arginarla, invece la globalizzazione, per altro inevitabile, è un’opportunità, se l’Italia continua a stare a galla è per merito dell’export e questo è determinato dal mercato che si è allargato, diventando mondiale. Negli anni 90 la Ferrari aveva due mercati oltre a quello italiano: Stati Uniti e Germania. Oggi esportiamo in 60 paesi e ci accingiamo a chiudere un anno coi conti da record». Ma neppure Mario Monti è esente da colpe: «Si continuano a non tagliare le spese della politica, i privilegi, l’apparato burocratico, ma in questo modo non si va da nessuna parte anche perché contemporaneamente c’è un carico fiscale ormai insopportabile, un lavoratore si vede decurtata dal fisco oltre la metà della busta paga poi quando arriva a casa deve ancora pagare tasse sulla luce, il gas, l’acqua_».
Nel mazzo c’è anche Confindustria: «Ai convegni di Confindustria vi è sempre un lamento che accompagna l’elenco dei punti critici che non porta a nulla, occorre rimboccarsi le maniche e puntare su uomini in grado di cambiare la situazione. Dal lamento bisogna passare all’azione».
Ma Lcdm è anche uomo-marketing, perciò si rivolge, sornione, alla platea: «In Italia Futura abbiamo bisogno di gente come voi, andate sul web e iscrivetevi». Quindi spiega che il manifesto «Verso la Terza Repubblica» (che appunto sarà presentato il 17 novembre) «è una convergenza di valori e di idee, nella convinzione che per rigenerare una partitocrazia e una politica così lontana dai cittadini serve un’aria fresca che proviene dalla società civile, da tutti coloro cioè che ogni giorno si confrontano con i problemi. Non si può pensare che nel momento in cui si chiedono tanti sacrifici ai cittadini non si vada a modificare a fondo lo Stato, i privilegi della politica, le inefficienze, gli sprechi e una spesa pubblica inaccettabile»’.
Non si candiderà ma sarà lui il protagonista di questa convention e certamente aspira a giocare un ruolo nella politica italiana, in quale modo dipenderà dall’esito delle prossime elezioni e dai rapporti di forza che vi saranno tra gli schieramenti. Per ora si propone come un neo-rottamatore ma anche come un costruttore, è il ruolo double face che giocherà il 17 novembre a Roma e che lo caratterizzerà fino alle elezioni: «cambiamo la classe politica perché ce la possiamo fare a uscire dal degrado in cui ci troviamo. Malgrado tutto l’Italia è ancora un paese di grandi eccellenze, di straordinario potenziale e di opportunità, c’è fame di Italia nel mondo».