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 2012  ottobre 29 Lunedì calendario

BANCHE. L’INCUBO CREDITI E IL RISCHIO-STATO

Banche sempre sulla graticola. Dopo le obbligazioni tossiche e l’esposizione verso titoli di debito a sovranità evidentemente limitata sono adesso i crediti dubbi a pesare sulla quotidianità degli istituti di credito italiani. Il rapporto Abi del mese di ottobre evidenzia sofferenze lorde, nei portafogli delle banche italiane in base alle risultanze del mese di agosto, prossime ai 116 miliardi di euro. Erano 114 miliardi a luglio. L’incremento è ascrivibile alle sofferenze nette, passate in quei trenta giorni da 64 a 66 miliardi. A offuscare l’orizzonte delle banche di casa nostra è anche il differenziale stimato dall’Abi tra i tassi attivi e passivi: prima della crisi del 2008 era a circa il 3 per cento, oggi siamo al minimo di 1,72 per cento (172 basis point): come guadagnare a questi livelli?Crescono i depositiL’unico segnale positivo che emerge dal recente rapporto dell’associazione bancaria afferisce alla raccolta. Il dato complessivo di depositi più obbligazioni è aumentato a settembre 2011 rispetto allo stesso mese dell’anno precedente dello 0,57 per cento a 1.729 miliardi di euro. In particolare sono i depositi da clientela ad aver fatto un salto in avanti (+4,67 per cento), per un totale di 1.158,4 miliardi, una crescita in grado di colmare la nuova flessione della raccolta obbligazionaria, -6,83 per cento a 570,9 miliardi.In calo invece gli impieghi complessivi (privati e pubblica amministrazione) a 1.930 miliardi (-1,3%) e, all’interno di questo valore, sono risultati soprattutto in calo gli impieghi destinati a famiglie e imprese: -2,6 per cento a 1.484,5 miliardi di euro. «Non c’è domanda di credito per investimenti ? ha spiegato il capo economista dell’Abi, Gianfranco Torriero ? ma solamente per ristrutturazioni di vecchi crediti».La qualità ripagaIl nodo è dunque lì: dare credito nel momento in cui i crediti già erogati non tornano a casa, non vengono onorati. O lo sono solo in parte. Banca d’Italia ? vedi altro articolo a pagina 43 ? avverte gli istituti del pericolo di una trasformazione delle banche in strumenti di welfare: non è questa la funzione a cui sono delegate. Le preoccupazioni sono state certificate da Mediobanca Securities con uno studio presentato la settimana scorsa a Londra e realizzato da Antonio Guglielmi e Riccardo Rovere. Lo studio analizza i bilanci 2011 di 33 banche europee, di cui otto italiane. Malgrado le sostenute iniezioni di capitale e una attenta politica degli attivi le banche italiane non sono nelle condizioni di dormire sonni tranquilli. Soprattutto, evidenzia Mediobanca Securities, a causa dello stock di credito problematico. Se poniamo questo stock in rapporto con l’indice Core tier 1 ? uno dei principali indicatori del capitale, che evidenzia la solidità delle banche ? otteniamo questi valori: Credem 38%, IntesaSanpaolo 59%, Bpm 63%; Ubi 73%, Unicredit 82%, Bper 109%, Mps 140% e Banco Popolare 154%.Considerando che il range medio tra le 33 banche analizzate è pari al 49 per cento è facile trarre conclusioni. Preoccupa soprattutto la coppia Banco Popolare e Mps, dove i conti di quest’ultimo sono stati analizzati non considerando l’impatto degli 1,9 miliardi di Tremonti-bond ancora in portafoglio. Il Banco, invece, sottolineano in Piazzetta Cuccia, risente ancora della vicenda Italease.In entrambi i casi, considerando le garanzie collaterali ai crediti dubbi, la situazione diventa assai meno gravosa: Mps ha iscritto a bilancio valori in garanzia per 24 miliardi, 21 miliardi per il Banco, in entrambi i casi più che sufficienti per colmare il gap di capitale stimato da Mediobanca securities a 4,8 miliardi per Verona e a 6,1 miliardi per Siena. Peraltro, la valutazione dei collaterali è estremamente articolata e apre problemi di complessità e incertezza. Lo studio evidenzia anche un fatto del tutto singolare legato alla valutazione dei titoli governativi.Doppia letturaProprio nel caso del Monte dei Paschi, il consistente stock di titoli di stato italiani aveva causato, a detta dell’Eba, un buco da 3,3 miliardi di euro. Quando però Rocca Salimbeni va a finanziarsi direttamente dallo stato italiano, questi titoli si trasformano nella miglior garanzia possibile. Una evidente distonia. Come è possibile che titoli di stato italiani posti all’attivo siano considerati di cattiva qualità ed emissioni della stessa controparte, posti al passivo, diventino top quality?Le prossime settimane, con la presentazione dei risultati del terzo trimestre 2012 aiuteranno a comprendere meglio lo stato di salute degli istituti di credito italiani. In particolare sarà importante comprendere a quanto ammonta, oggi, il mark to market dei titoli decennali italiani in portafoglio a Siena. Dopo i picchi di rendimento al 6 per cento, oggi si viaggia attorno al 4,75%. Il miglioramento del merito creditizio governativo, che la scorsa settimana ha fatto un balzo indietro di sei mesi, può cambiare le prospettive alle banche italiane. Mps, su cui si è abbattuta giovedì la scure delle agenzie di rating e che ha già in casa Tremonti bond per 1,9 miliardi, un consistente finanziamento Bce e potrebbe finanziarsi per 3,5 miliardi con i Monti-bond, percorre un sentiero stretto e impervio. La statalizzazione non è dietro l’angolo ? Bce è una organizzazione sovranazionale ? ma solo una ripresa dell’economia reale nel 2013 può concretamente allontanarla.
Stefano Righi