Giusi Fasano, Corriere della Sera 30/10/2012, 30 ottobre 2012
APPOSTAMENTI E IRRUZIONI IN CASA. QUANDO LA SUOCERA DIVENTA STALKER
Succede nel Vicentino. Una donna di 69 anni è indagata per stalking per aver reso impossibile la vita della nuora. Per chiarire: nei periodi meno molesti (si fa per dire) è stato un continuo martellante lamentarsi di tutto. «Ma guarda che disordine in questa casa...», «quella è tutta estetista e vestiti scollacciati», «tanto paga quell’idiota di mio figlio», «bella vita svegliarsi tardi mentre lui poveretto lavora». Tutte cosucce di questo tenore. All’inizio in equilibrio sul filo sottile della critica ma col passar del tempo sempre più fastidiose. Erano l’anticamera delle molestie vere e proprie: incursioni, controlli telefonici, pedinamenti. «Per il bene di mio figlio», s’intende.
Eccolo qui il passaggio chiave: il bene di lui. Che spesso (sempre più spesso) assiste senza muovere un dito a un crescendo di astio fra sua moglie e sua madre. Che sa bene di andare dritto verso il burrone ma preferisce fingere che non sia così. Che a volte capitola in favore di mamma e che se proprio deve alzare muri di difesa spesso lo fa quando ormai è troppo tardi per salvare il suo matrimonio.
«Tutto nasce dal rapporto della madre con il figlio maschio quando nella vita di lei la relazione coniugale viene meno o si indebolisce» ragiona la psicologa e scrittrice Silvia Vegetti Finzi. «Tutti dovremmo aver presente che ci sono posizioni che non possono essere violate. E invece ci troviamo spesso davanti a comportamenti simbolicamente molto sbagliati. Faccio un esempio: la madre che permette al proprio figlio di prendere il posto del padre nel lettone quando lui per qualche motivo è assente».
Eppure nell’immaginario collettivo (nella pubblicità, nel cinema, perfino nelle barzellette e nei detti popolari) è sempre stato il genero a sopportare suocere pensate come invadenti, autoritarie, perfide. Sbagliato. Un tempo sarà pure stato così ma oggi, nella realtà, il più delle volte il duello è fra la suocera e la nuora. «Prima si trattava di una battaglia fra due generazioni diverse» riflette ancora Silvia Vegetti Finzi. «Ora invece è sempre più spesso una lotta fra due rivali in amore, come se le due donne appartenessero a una stessa generazione. Sono in crescita i casi nei quali per una madre un figlio non è più soltanto un figlio ma anche un partner al posto di quello vero che non c’è più o che non conta più niente».
Madri gelose che non mollano la presa. Oppure iperprotettive al punto da pretendere di controllare i sentimenti altrui, sempre (va da sé) secondo la formula del «bene di mio figlio». È andata così anche nel Viterbese qualche mese fa, per citare un altro caso di suocera denunciata per stalking. La signora in questione, come quell’altra, ha tormentato la donna di cui suo figlio si era perdutamente innamorato ma stavolta l’assillo era per la causa contraria: che lei tornasse da lui, per amor del cielo. Perché da quando lo aveva lasciato suo figlio non viveva più. Anche qui: lettere, pedinamenti, telefonate. Una persecuzione. E naturalmente nemmeno un briciolo di autocritica per aver contribuito, con la sua continua ingerenza, alla separazione della coppia.
«C’è voluto il reato di stalking perché intrusioni così invasive, e che possono essere causa di gravi danni, fossero riconosciute in campo giudiziario» dice Anna Galizia Danovi, matrimonialista e presidente del Centro per la riforma del diritto di famiglia. «Sono convinta che sia un problema culturale che oggi emerge ma che c’è sempre stato. In un certo senso ci sarebbe da fare un discorso sulla prevenzione. Per una coppia si tratta di spazi vitali da non invadere. È fondamentale. E io credo che sarebbe un bene stabilire dei patti veri e propri, soprattutto quando più o meno si sa già a cosa si va incontro». In sostanza un accordo, magari scritto e firmato, per mettere in chiaro i paletti che la mamma (di lei o di lui non importa) non potrà mai superare.
Giusi Fasano