Guido Olimpio, Corriere della Sera 30/10/2012, 30 ottobre 2012
IL BIMBO UCCIDE IL PAPA’ NAZISTA. PUO’ ESSERE GIUDICATO UN KILLER? —
Joseph, 12 anni, è cresciuto non proprio in un nido. Fin da bimbo ha visto attorno a lui divise nere da SS, bandiere con la croce uncinata, fucili. Fin da piccolo invece che fiabe ha sentito risuonare il saluto «Sieg Heil», accompagnato dal braccio teso e da lunghe «tirate» del padre neonazista, Jeff Hall. Un uomo severo che volentieri gli riservava trattamenti duri e disciplina. Ma che comunque Joseph amava. Amava. Al passato. Sì, perché all’alba del Primo Maggio di un anno fa, il ragazzino ha fatto fuori il papà a colpi di 357 Magnum sottratta da un armadio. Gli ha sparato alla testa mentre dormiva su un divano. Senza alcuna esitazione.
Ora il caso giudiziario di Joseph è diventato materia giuridica. Per Michael Soccio, procuratore di Riverside, California, il bambino è «un assassino», sapeva quello che faceva, ha commesso un omicidio premeditato, privo di attenuanti. Non la pensa così l’avvocato d’ufficio, Matthew Hardy: Joseph — è la sua tesi difensiva — ha problemi psicologici e neurologici, inoltre ha subito abusi fisici e, soprattutto, è stato «condizionato» dall’ideologia neonazista. Insomma, non poteva distinguere tra giusto e sbagliato.
Su questo punto si è accesa la battaglia. L’ambiente nel quale è vissuto il bimbo insieme all’educazione razzista ha davvero favorito l’omicidio del padre? Gli indizi portano a rispondere di sì, anche se Soccio argomenta il contrario.
Nell’esporre la sua accusa, il procuratore ha sottolineato che Joseph voleva davvero bene al papà. Lo stava a sentire, anche se i metodi imposti tra le pareti di casa erano ferrei. Il bambino ha sparato a Jeff Hall — ha aggiunto — per due motivi: lo aveva sculacciato la sera prima e temeva che se ne andasse per sempre.
La fede neonazi del genitore dunque, secondo questa interpretazione, non c’entrerebbe proprio nulla. Poi per dimostrare una presunta predisposizione al crimine del minore ha sottolineato come Joseph abbia alle sue spalle episodi gravi. Dei precedenti. Tra questi l’aggressione nei confronti di un insegnante al quale ha attorcigliato un cordone al collo. Motivi per restare sotto controllo — in prigione — il più a lungo possibile.
La legge in California prevede che i minori di 14 anni non possano essere incriminati, a meno che non esista una prova chiara che fossero consapevoli di fare del male. E Joseph, nella visione del procuratore Soccio, ricade in questa categoria: sapeva, eccome. Un eventuale verdetto di colpevolezza potrebbe tenerlo in prigione, come minimo, per una dozzina di anni.
Non sarà facile però per il giudice emettere la sentenza. Impossibile non tener conto della storia personale di Joseph. Madre adottiva, quattro fratelli, denunce, scontri sull’affido, una lista infinita di visite da parte dei servizi sociali. Un inferno familiare. Dove l’unico punto di riferimento era un uomo — Jeff Hall — che tirava su i suoi figli spiegandogli come «difendere ovunque i diritti dei bianchi» e l’importanza della segregazione razziale. Ma non si accontentava di parlarne nel tinello. Spesso si portava dietro alle manifestazioni un pezzo della famiglia. La seconda moglie e qualche figlio. Uscite pubbliche dedicate alla propaganda dove il padre, in divisa da seguace hitleriano, enunciava il suo piano di battaglia.
Per contrastare chi minacciava la purezza ariana nel cuore d’America o per fermare, con pattuglie armate sul confine, l’invasione degli immigrati dal Messico. Ad una di queste era presente anche un giornalista del New York Times che ha raccontato ieri la storia. Jeff Hall era esploso in uno dei suoi attacchi di rabbia perché alcuni dei suoi figli avevano combinato un pasticcio.
Dalle testimonianze e dagli atti giudiziari è emerso che gli strilli del neonazi erano a volte accompagnati dalla mano pesante. O sarebbe meglio dire calci pesanti. Ma gli amici — probabilmente con il suo stesso credo — hanno giurato che non era nulla di «criminale». È sempre stato un «buon papà», ribattono a chi ricorda le violenze. Un «buon papà» che ha insegnato ai suoi figli a maneggiare le armi. Joseph purtroppo ha imparato a farlo bene. E lo ha dimostrato all’alba del Primo Maggio di un anno fa.
Guido Olimpio