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 2012  ottobre 30 Martedì calendario

L’IMPERO DI DE BENEDETTI PASSA AI FIGLI

[Rodolfo diventerà presidente di Cir mentre Mondardini sarà l’ad del gruppo] –
Il cerchio si chiude. Dopo aver lasciato, nell’aprile del 2009, tutte le cariche aziendali ad eccezione della presidenza del gruppo L’Espresso, Carlo De Benedetti completa ora il passaggio di consegne con la cessione delle azioni. Nelle prossime settimane passerà ai figli il pacchetto di controllo della Cir, gruppo che opera nei settori dell’energia, delle componenti auto, della sanità e, con L’Espresso appunto, dell’editoria. I primi effetti ricadranno sulla governance. Il figlio Rodolfo diventerà presidente, mentre Monica Mondardini sarà chiamata a ricoprire il ruolo di amministratore delegato.
Oggi l’Ingegnere controlla Cir attraverso Cofide, che a sua volta è in mano per il 52,37% alla Sapa di famiglia (la Carlo De Benedetti & Figli,), che grosso modo fa capo al padre per l’80% e ai figli per il restante 20%. Il passaggio di consegne avverrà, si specifica in una nota, «gratuitamente». Se si ricalcherà la situazione attuale nella Sapa, ai figli potrebbero andare quote paritetiche, anche se l’unico impegnato nel gruppo, di cui oggi è amministratore delegato, è Rodolfo. I fratelli hanno intrapreso carriere diverse: Marco guida in Italia il fondo di private equity Carlyle, Edoardo è cardiochirurgo a Ginevra, la città dove tutti e tre hanno compiuto gli studi. Rodolfo è stato destinato a cambiare ruolo, e nel corso della prossima assemblea sarà nominato, come si diceva, presidente. A ricasco quest’ultimo proporrà «in accordo con la sua famiglia» la nomina ad amministratore delegato di Monica Mondardini «anche con l’obiettivo - si spiega dalla società - di rafforzare ulteriormente la struttura manageriale del gruppo». E Mondardini, di cui l’attuale ad dichiara di «apprezzare la straordinarie qualità umane e professionali», centrerà così il raddoppio, mantenendo la carica anche all’Espresso. Dove peraltro l’Ingegnere resterà presidente, senza averne più, almeno formalmente, il controllo. A Stefano Micossi e a Francesco Guasti, attuali presidenti di Cir e Cofide, Carlo e Rodolfo De Benedetti hanno chiesto di rimanere in consiglio, come pure farà l’Ingegnere il quale manterrà, come ora, la presidenza onoraria di entrambe le società. Ieri in via Ciovassino è stata giornata di passaggio di consegne. Prima i due Cda, di Cir e poi Cofide. Quindi l’annuncio alla trentina di dipendenti della holding (il gruppo ne ha oltre 14 mila) riuniti nella sala riunioni dove era appena finita la maratona consiliare, con Carlo De Benedetti che ha tessuto le lodi di Rodolfo. E Rodolfo ha ricambiato ringraziando pubblicamente, anche a nome dei fratelli, il padre «per la fiducia e per l’opportunità» concessa «con grande generosità», con l’impegno a svolgere «con responsabilità il ruolo di azionisti». E, quanto a lui, anche quello di presidente avendo come obiettivi «lo sviluppo» e la «competitività delle nostre aziende nel lungo periodo».

L’ADDIO A PUNTATE DELL’INGEGNERE E I CONTI IN ROSSO –
Un addio? Diciamo un altro passo di un lunghissimo addio. È vero infatti che Carlo De Benedetti si prepara a trasferire «gratuitamente» il controllo del gruppo Cir ai tre figli - in quali proporzioni e con quale precisa formula societaria non è stato ieri detto - abbandonando quindi il ruolo di azionista del gruppo. Ed è vero che a quel che si apprende non dovrebbe nemmeno mantenere l’usufrutto delle azioni, visto che cederà a Rodolfo, Marco ed Edoardo, i titoli con tutti i diritti di voto e patrimoniali ad essi legati,
Ma allo stesso tempo l’Ingegnere mantiene i posti in consiglio e le presidenze onorarie di Cir e Cofide (nonché quella dell’Editoriale l’Espresso) e soprattutto insedia al timone della Cir, al posto dello stesso Rodolfo, una manager di sua sicura fiducia come Monica Mondardini.
Il passo indietro azionario del patriarca, e il passo di lato di Rodolfo - che dopo vent’anni da amministratore delegato della Cir sarà adesso, nel solco paterno, presidente esecutivo della holding - arriva forse non a caso mentre il gruppo annuncia risultati trimestrali in rosso per 10 milioni, per colpa dei cattivi risultati di Sorgenia, e l’andamento del titolo Cir è ben sotto quello del listino: -36,57% nell’ultimo anno contro il -2,70% registrato dal Ftse Mib.
In via Ciovassino, però, si respinge in toto sia l’idea che i risultati del trimestre abbiano a che fare con il cambio di amministratore delegato, sia quella che nel passaggio al ruolo di azionista e di presidente esecutivo Rodolfo perda di fatto la presa sul gruppo. In primo luogo, si spiega, perché la decisione di cambiare assetto proprietario e manageriale è stata presa di comune accordo fra padre e figli. E poi lo stesso Rodolfo ha spesso ricordato come la Mondardini sia stata una manager scovata proprio da lui quando era alla guida di Generali France e concorda oggi con la necessità di un rafforzamento della squadra di manager, particolarmente necessario in una fase in cui il contesto economico è così difficile.
Il tema della successione in casa De Benedetti, del resto, è presente da anni. Da quel lontano ’93 in cui Rodolfo prese la guida operativa del gruppo con l’ingombrante figura di Carlo alla presidenza, si è molto speculato sui rapporti tra i due e sul peso dell’Ingegnere in quella Cir che ha sempre considerato una sua creatura. Sei anni fa, addirittura, Rodolfo e Carlo finirono sui banchi di scuola - anche se la scuola era l’Università di Harvard per un seminario destinato proprio alla successione delle aziende familiari. Tre anni dopo, era il 27 gennaio 2009, l’Ingegnere convocava con poche ore di preavviso la stampa per annunciare l’uscita da tutte le cariche operative. Anche in quelcaso si parlò molto di dissidi con Rodolfo sulla conduzione del gruppo e lo stesso De Benedetti padre ammise che tra di loro c’erano divergenze specie sull’impegno nell’editoria, che il figlio non vedeva di buon occhio. Non a caso, dopo il primo annuncio, De Benedetti tornò in parte sui suoi passi e mantenne la presidenza del gruppo Espresso.