Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  ottobre 30 Martedì calendario

“E’ SOLO L’INIZIO E ORA ROMA” [I

grillini esultano e avvertono “È l’inizio, vedrete alle politiche”. Poi tutti in sede a Caltanissetta a festeggiare con una spaghettata] –
Benvenuti nell’ombelico del mondo. Qui, proprio qui, nella periferia lunare di Caltanissetta, lontani dal centro della città, lontani da tutto.
Benvenuti al piano terra di un palazzo di mattoni rossi, in un locale in comodato d’uso che un giorno o l’altro finirà a negozio d’articoli sportivi, o qualcosa del genere, qui è la sede del maggior partito di Sicilia. Quando sono le otto di sera si allestisce la festa. E cioè: la spaghettata aglio olio e peperoncino. Tavolini di plastica, tovagliette di carta gialla, bottiglie di acqua e aranciata, clamoroso pentolone che entra fumante per un’esultanza già sentita durante il giorno, e più volte, quando gli aggiornamenti dello spoglio davano risposta a Beppe Grillo. «Sai che forse succede?» aveva scritto in sms Giancarlo Cancelleri, candidato alla presidenza della Regione per il Movimento 5 Stelle. E il sacerdote sommo aveva replicato: «Il salto nel buio?». Sì, il salto nel buio. Quel balzo da matti a cui Grillo aveva incitato i siciliani in ogni tappa del suo massacrante giro dell’isola, dalla nuotata nello Stretto in poi. E dunque, siccome è festa e fino a notte, bisogna dirlo subito che il piccolo e meritato bagordo – con goccino di Nero d’Avola – è servito anche per lenire quel silenzioso dispiacere di un risultato straordinario, storico, inebriante e via con tutti gli aggettivi del caso e che però, sottovoce, i grillini si aspettavano più travolgente ancora. Si attribuivano il sedici per cento, due settimane fa, quando i sondaggi erano vietati e si diffondevano come samizdat. Gli artigianali exit poll di domenica sera parlavano addirittura del ventisette per cento ma insomma, non era il giorno della recriminazione, ieri. Se la sono detta, se la sono raccontata, una pacca sulla spalla e via, a godersi i quattordici, forse quindici deputati che il Movimento infilerà a Palazzo dei Normanni. E a godersi il diciotto e qualcosa del loro candidato.

E’ un ovvio andirivieni, qui. Le mamme coi bambini per mano, coppie di fidanzati che arrivano sottobraccio in serata, i simpatizzanti, gli anziani, quelli che non si volevano perdere l’invasione delle telecamere. A Cancelleri gli hanno consumato le guance, a furia di baci. Lui le ha offerte come si è offerto per ore alle telecamere locali e a quelle nazionali. Un candidato di trentasette anni, geometra in un’azienda che produce serbatoi per carburanti, con una moglie e una casa di settantasette metri in un condominio – a pochi metri da questa sede senza wi-fi (mamma mia, il partito del web…) – comprata in lire nel 2000 e con mutuo fino al 2016. Ha deciso di non andare a Palermo a ricevere il trionfo perché un giorno, durante la campagna elettorale, uno gli si è avvicinato e gli ha detto: «Grazie a te non mi vergogno più di essere di Caltanissetta». Spiegazione di Cancelleri: «Noi nisseni pensiamo sempre che gli altri siano migliori di noi. E’ il peggior errore che si possa commettere». La campagna gliel’ha curata la sorella Azzurra (una costante: al sindaco grillino di Parma la curò la moglie), l’unica con un po’ d’esperienza per essersene occupata con Sonia Alfano per il Parlamento europeo. Azzurra è seduta al tavolo da cui gestiscono il computer che con qualche intoppo proietta sul muro, fra manifesti attaccati con scotch da imballaggio, le pagine web della Regione e dei maggiori quotidiani. Azzurra dice di aver capitodai pasticci di Roberto Formigoni che il salto nel buio stava per essere spiccato: «La gente diceva: allora non siamo soltanto noi siciliani a essere governati da una politica di livello così deprimente».

Bene, ragazzi, godetevela: i guai cominciano da domani. «Lo so che abbiamo una grande responsabilità. Adesso dobbiamo essere all’altezza delle nostre parole, cioè partiamo da zero. Se non ne saremo capaci, non avremo un domani e arrecheremo danno all’intero Movimento», dice Cancelleri. Però è convinto di farcela. «Ce la farà perché ci crede», dice una cronista di qua, una ottimista di natura: ha studiato a Bologna ma è voluta tornare per amore della sua terra. Cancelleri ha una storia di quelle così affascinanti, di questi tempi sbandati. Smise di votare per schifo. Mise in piedi gli «Amici di Beppe Grillo» alle regionali vinte da Raffaele Lombardo e prese il 2.5 per cento, che non è spazzatura. Mise in piedi “Scorta civile” quando nel 2010 saltò fuori che tre magistrati nisseni erano minacciati dalla mafia. «Scorta Civile perché in Sicilia non c’è soltanto la mafia, ma pure la tremenda abitudine di isolare chi dalla mafia è colpito». Eravamo stanchi di commemorare morti e volevamo sostenere almeno moralmente i nostri eroi vivi, dice. Col tam tam di Facebook convocò in tre giorni tremila persona davanti al Palazzo di giustizia.

E fin qui è davvero tutto perfetto. Pressoché oleografico. Ma non di più è richiesto nel giorno irripetibile. «Irripetibile? vedrete alla prossime Politiche», dicono con fede religiosa. I nuovi deputati dell’Ars sono giovani paonazzi: «Sono emozionata», dice Claudia La Rocca, 31 anni di Bagheria in posa a fianco a un manifesto con una sfilata di colossali supposte con sopra le sigle odiate del Pd, del Pdl, dell’Udc, anche dell’Idv, altro che alleanze con Tonino Di Pietro. Claudia La Rocca ha fatto tutti i lavori del mondo e sempre «lavori a termine, mai in regola». Con alcuni amici coltiva il sogno di aprire un eco-camping, e cioè un campeggio che va a energia pulita, fa la differenziata e così via. «Andiamo anche nelle scuole a spiegare ai bambini che cosa sia, come si faccia e a che cosa serva questa benedetta raccolta differenziata». E però adesso bisogna infilarsi in quel mare di squali che è la Regione. «La prima cosa? Lo sanno tutti: ci ridurremo lo stipendio a 2 mila e 500 euro netti contro i 16 mila e persino 21 mila che si attribuiscono gli altri». I rimborsi elettorali saranno restituiti, quel che resta va in un fondo e lo si utilizzerà, dicono, secondo indicazioni date in assemblee pubbliche. «Noi in campagna elettorale non dormivamo negli alberghi, ma a casa di altri attivisti», dice Marco Benanti, l’addetto stampa. Durerà? «Speriamo», dice, e se ne va. C’è da far la colletta per la spaghettata.