ItaliaOggi 25/10/2012, 25 ottobre 2012
L’ERASMUS HA 25 ANNI E UN MILIONE DI FIGLI
[Nate migliaia di coppie grazie al programma Ue. Che ora è in bilico] –
Ha 25 anni e un milione di figli. Ma ora lotta per la sua sopravvivenza.
Erasmus, il programma che dal 1987 permette agli studenti del Vecchio continente di studiare in un altro paese europeo diverso dal proprio, è, come noto, sull’orlo del fallimento. E se il commissario europeo per la programmazione finanziaria e il bilancio, Janusz Lewandowski, è riuscito a spuntare 90 milioni di euro che potranno pagare le fatture già emesse per il 2012, per l’anno prossimo l’incertezza è totale.
Quel che è certo è che Erasmus ha cambiato il volto dell’Europa ed è all’origine di centinaia di migliaia di unioni e, secondo i calcoli dell’eurodeputato Alain Lamassoure, di quasi un milione di figli.
Proprio Lamassoure ha lanciato l’allarme sui finanziamenti di Erasmus, «per costringere gli stati a reagire».
Del resto, con una figlia francese, un genero spagnolo e due nipoti nati durante le peregrinazioni dei genitori, l’eurodeputato è molto sensibile all’argomento.
Una decina di anni fa sua figlia Hélène, studentessa di letteratura alla Sorbona, decise di approfittare di un accordo di scambio con l’università di Saint Andrews, in Scozia. Qui incontrò un giovane ornitologo spagnolo, del quale ben presto si innamorò. Qualche tempo dopo nacque Pablo, seguito da Oscar: due bambini Erasmus come tanti altri.
Secondo Lamassoure, però, l’Europa deve assolutamente armonizzare il diritto di famiglia. Perché i problemi con le «famiglie-Erasmus» cominciano presto. Chi è abilitato a registrare la nascita dei bambini? È possibile il rimborso delle spese mediche effettuate per loro? Quale cognome possono usare, paterno o materno? Qual è la loro nazionalità? L’imbroglio giuridico è infinito. «Uno dei miei nipoti», racconta Lamassoure, «ha il cognome del padre e la nazionalità della madre. L’altro, nato in un altro paese, è esattamente il caso opposto».
Nel 2008 l’eurodeputato ha deciso di battersi e ha redatto un rapporto, «Il cittadino e l’applicazione del diritto comunitario», nel quale fa diverse proposte per cercare di risolvere questi casi spinosi. Ma il suo lavoro è rimasto finora lettera morta.