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 2012  ottobre 26 Venerdì calendario

«EasyJet? Pronti alla guerra legale» - Proprio il giorno in cui il consi­glio dell’Alitalia ha approvato i conti del terzo trimestre - chiusi con un utile operativo di 50 milio­ni, che segnano una svolta rispet­to ai primi due trimestri in rosso ­l’Antitrust, quasi a rovinare la fe­sta, ha individuato in EasyJet la compagnia chiamata a riportare la competizione di mercato sul collegamento Linate-Fiumicino, oggi operato al 100% da Alitalia

«EasyJet? Pronti alla guerra legale» - Proprio il giorno in cui il consi­glio dell’Alitalia ha approvato i conti del terzo trimestre - chiusi con un utile operativo di 50 milio­ni, che segnano una svolta rispet­to ai primi due trimestri in rosso ­l’Antitrust, quasi a rovinare la fe­sta, ha individuato in EasyJet la compagnia chiamata a riportare la competizione di mercato sul collegamento Linate-Fiumicino, oggi operato al 100% da Alitalia. Era stato stabilito che fossero 8 gli slot necessari, ma Alitalia ne cede­rà solo 7 perchè EasyJet ne posse­deva già uno. Chiediamo ad An­drea Ragnetti, amministratore de­legato dell’Alitalia, qual è la rea­zione della sua compagnia. «Ricorreremo al Consiglio di Stato. Il nostro vero concorrente è il treno». Dovrete cedere sette coppie di slot. «Guardi che il nostro non è un monopolio. Noi abbiamo 34 cop­pie tra Milano e Roma, ma Meri­diana a Linate ne ha 10 per altre de­stinazioni. Se volesse utilizzarle per Roma, potrebbe farlo doma­ni. Noi sulla Milano-Roma abbia­mo investito 30 milioni negli ulti­mi tre anni: sale Freccia alata, fast track, abitudini alle quali i nostri passeggeri faticherebbero a rinun­ciare ». Il terzo trimestre è positivo, ma questo non raddrizza il bi­lancio. «È una boccata d’ossigeno e pro­va la solidità di Alitalia, anche se lo scorso anno l’utile operativo del terzo trimestre era stato superio­re ». Ci anticipi i prossimi mesi «Faremo un quarto trimestre molto buono. Sono mesi in cui Ali­talia non ha mai avuto un risultato positivo: il migliore è una perdita di 15 milioni. Faremo meglio». Come chiu­derà il 2012? «Con una perdita supe­riore di 100 mi­lioni al 2011, do­vuta al primo semestre. La sfi­da è per il 2013, voglio l’utile operativo. Sarà un anno duris­simo ». Avete un azionariato anomalo, Air France e poi un grup­po di investi­tori di svari­a­te provenien­ze che scalpi­tano per an­darsene. «Diciannove azionisti. Vedo qualche scara­muccia, ogni tanto, nei cda, ma non proble­mi rilevanti. So­no preoccupati perché hanno in­vestito quattro anni fa, nel mo­mento peggiore, ma sono più tran­quilli di quello che si legge». Ci sarà un aumento di capita­le? «Non ne avremo bisogno. Rin­forzeremo il patrimonio lavoran­do sul cash flow e cercando di valo­rizzare ogni asset». Ma non siete vicini al limite del­la riduzione del capitale per perdite, prevista dal 2446 del Codice civile? «Non ci siamo lontani, ma sto la­vorando per evitarlo». Quale ruolo prevede per Air France? «Alitalia dovrà confluire in una delle grandi alleanze, lo vuole il consolidamento del settore. Il mio obiettivo è quello di non pre­cluderci alcuna strada ma di entra­re in un negoziato da protagoni­sti ». Siete in una fase di tagli, anche se la riduzione di personale sembra rientrata. «Abbiamo già individuato 150 milioni di risparmi in sei mesi, con 182 azioni di contenimento dei costi. È la nostra spending re­view. Trenta di questi milioni de­vono venire dal costo del lavoro. Il clima sindacale, comunque, oggi è buono». E di un ridimensionamento di Linate a favore di Malpensa, co­sa dice? «Lo vedo negativamente e per noi sarebbe un grave danno. Mal­pensa avrà un suo sviluppo, ma non come hub». Quali sono le vostre linee dello sviluppo? «Non aspettare il cliente, ma an­dargli incontro. Quello era un at­teggiamento ante­concorrenza. Vo­gliamo creargli oc­casioni per vola­re, anche con l’uso dei social network, non at­tendere che entri in agenzia». Qualche esem­pio? «Abbiamo un cantiere per deci­dere come e dove volare. Non andremo dove c’è concorrenza, ma dove si possa svi­luppare il business. Vogliamo semplificare i prezzi e abbattere gli eccessi, sullo schema creato per il Milano-Roma. Inventando­ci un nuovo modo di comunicare, andando su target specifici, suddi­videndo la popolazione dei viag­giatori, rivolgendoci a ciascuno anche singolarmente. Alitalia è su­periore alla sua reputazione, dob­biamo farci conoscere ed essere più multinazionali». Cioè? «Vendere più biglietti all’este­ro, creando strutture snelle e capa­ci. In Cina abbiamo già 15 perso­ne. Vedo nuovi mercati in Giappo­ne, Nord e Sud America. I clienti bi­sogna cercarli e l’Italia è un gran­de Paese di destinazione».