Andrea Marini, Il Sole 24 Ore 27/10/2012, 27 ottobre 2012
DIFFAMAZIONE, SI TRATTA SULLE SANZIONI
L’approvazione della riforma della diffamazione è agganciata al nodo delle sanzioni pecuniarie. L’obiettivo è ora quello di far rientrare il dissenso rispetto all’intesa raggiunta mercoledì. Una faticosa intesa che confermava l’abolizione del carcere per i giornalisti (unico punto fermo, alla luce delle polemiche sul caso-Sallusti) e prevedeva l’alleggerimento delle multe (tra 5mila e 50mila euro, contro il tetto di 100mila euro deciso in commissione).
Su quest’ultimo punto, fratture si sono registrate in maniera trasversale, ma a preoccupare sono soprattutto i dissensi nel Pdl, come ha dimostrato giovedì il voto sul no alla soppressione della norma che prevede la restituzione dei contributi pubblici per i giornali condannati per diffamazione: in dissenso al gruppo hanno votato 68 senatori Pdl e 8 del Pd. Proprio per questo – e a seguito del consenso ottenuto dagli interventi, critici contro l’abbassamento a 50mila euro del tetto delle sanzioni, di Nitto Palma (Pdl), Giovanni Procacci (Pdl) e Francesco Rutelli (Api) – si è deciso di rinviare a lunedì la discussione sull’articolo 1 del provvedimento, il cuore del Ddl con la misura cancella-carcere e la riduzione delle multe.
Gli occhi sono puntati a lunedì alle 15, quando si riunirà il gruppo del Pdl, con l’obiettivo di far rientrare i dissensi prima che ricominci la discussione del provvedimento, alle 17. Anche perché margini per ulteriori correzioni non sembrano esserci: «Se non si rispettano gli impegni presi la mia preoccupazione è che salti la legge», afferma Filippo Berselli (Pdl) uno dei due relatori al provvedimento. «Si possono anche approvare emendamenti votati solo dal Pdl e con il dissenso del Pd. La legge potrà anche passare così al Senato, ma è difficile che poi ottenga il via libera alla Camera».
Tuttavia, ricompattare il Pdl, o comunque recuperare parte dei dissidenti, non sembra impossibile. «Se si toglie il carcere – spiega Nitto Palma, tra i più critici contro l’abbassamento del limite delle pene pecuniarie – ci deve essere una sanzione tale da scoraggiare la diffamazione. Il giudice, potendo scegliere una pena tra 5mila e 100mila euro, nei casi più seri potrebbe erogare una sanzione corrispondente alla sua gravità». Ma Nitto Palma subito aggiunge: «Sono molto attento alle posizioni del gruppo, dove si decide a maggioranza. Non mi pare questo un problema che possa segnare una divaricazione tra me e il gruppo». Conciliante anche Franco Mugnai (Pdl), il cui emendamento (poi approvato) che estendeva a tutte le testate giornalistiche web l’obbligo di pubblicare la smentita aveva suscitato polemiche: «La diffamazione è un reato grave, ma mi atterrò alle decisioni che usciranno dalla riunione di lunedì».
Sul fronte Pd, il più critico contro l’abbassamento delle sanzioni era stato Giovanni Procacci: «Dobbiamo evitare che un giornale di parte possa distruggere una persona. Io sono per portare il limite più alto della sanzione a 100mila euro. Per motivi personali lunedì non sarò in aula, ma probabilmente avrei votato contro l’abbassamento della soglia. Ma credo che il mio gruppo alla fine voterà per la norma». Per Vincenzo Vita (Pd), tra i più "innocentisti" e critico del Ddl, il problema sarà sulle «eventuali questioni che sorgeranno sull’approvazione finale. Spero che si riesca a bloccare il testo per riportarlo in commissione. Altrimenti si procederà celermente, in tre ore il Ddl sarà approvato». Anche lo stesso Sallusti ieri è stato critico: «La casta dei politici ha trovato il modo di vendicarsi della casta dei giornalisti, mi scoccia che stiano intestando una legge a mio nome. Non voglio sia intestata a me, invito i parlamentari a lasciar perdere».
Sembra invece acquisito il no del leader dell’Api Francesco Rutelli, sul cui input sono state raccolte le firme grazie a cui ci sarà il voto segreto sull’articolo 1: «Occorre evitare che la norma diventi un via libera alla diffamazione facile. Togliamo il carcere, ma non passiamo a sanzioni ridicole».