Gia. B. Il Sole 24 Ore 29/10/2012, 29 ottobre 2012
FUMI, GAS, POLVERI: NON S’ALLENTA LA MORSA DEGLI INQUINANTI
La qualità dell’aria è sempre uno dei punti fondamentali per calcolare il rispetto (o meno) di parametri ecologici nel contesto urbano. Il grado di influenza sulla salute è indubbiamente alto, il problema è sentito anche dall’opinione pubblica. E l’indagine di Legambiente e Ambiente Italia non si discosta da queste valutazioni, assegnando alle tre classifiche relative all’aria un peso pari al 19% sul totale che porta a determinare la classifica generale.
In particolare, sono le polveri sottili (parametro cui è attribuito un 9% "individuale") a rendersi protagoniste: tra i 25 indicatori considerati ai fini di Ecosistema urbano, solo la raccolta differenziata dei rifiuti (con un peso del 10%) assume una rilevanza maggiore.
Quest’anno, poi, per una città entra in campo anche il fattore cronaca, con i suoi risvolti drammatici: ed ecco che per Taranto – al centro della vicenda Ilva – Legambiente preferisce non prendere in considerazione i dati relativi alla qualità dell’aria, «per non ingenerare ulteriore confusione – spiega l’associazione ambientalista – in un dibattito già fortemente caratterizzato da inutili e dannose strumentalizzazioni».
Il Pm10
Un quadro assai poco confortante si comincia a disegnare proprio in base al fattore Pm10, cioè alla presenza di polveri sottili. Sono 86 le città che presentano valori validi: tra quelle che non sono state in grado di rispondere rientra anche Napoli. Il grado di peggioramento è testimoniato dal fatto che ben 17 capoluoghi (rispetto ai sei dell’anno prima) hanno registrato un valore medio annuo superiore al limite di 40 mg/mc, fissato dalla direttiva comunitaria per la protezione della salute umana.
L’area più colpita è sicuramente la pianura padana. Torino e Milano - con valori rispettivamente pari a 50,6 e 49 - sono le peggiori in assoluto, ma oltre quota 45 si trovano anche Verona e Monza. Al di fuori di questa fascia geografica raccolgono risultati preoccupanti due città del Centro, Ancona e Frosinone, e una del Sud, Siracusa.
I migliori piazzamenti vanno invece a Genova, Bari e Trieste fra le città grandi, mentre tra le medie e le piccole primeggiano due sarde: Sassari (che si classifica alla pari con Bolzano) e Nuoro.
Tra progressi e allarmi
Meno grave il fronte del biossido di azoto, con uno stato di inquinamento pressoché invariato e, anzi, con un lieve miglioramento: infatti, le città che rispettano il limite di legge di 40 mg/mc sono 59, vale a dire tre in più rispetto all’anno precedente, e la media nazionale è scesa in un anno da 38,11 a 36,79.
Tra le 12 città grandi di cui si conoscono i dati, però, solo quattro (Bari, Catania, Bologna e Venezia) restano sotto la soglia, con Firenze, Torino, Milano e Roma che superano addirittura quota 60.
Dal punto di vista della metodologia dell’indagine, va tenuto presente che quest’anno è stato utilizzato il valore medio delle sole centraline urbane presenti sul territorio comunale come indicatore rappresentativo della qualità dell’aria cittadina, in modo da rendere più omogenei i dati.
Sul fronte dell’ozono (considerato un gas altamente velenoso per gli esseri viventi) tornano le brutte notizie. In 45 città (4 in più rispetto al 2010) si supera il valore obiettivo per la protezione della salute umana, cioè 25 giorni all’anno oltre il limite giornaliero di 120 mg/mc come media mobile su 8 ore. E in 24 città il valore è almeno doppio (da 50 giorni in su), con Mantova (130) che fa di gran lunga peggio di tutte, essendo l’unica a sfondare quota 100.