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 2012  ottobre 29 Lunedì calendario

L’INCIDENTE CHE DIEDE IL VIA ALLA GUERRA DEL VIETNAM

Ho seguito su History Channel una rievocazione della guerra del Vietnam. I curatori del documentario hanno fatto risalire lo scatenarsi del conflitto (gli americani erano presenti in forza nel Vietnam del Sud da anni) all’incidente del Tonchino del 1964, cioè all’attacco di alcune motovedette del Nord Vietnam a una nave da guerra degli Stati Uniti.
È soltanto uno sbiadito ricordo post-sessantottino il mio, o quell’incidente fu
una montatura della Cia per giustificare l’attacco americano alle forze comuniste viet-cino-russe? È ovvio che — Guerra fredda imperante, all’epoca — quella vergognosa pagina di storia sarebbe stata egualmente scritta per qualsivoglia altra ragione o occasione; però mi interesserebbe stabilire (sebbene quel canale tv sia affidabile) la realtà dei fatti su quello scontro (o presunto tale).
Antonio De Lucia
antoniodelucia55@gmail.com
Caro De Lucia, gli incidenti del Tonchino furono due ed ebbero luogo il 2 e il 4 agosto 1964. Ma la storia era cominciata a Ginevra 10 anni prima, nel luglio del 1954, quando il governo francese presieduto da Pierre Mendès-France aveva abbandonato la sua vecchia colonia. L’accordo stipulato a Ginevra riconosceva alla guerriglia comunista il controllo del Vietnam settentrionale e accettava di fatto la divisione del Paese, ma prevedeva elezioni che si sarebbero tenute entro due anni nell’intera penisola con la supervisione di tre Stati — Canada, Polonia, India — di cui il primo apparteneva al blocco occidentale, il secondo era comunista e il terzo non allineato. Gli americani non approvarono formalmente l’accordo e vollero avere le mani libere. Il generale Eisenhower, allora alla Casa Bianca, era convinto che l’Asia meridionale fosse il ventre molle dello schieramento anticomunista, la regione in cui l’Unione Sovietica e la Cina avrebbero realizzato la «strategia del domino»: una tessera dopo l’altra sino al giorno in cui l’intera carta geografica sarebbe stata colorata di rosso.
Fu così che gli Stati Uniti scivolarono impercettibilmente nella penisola indocinese grazie a una graduale, inarrestabile catena di decisioni politiche e militari. Non appena la ripresa delle operazioni di guerriglia contro il regime di Saigon rese le elezioni sempre più improbabili, gli americani mandarono un gruppo abbastanza consistente di osservatori militari. Furono 685 nel 1961, il primo anno della presidenza di John F. Kennedy, divennero 18.000 nell’anno della sua morte (1963) e 25.000 nell’anno seguente, quando il presidente era Lyndon B. Johnson. Alla vigilia dell’incidente del Tonchino, quindi, le forze armate degli Stati Uniti erano presenti nel Vietnam del Sud con l’equivalente di una brigata. L’incidente fu un «salto di qualità». Da quel momento l’America avrebbe progressivamente aumentato il suo contingente sino a raggiungere un totale di circa 500.000 uomini.
Si trattò di un vero «incidente»? Il cacciatorpediniere degli Stati Uniti Maddox fu attaccato in acque internazionali da tre cannoniere del Nord e poté mettersi in salvo soltanto grazie all’intervento di aerei americani. Ma converrà ricordare che il Maddox teneva d’occhio con le sue apparecchiature elettroniche le coste nord-vietnamite e trasmetteva dati all’aviazione del regime di Saigon. Era quindi, a tutti gli effetti, una nave appoggio delle forze armate sud-vietnamite. Dopo un secondo incidente, il presidente Johnson decise di saltare il fosso e chiese al Congresso l’autorizzazione a «prendere ogni necessaria misura per respingere qualsiasi attacco armato contro le forze degli Stati Uniti e prevenire future aggressioni». La «risoluzione del Golfo del Tonchino», come venne chiamata, fu approvata il 5 agosto 1964 con una schiacciante maggioranza (soltanto due senatori votarono contro) e dette al presidente la licenza di agire militarmente con la massima libertà senza sottoporre al Congresso il testo di una formale dichiarazione di guerra. Si potrebbe sostenere, caro De Lucia, che quella risoluzione ebbe l’effetto di modificare la Costituzione americana e di conferire al presidente una sorta di dittatura democratica.
Sergio Romano