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 2012  ottobre 29 Lunedì calendario

LA SFIDA DI BROOKLYN


[NBA]
Era il 24 settembre 1957 quando Danny McDevitt, lanciatore dei Brooklyn Dodgers, eliminò l’ultimo avversario. In quella lontana sera di inizio autunno nessuno ancora lo sapeva, ma quella partita di baseball (vinta 2 a 0 dai Dodgers contro i Pittsburgh Pirates) segnò la fine dello sport professionistico nel più popolare “borough” di New York City.
Hanno dovuto aspettare tanto i due milioni e mezzo di abitanti. Per loro, che considerano
Brooklyn la “città” (era autonoma fino al 1898), che
non hanno mai digerito di essere inglobati dalla metropoli più grande d’America, che hanno con Manhattan un secolare rapporto di odioamore, sono stati 55 anni di vera e propria sofferenza sportiva. Vedere team professionistici affermarsi nella ricca isola (i Knicks), nel Bronx (gli Yankees) e addirittura in quel Queens (i Mets) meta dei nuovi (e più poveri) immigrati, era una frustrazione senza fine.
Ora l’incantesimo è rotto. Il primo novembre, dopo la notte di Halloween,
i Brooklyn Nets disputeranno la prima partita ufficiale della Nba, il campionato dei milionari del basket. Non sono una squadra nuova, fino all’anno passato giocavano aldilà del fiume Hudson in quel New Jersey che per i “newyorkers” è sinonimo di provincialismo, pendolarismo o di qualche puntata ad Atlantic City. Senza una grande storia (non hanno mai vinto un titolo Nba, solo due finali perse), senza grandi star, con pochi (relativamente) soldi e poca fortuna. E un complesso d’inferiorità verso i Knicks che giocano al Madison Square Garden.
Per ironia della sorte, l’uomo che ha riportato lo sport professionistico in uno dei più vecchi insediamenti degli States (il villaggio di Breuckelen venne fondato da coloni olandesi nel 1646) non è di Brooklyn e neanche
americano. Si chiama Mikhail Dmit rievitch Prokhorov, nato a Mosca nel primo anno dell’era di Breznev da una famiglia di “kulaki” benestanti caduta in disgrazia (il padre finì in Siberia), avvocato, un passato nel “Comitato Sovietico per la Cultura e lo Sport”. Uno di quei giovani
che al crollo del comunismo seppe come muoversi abilmente
— anche grazie ad amicizie nell’entourage di Eltsin — diventando ricco in pochi mesi. Fino a scalare le classifiche dei miliardari che oggi lo vedono come il settimo uomo più ricco della Russia e il 57esimo del mondo.
L’idea non era
sua. La scelta di riportare una squadra di professionisti a Brooklyn l’aveva avuta Bruce Ratner, il ricco costruttore diventato proprietario dei Nets nel 2004. Un progetto ambizioso, affidato all’archistar Frank Gehry. Disegni futuristici, un parco pubblico sul tetto dell ’arena
sportiva, un anello per “runners” da trasformare in inverno in pista di ghiaccio, un costo da un miliardo di dollari e l’inaugurazione prevista per il 2006. Le cose andarono diversamente. Tra proteste di comitati di quartiere, lunghe dispute in tribunale e polemiche sulle spese, il progetto di Gehry venne
accantonato. Non il sogno dell’arena a Brooklyn. Nel settembre 2009, quando Prokhorov sborsando 200 milioni di dollari diventò proprietario dei Nets (e principale investitore del nuovo complesso sportivo) iniziò a diventare realtà.
Affidato a nuovi architetti (lo studio Ellerbe Becket) e costruito sulla Atlantic Avenue, il Barclays Center — la banca britannica, generoso sponsor, darà 400 milioni nei prossimi venti anni — alla fine è venuto a costare quello stesso miliardo di dollari previsto da Gehry. Poco importa. Il complesso, con i suoi 3.613 metri quadrati e un grande “oculus” che illumina naturalmente il piazzale d’ingresso, è già diventato una meta obbligata per gli abitanti di Brooklyn e per molti turisti.
Inaugurato il 21 settembre scorso con il primo dei concerti di Jay-Z (ne ha fatti otto, tutti esauriti) ha visto il ritorno di Barbra Streisand nella sua città natale, diversi match di pugilato e il 15 ottobre la prima partita (di pre-campionato) dei Nets. Una vittoria benaugurante per 98 a 88 contro i Washington Wizards. Tutto pronto? Non proprio, visto che nelle lussuose lounges del Courtside Club (dove ci sono ben 40 ristoranti) gli ispettori della sanità hanno appioppato multe salate perché nei bagni mancava la carta igienica o c’erano troppi moscerini.
Per il primo novembre sarà comunque tutto a posto. Anche perché al Barclays Center non arriva un avversario qualunque. Il sorteggio ha voluto che la prima partita di campionato dei Brooklyn Nets fosse
proprio contro gli odiati e invidiati Knicks di Manhattan. Un derby della Grande Mela, con i biglietti più economici venduti a 280 dollari e quelli più costosi a 3000 (e posti quasi esauriti).
A sfidare i ricchi cugini ci sono nomi che non fanno impazzire le folle del basket. L’unica stella e leader del gruppo, Deron Williams (17 milioni di dollari all’anno di salario) è in forse per un guaio alla caviglia. Sulla carta partono battuti, ma la differenza la possono fare i tifosi e l’arena. La cosa certa è che “Brooklyn is back”.