Fabio Tonacci, la Repubblica 29/10/2012, 29 ottobre 2012
JOGGING, PALESTRA O CALCIO ORA IL TEST DEL DNA CI SVELA LO SPORT PIÙ ADATTO A NOI
Il miglior personal trainer di noi stessi è il nostro Dna. In qualche punto microscopico di quella misteriosa doppia elica di basi azotate che ci caratterizza c’è scritto come e quanto ci dobbiamo allenare, cosa dobbiamo mangiare, addirittura qual è lo sport per cui siamo fisicamente predisposti. E con un test genetico adesso si può sapere tutto.
L’esame è semplice e costa dai 150 ai 200 euro. Con un tampone si preleva un po’ di saliva e si spedisce il campione al laboratorio accreditato. Chi fa le analisi studia 7 punti “sensibili” del Dna del soggetto, esattamente quelli che ne definiscono il metabolismo e la struttura muscolare. Così si ricavano informazioni su alcune delle caratteristiche che determinano la performance sportiva, a partire dall’attitudine al tipo di sforzo. Possiamo dunque sapere se i nostri muscoli sono quelli del maratoneta, con molte fibre rosse adatte alla resistenza e alle lunghe distanze, o quelli potenti ma poco durevoli di uno scattista. Non solo. Dai geni si hanno indicazioni sulla metabolizzazione dei grassi corporei, sulla capacità anti-infiammatoria di tendini e muscoli, sull’efficienza cardio-vascolare.
A questo punto gli scienziati
passano tutta questa mole di dati a un team composto da un medico dietologo, un preparatore atletico e uno specialista di integrazione alimentare. Pochi giorni e uno sportivo, professionista o
no, si ritrova in mano un referto come questo: “Il tuo profilo genetico indica una predisposizione allo sviluppo della componente veloce del muscolo, le fibre bianche
vanno stimolate con una serie di 6-8 ripetizioni al 75-80 per cento. Per sviluppare la forza resistente, serie di 12-15 ripetizioni al 65%. Per tonificare o dimagrire, vista la capacità ottimale di smaltire i grassi, effettuare 3 esercizi per gli arti superiori da 15 ripetizioni...”.
L’allenamento a misura di Dna. «È il più personalizzato — spiega Alberto Santini, biologo molecolare e responsabile della Ngb Genetics di Ferrara, uno dei laboratori accreditati — diamo indicazioni anche sui carichi di lavoro: con una bassa capacità anti-infiammatoria consigliamo di limitare gli sforzi prolungati per ridurre ad esempio il rischio di tendiniti.
Esiste pure un test per i ciclisti, per modulare la preparazione a seconda della predisposizione fisica alla salita o allo sprint».
Ad oggi in Italia i laboratori che sanno maneggiare quest’ultima frontiera del fitness si contano sulle dita di due mani. E però solo nell’ultimo anno i test effettuati, richiesti da medici sportivi, nutrizionisti e privati cittadini, superano le cinquemila unità. Anche perché, oltre all’allenamento, il referto finale definisce la dieta perfetta, che nel gergo medico è l’“idoneità alimentare”. L’esame dice quali sono gli alimenti meglio assorbiti dall’organismo, quelli
che potenziano la performance sportiva e quelli che possono causare disturbi. Si scopre che magari ci fa benissimo l’olio d’oliva, ma non lo zucchero di canna. Che al succo d’arancia è meglio preferire l’orzo prima di una gara. E così via. Ma nel nostro Dna c’è anche scritto in quale sport saremo fenomeni e in quale delle schiappe? No. E sì. Secondo Santini è un’utopia. «La coordinazione motoria, lo stile di vita e l’alimentazione — dice — sono determinanti al pari del Dna». Qualcuno però è più possibilista. Fermo restando che i
geni sono responsabili del 50 per cento di una performance fisica, «dal test — spiega il dottor Damiano Galimberti, professore di Nutrigenomica — si hanno informazioni preventive sulla predisposizione alla forza o alla resistenza. Nel calcio, ad esempio, sapremo chi è adatto a fare l’ala perché ha resistenza e fiato, e chi il centravanti di potenza». Il dibattito è aperto. Se vi siete mai chiesti perché non siete Francesco Totti, ora c’è qualcuno che ha la risposta.