Carlo Bertini, La Stampa 29/10/2012, 29 ottobre 2012
IL GIGANTE E LA LISTA DEI POLITICI FANNULLONI
Se dovesse candidarsi alle primarie del Pdl magari non ne farà nulla, ma l’idea è dirompente. Guido Crosetto, «il gigante buono» del Pdl che non le manda a dire dagli schermi dei talk show, due giorni prima delle giravolte del Cavaliere, tra una sigaretta e l’altra nel cortile della Camera, confessava il suo proposito rottamatore, che farà gelare il sangue a decine di suoi colleghi di partito: «Stavo pensando di non ricandidarmi e di lasciare in lascito agli elettori un elenco completo, nomi e cognomi, di tutti quelli che qui dentro non dovrebbero più metter piede». Evidente che la notizia sta nell’esistenza di questa «lista di proscrizione», come la ha scherzosamente ribattezzata Crosetto. Che vorrebbe evitare venissero ricandidati dal suo partito i cosiddetti «fannulloni» della politica. Ben sapendo la pioggia di consensi popolari che un’iniziativa del genere potrebbe riscuotere. «Per ognuno di questi ho una motivazione, che non è solo l’assenteismo, ma il modo in cui hanno vissuto questi anni di mandato. Ci sono quelli che arrivano il martedì e subito chiedono: “A che ora finiamo giovedì che devo ripartire?”. Una vergogna». Lui, da buon piemontese, è iscritto nella sparuta categoria dei «secchioni» della Camera, in tutto una manciata di deputati di tutti i partiti. È tra i più assidui frequentatori di aula, commissioni, transatlantico e schermi tv. Lo si può incrociare alla Camera di lunedì o venerdì, quando intorno è il deserto e di deputati fuori sede neanche l’ombra. E c’è da scommettere che al solo sentire che esista una lista del genere, molti tremino all’idea di perdere un posto già traballante con l’aria che tira.
La casta degli avvocati Domani ci sarà il verdetto finale in aula alla Camera per la nuova disciplina della professione forense: nelle forche caudine di un Parlamento stracolmo di avvocati è dovuto passare un testo che a detta di molti deputati è un esempio di corporativismo. E quindi tutto si è bloccato sulla proposta dei Radicali votata da Pd e Udc di far svolgere due sessioni di esami all’anno al posto di una. Troppe spese, è la contestazione ufficiale. Ma il vero problema è che l’accesso alla professione forense va tenuto sotto controllo, come dimostrano gli emendamenti per far iscrivere i tirocinanti all’ordine fin dal primo mese, tutti bocciati.