Paolo Russo, La Stampa 28/10/2012, 28 ottobre 2012
CURA DA CAVALLO PER LA SANITÀ “COSÌ I SERVIZI SONO A RISCHIO”
[Ventimila camici bianchi hanno manifestato nella Capitale] –
Una cura da cavallo che in cinque anni di manovre ha fatto perdere ad Asl e ospedali la bellezza di 31 miliardi di euro. Numeri timbrati dalla Corte dei Conti che ieri hanno dato una spinta in più alla protesta dei 20 mila camici bianchi, operatori sanitari e semplici cittadini, scesi in piazza a Roma per protestare proprio contro le ripetute politiche di tagli alla sanità. Un filo rosso che i magistrati contabili hanno ricostruito a partire dal 2010 fino ad arrivare al 2014, quando per effetto della finanziaria targata Tremonti sugli assistiti ricadrà una mazzata da 2 miliardi tutta di aumenti dei ticket.
Le tabelle allegate alla relazione sulla legge di stabilità consegnata ai parlamentari delle commissioni Bilancio di Camera e Senato al termine dell’audizione segnano una escalation inarrestabile. Si parte con una sforbiciatina di 715 milioni nel 2010, che con l’effetto del trascinamento sommati ai successivi tagli diventano quasi 2,8 miliardi nel 2011 con la manovra dell’ultimo governo Berlusconi, che lievitano di un altro miliardo (3,8 in totale) nel 2012 con la spending review, che colpisce soprattutto la spese per beni e servizi. E il futuro è ancor meno roseo, con una dieta da 9,8 miliardi nel 2013, quando agli effetti delle vecchie manovre si aggiungono quelli della nuova legge di stabilità, fino ad arrivare nel 2014 alla somma record di 14 miliardi in meno rispetto al fabbisogno stimato dal documento economico finanziario del governo (Def), con una parte consistente affidata ai nuovi ticket previsti dalla Tremonti. Fatta la somma si arriva appunto ai 31 miliardi evocati ieri da buona parte dei leader dei vari sindacati di categoria, che hanno chiuso un corteo di camici bianchi come non se ne vedevano dal 2004.
«Una risposta forte all’aggressione che il nostro Servizio sanitario nazionale sta subendo», ha commentato la leader della Cgil, Susanna Camusso, mentre per Agostino Troise , a capo dei medici ospedalieri dell’Anaao «la manifestazione unitaria ha mostrato la consapevolezza di tutti che per la sanità è allarme rosso». Certo è che anche per i magistrati contabili la «riduzione indistinta del finanziamento del Ssn potrebbe produrre effetti indesiderati», «facendo perdere di rilievo alle modalità di determinazione degli eccessi di spesa e penalizzando le realtà più virtuose». Come dire che alla fine oltre agli sprechi si corre il rischio di tagliare anche servizi, soprattutto dove le cose funzionano e si è già raschiato il fondo del barile.
Un pericolo che la Corte dei Conti vede soprattutto per le forniture non solo di beni e servizi non sanitari, cose tipo pulizie o servizi di mensa ma anche per l’acquisto di apparecchiature complesse, come tac, risonanze e dispositivi medici vari. Sui beni e servizi non sanitari, specifica la relazione, i tagli apportati dalla spending review prima e dalla legge di stabilità ora prevedono riduzioni di spesa pari all’8% complessivo della spesa per questi servizi. Per i dispositivi medici le riduzioni sono invece equivalenti al 18% dell’intera spesa per tac risonanze e consimili nel 2013 e al 25% l’anno successivo. Percentuali in linea con gli sprechi rilevati da «mister forbici» Enrico Bondi. Ma secondo una prima ricognizione effettuata tra le aziende sanitarie dalla loro federazione, la Fiaso, Asl e ospedali non sembra ce la stiano facendo a spuntare ai loro fornitori quei mega sconti che le ultime manovre imporrebbero. Con la conseguenza che per far quadrare i conti si rischia di tagliare servizi e rinunciare all’acquisto di qualche macchinario. O perlomeno di dire addio a quelli più «tecnologici».