Gianluca Oddenino, La Stampa 27/10/2012, 27 ottobre 2012
ULTIMO STADIO
[Calcio italiano in crisi, Agnelli lancia l’allarme: “Siamo al bivio Juve cambiata radicalmente e in fretta, ora tocca al sistema”] –
Musica e poesia. È un modo strano per far suonare un campanello d’allarme, ma Andrea Agnelli ieri ha usato le arti più distanti dal pallone per avvisare il sistema calcio italiano. Ingaggiando, tra l’altro, il top player per eccellenza di quel campo. «Come diceva Bob Dylan, i tempi stavano cambiano e non hanno smesso - così il presidente bianconero ha citato in inglese la canzone “The times they are a changing” -. La Juve non intende affondare come una pietra, ma il suo punto di galleggiamento sarà quello del calcio italiano con cui vuole dialogare e trovare soluzioni. Con urgenza».
I tempi stanno cambiando e anche in fretta, considerando il divario mostrato dalle nostre squadre (Juve compresa) in Europa e gli affanni quotidiani di un mondo antico che sembra non voler evolvere mai. «Dobbiamo cambiare il calcio italiano e posizionarlo a livello europeo - sprona Andrea Agnelli durante l’assemblea degli azionisti - perché ci troviamo di fronte ad un bivio. Stiamo vivendo un declino rapidissimo che non accenna a diminuire, un tracollo strutturale che non può essere spiegato solo con la crisi economica». I mali sono sempre gli stessi, ma non è un caso che il numero uno juventino apra il «cahier de doleances» con la voce stadi. «Tra vent’anni la Juve avrà ancora milioni di tifosi - dice - e i colori bianconeri continueranno a colorare le sciarpe negli stadi. Ma quali stadi?».
L’esempio dello Juventus Stadium non è stato ancora seguito concretamente da alcun club in Italia, anche se i benefici sportivi ed economici sono sotto gli occhi di tutti. Dallo scudetto conquistato anche grazie alla forza di un impianto sempre pieno ed inviolato, fino alla crescita generale dei ricavi (da 172 a 231 milioni, +24%) e specifica in quelli da gare (da 11,6 a 31,8 milioni). Numeri che hanno permesso di dimezzare il passivo nel bilancio bianconero (ora è di 48,7 milioni) e lanciare la Juve in prima linea nella lotta per cambiare il calcio. «Abbiamo fatto dei cambiamenti radicali - analizza Andrea Agnelli per tornare a essere competitivi. E altri ne faremo, dalla squadra al progetto Continassa, però si può fare da soli fino a un certo punto. Senza un lavoro di sistema ci limitiamo: il mondo del calcio si sta evolvendo, ma non aspetterà l’Italia. Questa è una presunzione mortale: siamo tutti noi a doverci adeguare».
E la ricetta di Agnelli è pronta: «Bisogna riformare i campionati, lo status del professionista sportivo che risale al 1981, la legge Melandri, la giustizia sportiva, la legge sugli impianti sportivi e quella sulla tutela dei marchi. Questi sono temi che vanno su più tavoli, noi spingiamo le modifiche per rendere il calcio più competitivo: siamo la locomotiva che traina e giriamo 100 milioni a un sistema che non ci rende nulla».
La road map già tracciata, i toni da dirigente che vuole dialogare ai massimi livelli e il ritrovato respiro internazionale sembrano quasi voler lanciare lo stesso Agnelli nella competizione che porterà ai rinnovi di Lega e Figc. «Il dibattito ora è sul chi - dribbla -, ma prima parliamo di che cosa. Le problematiche sono condivise in Lega, quello che manca è dare la priorità: non c’è un vero documento di programmazione per il prossimo mandato. E per colmare il gap con le altre squadre europee ci vorranno dai 5 agli 8 anni: nel 1997 eravamo primi nel ranking Uefa e con stadi pieni, ora siamo quarti. Dobbiamo rendere il nostro calcio più attraente, partendo dagli impianti sportivi per poi vendere meglio il nostro prodotto all’estero». L’Italia del calcio, dunque, è letteralmente all’ultimo stadio ed è lo stesso Agnelli ad avvisare tutti quanti. «Il 2015 sarà l’anno spartiacque - prevede -: possono esserci meno soldi dai diritti tv, visto che oggi è stato pagato un prodotto che spesso non riusciamo ad offrire, e bisogna farsi trovare pronti. Oppure ci sarà un altro passo indietro e allora dovranno cambiare le prospettive».