Fulvia Caprara, La Stampa 27/10/2012, 27 ottobre 2012
I DUE VOLTI DELLA SPIA TRA IRONIA E TORMENTI
[Arriva mercoledì in sala “Skyfall” di Sam Mendes “Ho voluto cambiare tutto per dare nuova forza al mito”] –
Evitare la rottamazione, chiudere i conti con il passato, dimostrare che che «la giovinezza non è una garanzia di innovazione». Nelle sale italiane da mercoledì, con immenso fragore mediatico, dopo aver raggiunto il traguardo dei 50 anni di vita, dopo l’anteprima londinese, dopo l’apparizione del protagonista al fianco della regina Elisabetta durante la cerimonia d’inaugurazione delle Olimpiadi, l’ultimo Bond mette alla prova l’amore dei suoi fan presentandosi in una veste completamente rinnovata. I bicipiti restano intatti, proletari e possenti come sempre, ma il tempo vola e, per non essere superati dal nuovo che avanza, bisogna fare i conti con il passato, far capire che si è ancora indispensabili, dedicare più spazio all’allenamento che alle donne. Il regista di American Beauty Sam Mendes rivendica il senso della trasformazione: «Mi è stata concessa un’enorme libertà, cambiare tutto è stato molto stimolante, la sfida partiva da un interrogativo, e cioè “quanto si può mettere di personale in un film di genere come questo”? Non mi andava di proporre un Bond vecchio stile, stavolta non è una figura interessante di per sè, anzi, deve giustificare la sua esistenza, mostrarsi insostituibile, proprio come il suo capo M. Per fare questo ho scelto di raccontare una semplicissima storia di vendetta». Eppure si trattava di mettere mano a uno dei massimi simboli della cultura british: «E’ vero, la longevità del fenomeno Bond è un gran motivo d’orgoglio per la sua patria. Ed è buffo pensare che certe volte una nazione possa essere identificata con personaggi dei cartoni animati, oppure, appunto, con Harry Potter e con 007».
Barba lunga, occhi segnati, fisico affaticato. E poi poco sesso (molto meno rispetto ai vecchi tempi), ironia confinata solo in alcuni momenti clou e gadget semplificati, come se la recessione, eccezion fatta per il gran ritorno dell’Aston Martin DB5, avesse influito perfino sulle disponibilità del leggendario settore supporti tecnologici: «L’appoggio di Daniel Craig è stato fondamentale, se avesse voluto restare solo bello e convenzionale, non avremmo potuto far nulla. Invece ho capito subito che eravamo sulla stessa lunghezza d’onda, che fare cose nuove lo avrebbe motivato e che avrebbe accettato anche di apparire stanco e invecchiato». A un diverso Bond corrispondono, ovviamente, diverse Bond girls. Dall’infelice e conturbante Severine (Bérénice Marlohe) sedotta dall’eroe dietro i vetri appannati di una doccia, alla pragmatica Eve (Naomie Harris), una bella ragazza con la testa sulle spalle, molto brava con una lama da barbiere, meno quando deve prendere la mira evitando di colpire l’agente segreto più famoso del mondo: «Il mio personaggio riflette la nostra epoca, è una donna moderna e positiva. Sono d’accordo con chi pensa che, in alcuni dei vecchi film, ci sia stata una rappresentazione sessista del mondo femminile, ma credo anche che certe figure, come quelle di Grace Jones e Ursula Andress, esprimessero una gran forza e fossero molto avanti rispetto ai tempi in cui erano state concepite».
Intorno al cattivo psicopatico proposto da Javier Bardem, vittima a sua volta di un trauma non risolto, e al nuovo direttore dell’Intelligence interpretato da Ralph Fiennes, gelido solo in apparenza, pronto, se necessario, a infrangere tutte le regole, si alternano i panorami scintillanti di alcune tra le città più fascinose del momento,da Shangai a Istanbul, per non parlare della Londra di sempre, eternamente giovane, vitale, effervescente: «E’ la città in cui sono nato dice Mendes - e mi sono sforzato di darle una dimensione mitica creando, allo stesso tempo, una sensazione di minaccia». Il contratto di Daniel Craig prevede ancora due titoli della saga. Il mondo si sa, nonostante tutto, ha ancora bisogno di eroi.