Grazia Longo, La Stampa 27/10/2012, 27 ottobre 2012
“HA MASSACRATO MELANIA” ERGASTOLO PER PAROLISI
[Il caporalmaggiore dovrà pagare due milioni di risarcimento] –
Bugiardo, traditore, cinico e, per la legge, anche assassino. Che merita il carcere a vita, nonostante il rito abbreviato. Sono le 19.44 quando il gup Marina Tommolini, con la voce rotta dall’emozione, legge il verdetto: «Ergastolo, ritiro della patria potestà sulla figlia e un risarcimento provvisionale di due milioni di euro». Salvatore Parolisi, 33 anni, continua a professarsi innocente ma la condanna è durissima: il 18 aprile 2011, con 35 coltellate ha ucciso la moglie Melania Rea, nel bosco di Ripe di Civitella, mentre la figlia di 18 mesi era nell’auto poco distante.
La sentenza, dopo quasi 4 ore di camera di consiglio, non è una scelta facile, tant’è vero che mentre viene pronunciata nessuno si accorge che Parolisi non c’è, perché ancora nella camera di sicurezza del tribunale. «Scusate sono visibilmente provata» si giustifica il giudice, a metà verdetto, sollecitando l’accompagnamento del caporalmaggiore dell’esercito.
Ma lui non si smentisce. Resta chiuso nel suo silenzio e rifiuta la realtà. Sulla soglia dell’aula, quando gli chiedono di entrare per conoscere il suo destino risponde «no, preferisco non sentire». Uno dei suoi avvocati gli ha ventilato la condanna, «è andata male», mentre il padre, il fratello e lo zio di Melania contano sul suo ingresso: «Deve sentire quanto male ha fatto». Ma lui preferisce tornare al piano di sotto mentre sopra è tutto un rincorrersi di dichiarazioni su una pena così pesante in un rito abbreviato perché è la somma di più contestazioni: omicidio volontario aggravato dalla crudeltà, dal legame di parentela e lo stato di minoranza fisica di Melania (colpita di spalle mentre era accovacciata con slip e pantaloni abbassati) più il vilipendio di cadavere (su una coscia fu incisa una svastica, sull’altra una croce, una siringa venne infilzata sul giubbotto all’altezza del seno).
«Giustizia è fatta, ma per me e la mia famiglia è resta una sconfitta - dice Gennaro Rea. assistito dall’avvocato Mauro Gionni -. Nessuno mi restituirà mia figlia, morta a 29 anni. E la mia adorata nipotina rimarrà per sempre senza la sua mamma». Di parere opposto i difensori di Parolisi, gli avvocati Valter Biscotti e Nicodemo Gentile: «Ricorreremo in appello, siamo convinti della sua innocenza. In questo processo non esiste la prova regina ma solo indizi incerti».
Soddisfatti i pm di Teramo Aloisi e Rosati e il sostituto procuratore di Ascoli, Umberto Monti che per primo, con i carabinieri - capitani D’Ortona e Agostini e il tenente Consales ha raccolto gli elementi che hanno inchiodato Salvatore. A partire dalle menzogne sulla relazione extraconiugale con l’allieva Ludovica. Lì sta il movente dell’omicidio. Salvatore, Melania, Ludovica. Quanta frustrazione, bugie e dolore. «Non voglio dire niente, voglio essere dimenticata. Non c’entro con quell’orribile delitto, il mondo è pieno di gente che divorzia» dice l’ex amante. Non lo difende più, come all’inizio. E distante è anche il fratello di Salvatore, Rocco Parolisi, agente di polizia carceraria: «Mio fratello dice che non è colpevole, ma il giudice ha tutte le carte e conosce la verità più di me». Tre i fattori determinanti per l’ergastolo. La mancanza di un alibi (nessuno dei 50 testimoni ha visto Salvatore e Melania a Colle San Marco dove lui sosteneva di essere andato con la moglie prima della sua scomparsa). La presenza del Dna del marito nella bocca di Melania - per il bacio della morte o più probabilmente perché le ha coperto le labbra con la mano mentre l’ha assalita di spalle nel tentativo di sgozzarla - e la considerevole quantità di caffeina rinvenuta dagli esami di laboratorio. Segno che è stata uccisa poco dopo il pranzo. «E’ una sentenza ingiusta e sono disperato perché mi tolgono mia figlia» ripete Salvatore. Salvatore che la moglie, nel filmino del matrimonio, definisce «uno che parla troppo ma è tanto bello». Salvatore che si è arruolato nell’Esercito «perché non voglio fare la fine di certi amici che passano il tempo al bar di Frattamaggiore e campano con 500 euro al mese». Salvatore che piange a comando. Salvatore che si innamora e illude Ludovica - laureata alla Sapienza, famiglia agiata. Salvatore che esce dal tribunale sul cellulare mentre la folla urla: «Assassino, farabutto».