Paolo Colonnello, La Stampa 27/10/2012, 27 ottobre 2012
“UN’EVASIONE SISTEMATICA CHE PROSEGUIVA DAGLI ANNI 80”
[Alla basa della condanna il meccanismo dei diritti tv tra prezzi gonfiati e società off shore] –
Per capire la sostanza delle accuse che ieri hanno portato alla condanna a 4 anni di Silvio Berlusconi nell’infinito processo per la compravendita dei diritti tivù Mediaset, bisogna andare a rileggersi una chiarissima e-mail del 1994 ritrovata durante le perquisizioni della Guardia di Finanza. Si tratta di un messaggio spedito da Douglas Schwalbe, un contabile all’epoca dipendente della Twenty Century Fox a Mark Kaner, presidente della distribuzione internazionale della major americana: «...In due parole, l’impero di Berlusconi funziona come un elaborato “shell game”. È un gioco che consiste nel prendere tre gusci vuoti e nascondere sotto uno di essi il nocciolo di una ciliegia. Chi gioca deve indovinare dove il nocciolo è stato nascosto - con la finalità di evadere le tasse italiane. La Principal (una delle società off shore di Berlusconi, ndr) compra Mrs Doubtfire per 2 milioni di dollari, poi Canale 5 potrebbe acquistare la licenza per questo film (per fare un esempio) per 3 milioni di dollari. Questi 3 milioni di dollari, in realtà, rappresentano le vendite di Publitalia agli inserzionisti pubblicitari ed è essenzialmente un trasferimento perché non si vuole che Reteitalia faccia utili (o faccia figurare utili). I profitti vengono tenuti in Svizzera (come sappiamo le banche svizzere proteggono la privacy dei loro clienti). La Principal poi ci paga con il ricavato degli spazi pubblicitari venduti da Publitalia. Tutto ciò funziona bene fino a che gli inserzionisti continuano a pagare Publitalia. Questo al momento non sta accadendo, perciò non ci sono soldi che vanno a Principal attraverso Reteitalia...». La mail si dilunga sui problemi che dovrebbe affrontare Berlusconi diventato nel frattempo presidente del Consiglio italiano, visto che «dovrebbe disfarsi delle sue finanziarie e rendere pubblica la sua società». Non a caso questa missiva è citata tra le prime pagine della motivazione letta ieri dal presidente della prima sezione Edoardo D’Avossa ed illumina più di ogni altra considerazione il sistema che i giudici hanno definito «criminale». Un meccanismo fraudolento «di evasione fiscale sistematicamente e scientificamente attuato fin dalla seconda metà degli Anni 80 nell’ambito del gruppo Fininvest, connesso al cosiddetto "giro dei diritti televisivi"». Un giro di denaro, di prezzi gonfiati, di società off shore e di ritorni in nero sui conti svizzeri o maltesi o delle Bahamas del Cavaliere, secondo i giudici, per centinaia di milioni di dollari. Un’evasione fiscale definita «imponente» e che forse non ha pari nella storia dei grandi evasori italiani. E che ha avuto bisogno di personaggi ormai entrati nelle cronache del Paese, come l’avvocato d’affari inglese David Mills, considerato insieme ai fiduciari Daniele Lorenzano e Paolo Del Bue, il vero «gnomo» delle architetture illegali del Biscione. Racconta la testimone Silvia Cavanna, addetta all’ufficio gestione contratti di Mediaset, che dopo gli incontri ad Arcore tra Silvio Berlusconi e Carlo Bernasconi (defunto presidente del CdA di Mediaset), questi tornava in ufficio e le dava «le dritte»: «Mi diceva: "Allora, questo mese, dobbiamo arrivare in termine di costo a 5 milioni di dollari, 20 milioni di dollari, eccetera. Però il costo dei diritti era di meno, sensibilmente di meno. E allora lui diceva: “Picchia giù sui prezzi”». Ma sì, bastava «picchiare» sul computer, et voilà, 100 diventavano mille, o magari 100 mila. Una magia e le tasse diminuivano.