Marco Del Corona, Corriere della Sera 27/10/2012, 27 ottobre 2012
L’IMPERO DELLA FAMIGLIA WEN —
Tutto in un nome: Jiabao significa «tesoro di famiglia». Tutto in un soprannome: l’appellativo popolare «Baobao» vuol dire «tesorino». Il premier Wen Jiabao, che nei suoi quasi dieci anni di mandato ha più volte stigmatizzato le lusinghe dell’arricchimento facile, è incappato in un contrappasso feroce. Un dettagliato articolo del New York Times ha ricostruito gli interessi economici dei suoi famigliari, calcolati in 2,7 miliardi di dollari. La mappatura, a meno di due settimane dall’inizio del congresso comunista che segnerà il ricambio della leadership, ha scatenato l’ira delle autorità cinesi: bloccato il sito del giornale, spariti dal web i richiami alla vicenda e i nomi dei protagonisti, mentre il ministero degli Esteri ha dichiarato che il servizio «insozza il nome della Cina» ed ha «secondi fini».
La stessa sorte era toccata in giugno all’agenzia di stampa Bloomberg quando tracciò investimenti per 375 milioni di dollari associabili alla famiglia di Xi Jinping, che il Partito indicherà come numero uno. A tutt’oggi in Cina il sito Bloomberg è inaccessibile. E stavolta l’impatto appare più violento. Non solo perché a ridosso del congresso e perché Wen si è costruito come leader severo nel condannare la corruzione e aperto alle riforme (al punto che certe uscite particolarmente audaci sono state taciute dei media). Non solo perché Wen è destinato a restare premier fino a marzo. Ma perché la minuziosa elencazione dei capitali riconducibili a fratello e figlio, moglie e conoscenti, potrebbe avere a che fare con il confronto tra le varie anime del Partito in vista della composizione del comitato permanente del Politburo, cioè il vertice della leadership da cui il settantenne Wen uscirà per raggiunti limiti d’età.
L’articolo fa riferimento a documenti contabili e a verifiche incrociate. Un «ex collega di governo che conosce Wen Jiabao da più di vent’anni» spiega che «tra i leader di rango più alto non c’è famiglia che non abbia questi problemi», cioè fortune accumulate grazie all’influenza politica: in questo caso i «nemici» del premier «stanno intenzionalmente cercando di denigrarlo lasciando trapelare queste cose». La stessa tesi è stata rilanciata da Boxun, sito dietrologico basato negli Usa. A giochi precongressuali ancora aperti, i sostenitori dell’ex leader «neomaoista» Bo Xilai, avversato da Wen e dal segretario Hu Jintao, sparano infatti le loro ultime cartucce, proprio mentre il parlamento (è notizia di ieri) toglie il seggio allo stesso Bo: già espulso dal Partito e sollevato da tutti gli incarichi, contempla l’avvicinarsi del processo per corruzione e altri crimini.
Anche WikiLeaks aveva rivelato il «disgusto di Wen» per gli intrallazzi di famiglia, che — ammette il New York Times — non sembrano riguardare personalmente il premier. Ma la lista è imbarazzante, dai 120 milioni di dollari investiti a nome della madre di Wen nell’assicurazione Ping An al fratello Jiahong con i suoi tempestivi e lucrosi contratti, dallo zig-zag del figlio Yunsong (detto Winston) tra equity firm e profitti milionari fino alla moglie Zhang Beili, regina delle pietre preziose. Il tutto in un incastro di coperture e accorgimenti atti a sfuggire a occhi indiscreti e a scansare l’invito — sostenuto proprio da Wen — perché i dirigenti rivelino i loro patrimoni (ma madri, fratelli, cognati e nuore non rientrerebbero nell’obbligo). Comunque non bello per l’uomo del popolo, così solerte nel correre sui luoghi di terremoti e nel commuoversi in diretta.
Marco Del Corona