il Fatto Quotidiano 25/10/2012, 25 ottobre 2012
UN PIANETA CHIAMATO GUZZANTI
Pubblichiamo uno stralcio del libro “Parola di Corrado”, da ieri in libreria, che contiene i testi di Guzzanti da “Il caso Scafroglia” ad “Aniene” oltre a moltissimi sketch dei suoi personaggi più popolari da Quelo, Vulvia, padre Pizzarro, Rutelli. Di seguito un dialogo tra Guzzanti e Lorenzo, tratto da “Aniene 2”.
La crisi colpisce duramente le fasce più deboli, ma doppiamente chi prima era già in difficoltà con la vita (Corrado Guzzanti indica lo schermo alla sua destra) Vi presentiamo adesso un caso drammatico, quello di un giovane, un ragazzo padre... (guarda il foglio che ha davanti) il signor Lorenzo, che è separato, disoccupato, senza alcun aiuto sociale, che dopo la separazione è stato costretto a tornare a vivere dalla madre pensionata e in più deve versare l’assegno di mantenimento all’ex moglie per il figlio e occuparsene nei fine settimana, figlio che, ci dice, ha purtroppo anche qualche problema. Ecco non so se ci siamo... (indica lo schermo e lì appaiono due figure in collegamento da un centro commerciale) Corrado: Buonasera Lorenzo: Baséra Corrado: Questo è suo figlio... come si chiama? Lorenzo: Luco. C: Luco? È un nome strano, da dove viene? Lo: Dar padre... de lei. C: Che si chiamava Luco? Lo: Che era ’na pippa a sceje i nomi... C: Dove siete adesso? Lo: Stamo ar centro di commerciale. Lo sto a porta’ al cime. C: Ah, che bello! Che cosa andate a vedere? Lo: Eee... trasfomen. Luco (canta): Trasformer, trasformer lazzialeee, la machina del maleee giallorossa sconfiggerà... È treddì, ahò! Tutto a treddì...
Lo: Levete quell’occhiali! Leve-li... leveli... t’ho già detto dieci volte... quaffòri è già treddì! È già fatto l’effetto! Nullo capisci da solo?
C: Quanti anni ha? Quindici? Lo: Eee, a occhio sì, quattordici, quindici...
C: Non lo sa con precisione?
Lo: Sì, è der novantaaa... quarcosa... poi, sai, è un ragazzo difficile, disadagiato, quindi... pure l’anno non è che è preciso... C: Non ho capito, che problemi ha esattamente?
Lo: Il bambino puttroppo è nato della Lazio. Ce l’hanno già detto all’egrafìa: feto presenta delle caratterità laziali, è nato podalico, è uscito a gamba tesa... puttroppo è staminale... Il bambino purtroppo nun è umano... so’ antropòfeghi, se mozzicano in testa fra de loro comi i zombi... er dottore cercava de rimettelo dentro, ma lei si è opposta... in tutti questi anni io ho cercato di seguirlo, di staje dietro... ma puzza come ’na fogna!
C: Dunque raccontiamo la sua storia, lei ha avuto una separazione da sua moglie.
Lo: Perché era consessuale co’ uno...
C: No, aspetti... Lei ha fatto una separazione consensuale, e il motivo della separazione è che sua moglie aveva un’altra relazione...
(Luco gli fa dei gestacci dietro la testa)
Lo (serafico): È uguale, vuoi che non fanno ròbba? Guarda che a me nun me ne frega gnente, eh? Me dispiace solo il modo che è successo, ’a cattiveria, quelle frasi brutte su Totti che non merita... che andava lasciato fuori da questi vicende... Poi chiaramente mi’ moglie si è messa con questo che è uno ricco e facoltosi... Gli ha pagato un avvocato più bravo... Capirai, io non c’ho mai avuto ’na lira... er prete ci aveva sposato su Skipe... ahò, ma che vòi, ahò? Abbandono dello stadio coniuga-le... ahò!
C: Senta, e oggi se ho capito bene, il bambino è in affidamento alla madre. Quando sta con lei? Lo: Sabbati e domenichi. (Torna Luco con una cotoletta panata in mano.) Luco: Apapà, guarda che ho trovato! (comincia a mangiarla) Lo: Luco, t’ho detto mille vorte di nun raccoglie le cotolette da per terra! Buttela! Buttela! Luco, papà sta parlando coi televisioni adesso eh, quindi stai bbono, stai composto, fai le cose a comportamenti... [...] C: E quindi lei oggi vive con la pensione di sua madre. E sua madre è d’accordo? Lo: Peggnènte. C: E allora come fa? Lo: La scippo. So quando va a le poste, c’ho la motorella (alza le spalle)... C: E lei è disoccupato? Non fa proprio niente? Lo: Lavoretti... ’gnitanto... peffortuna c’ho ’n amico mio che lavora alla 7, je faccio i palinsesti. C: Ah, quindi lei è quello che fa i palinsesti a La7? Lo (annuisce): Rotondo un po’... ma gnente de che... (Squilla il telefono di Lorenzo) Eccolo là... scusa, è de lavoro... ahò, dimme! Ancora? T’ho già detto lo schema. Manda Geppi Cucchiai dalla Bignardini e sposta Lili Cupe sulla fascia... mmh... Lili Cupe... Sposta ’a prima serata alle dieci e mezza, così beccamo quando l’artri sganciano... Cat Lerner o metti er sabato sera, contro i balli... perché nun pò balla’? Nun pò balla’ Cat Lerner? Quant’ha fatto coso? Due e mezzo? È che è? ’A pressione dee gomme? Ma nullo paga’, ma nullo paga’... Ma Barabba? Formichi? Ahò, la gente si addorme: inchieste più brevi, capito? “Onerevele, che fine hanno fatto i sordi? Mii so’ presi io”. Domanda-risposta. Fine. Pure Sostata, più breve!... So-stata... Ah, Esseoesse tata? Sì, l’ho visti i puntini, me credevo che ereno solo di ortografia... pure Soesso tata più breve capito? Va be’... va be’... sì, mo’too passo... ALucooo, ce sta ’r canaro! (Lancia il telefono al figlio che lo prende al volo)
Luco: Bella, cana’! (si allontana col cellulare dicendo cose incomprensibili)
C: Ma che lingua parla? [...]
Lo: È ’n entusiasta della vita, nun ha capito che nun è reciproco.