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 2012  ottobre 26 Venerdì calendario

SPAZIO WEB


Nel 2010 le connessioni a internet erano due miliardi, entro il 2020 saranno cinquanta miliardi. È inevitabile che la crescita esplosiva del web abbia un impatto rivoluzionario anche sulla conoscenza. E secondo alcuni, per esempio David Weinberger, ricercatore al Center for Internet and Society di Harvard, la nostra cultura, cresciuta fin qui intorno al libro, del libro presenta ormai tutti i limiti. Per esempio, la pretesa di esaurire un argomento in un numero finito di pagine, scollegate dal resto. È la tesi che Weinberger sviluppa nel saggio La stanza intelligente (Codice), dove la «stanza» è appunto la rete. Domani, 27 ottobre, la illustrerà al Festival della Scienza di Genova. «La trasmissione della conoscenza oggi non avviene più "per riduzione", cioè selezionando le informazioni in base alla capienza di una rivista, di un libro, o perfino di una biblioteca. Oggi la conoscenza si può dispiegare su internet senza limiti, "includendo" ogni singola idea». Da chiusa ed esclusiva la cultura si aprirebbe così per diventare illimitata: «Quando mi collego a internet ho la sensazione di trovarmi davanti a qualcosa che si estende come una galassia, più di quanto una persona possa mai esplorare. Uno spazio infinito di pezzi linkati tra di loro, dove si possono seguire argomenti che non sono ben definiti e limitati, è la rappresentazione della conoscenza più realistica. Questo perché il mondo stesso è incredibilmente e confusamente inter-correlato».
Per capire questa «bit revolution», dice Weinberger, basta fare un confronto tra attualità e passato. «Nel 1919, dopo le osservazioni di Arthur Eddington sulle eclissi che confermarono la teoria della relatività di Einstein, il New York Times pubblicò un articolo in prima pagina. Ed era tutto ciò che si potesse trovare sull’argomento. Nel 2011 gli scienziati del Cern rilevano un neutrino che sembra superare la velocità della luce e cosa fanno? Le riviste scientifiche più prestigiose sarebbero felici di pubblicare lo studio, ma loro scelgono di metterlo su un sito, arXiv.org, dove chiunque abbia qualche credenziale scientifica può far apparire i suoi studi. E dove chiunque può, quindi, anche leggerli, replicare, o linkare altre risorse. In breve, intorno a quello studio, fioriscono centinaia di altri articoli, migliaia di segnalazioni su Twitter, e milioni su Facebook. Si è formato insomma un network di conoscenza, che è il contrario di quel piccolo rettangolo di informazione pubblicato dal New York Times nel 1919. Ma il fatto straordinario è che il valore di questo network sta proprio nel disaccordo tra chi lo compone. La conoscenza emerge infatti dai contrasti prodotti dai diversi modi in cui sono interpretati gli stessi dati».
Internet non è però solo una rappresentazione più fedele, rispetto agli altri media, di ciò che è la conoscenza. «È anche una rappresentazione più umana» dice Weinberger. «Prendiamo il sito Reddit.com, una piazza globale affollatissima dove si discute di tutto, con utenti da ogni parte del mondo che votano i contributi facendoli salire o scendere nella classifica generale». Gossip, cronaca e perfino trivialità vanno alla grande. A volte però si trovano discussioni molto serie di politica, religione, scienza. E qui emergono gli «esperti». «La loro identità rimane spesso nascosta dietro un nickname, eppure si riconoscono, perché i commenti ricevono voti per la loro qualità, e per la capacita di attirare gli altri nella discussione. Le loro spiegazioni serie su un tema vengono poi seguite da sottodiscussioni più ironiche sullo stesso argomento. Cosa che non avverrebbe mai nel classico mondo nelle riviste scientifiche, dove lo humour non è ammesso. Nel web, che è un ambiente connesso, realtà di contorno come lo humour ci aiutano addirittura a valutare l’expertise di una persona e la sua capacità di coinvolgere gli altri».
Del resto questo è il modo naturale in cui funziona l’essere umano: quando un argomento ci interessa, ci facciamo coinvolgere come persone, cioè esseri sociali: «Bene, oggi abbiamo un mezzo che lascia emergere la nostra socialità. La segregazione della conoscenza da tutte le altre attività umane, come se fosse un’attività super-umana, è sparita. L’abbiamo scacciata grazie alla rete».
Ma com’è possibile fidarsi di esperti che postano i loro commenti in forma anonima? «È chiaro che in certi ambiti le credenziali di chi parla sono importanti. Se ho bisogno di informazioni mediche, preferisco rivolgermi a un dottore. Ma in certi casi posso trovare più utile la "saggezza delle folle", ossia le informazioni condivise dagli altri su internet. Per esempio: "Voglio andare a correre una maratona, avete dei consigli?". Oppure: "Vedo che quando faccio ginnastica, la pressione sale: è normale?". Il grande numero e la varietà di esperienze degli utenti del web soddisfa praticamente ogni esigenza».
Questa anarchia intelligente della rete a volle sembra funzionare addirittura meglio se le proprie credenziali vengono deliberatamente messe da parte. «Un esempio è Wikipedia. Se in una discussione online a proposito di una pagina esordisci dicendo "sono un professore di poesia a Oxford", gli altri potrebbero credere che non sei desideroso di argomentare, ma solo di imporre la tua autorità» spiega Weinberger.
Quanto alla possibilità di incorrere in errori, il web ne ha esorcizzato completamente il timore: «Wikipedia spesso visualizza, in cima a un articolo, note come "c’è bisogno di più fonti", o "questa voce necessita di verifiche" o "sembra pubblicità". Queste note stimolano i redattori volontari a lavorare ulteriormente sulla pagina. E questo atteggiamento, ritenuto onesto, di fatto aumenta la credibilità. È come se Wikipedia ci dicesse: su questa pagina ci sono errori, ma tutte lo altre sono ok».
Così, se spesso la vecchia informazione puntava a selezionare una fonte e rassicurare i lettori sul fatto che fosse pressoché infallibile, il web è a suo agio con la consapevolezza che la conoscenza è un fatto umano e quindi imperfetto. «Consideriamo i conduttori dei telegiornali. Sono così attraenti da far pensare: "Come potrebbe mai quest’individuo di così bell’aspetto e tanto sicuro di sé dare un’informazione sbagliata?". E invece sappiamo che i telegiornali possono sbagliarsi come tutti. Sui giornali, poi, le correzioni vengono fatte in piccoli spazi, come se le redazioni si vergognassero di aver commesso un orrore. Con Wikipedia, e con il web in generale, è diverso: nascondere i propri errori non è più un segno di autorevolezza, ma di paura. E l’autorevolezza non viene dall’aspetto né dal tono, ma dalla capacità di coinvolgere gli altri, pubblicamente, su un argomento».
Se il dibattito e il dialogo sono il modo migliore di conoscere il mondo, che senso ha allora continuare a scrivere libri? Lo scrittore Weinberger ha la risposta pronta: «Dal punto di vista estetico, il libro rimane una forma magnifica: un saggio scientifico è un ottimo modo per affrontare un argomento (senza poterlo, però, esaurire) e un romanzo può entusiasmare e commuovere più di qualsiasi ipertesto».