Roberto Giardina, ItaliaOggi 26/10/2012, 26 ottobre 2012
UN TERZO DELLE MATRICOLE CAMBIA
Si apre il nuovo anno universitario, e le facoltà tedesche vengono invase da 361 mila matricole. Un buon terzo entro il primo semestre cambierà idea e si iscriverà a un altro corso di studi. Kein problem, non c’è problema, commentano rettori e professori, anzi è meglio così.
Per verificare la capacità dei ragazzi la prova sul campo è insostituibile. Test attitudinali all’italiana, colloqui, voti presi alla maturità? Non servono, o non per tutti. Non è una tragedia perdere qualche mese, invece di rovinarsi la vita insistendo su studi per cui non si è tagliati.
Ricordo il mio compagno di banco. Voleva fare il medico, allora non c’era il numerus clausus, arrivò al terzo anno prendendo tutti 30 e lode. Poi entrò nella sala di anatomia, svenne, e si iscrisse come me a legge. In Germania ci si iscrive a medicina se si ha almeno un 1,2 di media alla maturità (uno è il voto più alto), ma i professori vogliono poi controllare come reagisci alla vista del sangue. Il 20% delle matricole, che sognano una carriera in camice bianco come il Doctor House, in primavera avrà rinunciato. La percentuale è ancora più alta della media per gli ingegneri: quasi la metà, il 48%, si rende conto che essere bravi in matematica al liceo non basta. Il 39% si arrende nella facoltà di scienze naturali, il 33% rinuncia agli studi di agraria, e il 24% alza le braccia perfino nella mia facoltà di legge, che da noi accoglie con generosità tutti quelli che non sanno bene che cosa fare nella vita.
«La tendenza è di far giungere all’università un numero sempre maggiore di ragazzi», dice Matthias Jaroch, portavoce della Dhv, l’associazione degli studi superiori, «poi ci si scontra con la realtà. E negli atenei mancano i mezzi per assistere i giovani in difficoltà al primo semestre». Erik Marquardt, rappresentate degli studenti, sostiene che le facoltà sono costrette ad accettare più matricole di quanto vorrebbero: «E cercano di metterle alla prova subito con prove particolarmente difficili, per costringere molti alla resa».
Gli studenti nelle università sono 2,381 milioni, con un forte aumento rispetto a dieci anni fa (1,939 milioni). La scuola tedesca è selettiva e chi vuole arrivare al diploma, o al titolo di dottore (che equivale quasi al nostro dottorato di ricerca), è molto motivato. Magari cambia in corsa, ma all’inizio, e poi non perde tempo. Non si incoraggiano i giovani a prendere un titolo qualsiasi che non abbia sbocchi professionali. Gli studi in lettere, filosofia, sociologia magari porteranno in chiesa come pastori luterani.
I fuoricorso sono meno che da noi, ma chi non chiude gli studi in tempo non viene giudicato male. Quel che conta per le aziende in cerca di nuovi talenti è il voto, e non il tempo impiegato. Se non si esagera. Il conto si fa per semestri: per una laurea in legge ne occorrono otto, ma un terzo non va fuori tempo. Un anno di ritardo è considerato nella norma. Per gli ingegneri, tre semestri in più non sono un dramma. Per l’ambito titolo di Doktor, che tanto seduce i politici tedeschi inducendoli a copiare, invece possono passare gli anni. Si continua a studiare anche quando già si lavora, e si giunge alla dissertazione ben oltre i trent’anni.